"Se si uccide la scuola pubblica", di Sofia Toselli*
Si riapre un nuovo anno scolastico all’insegna dell’incertezza e del disorientamento. La scuola superiore in particolare è nel caos più totale. Tagli di organico, di materie, di ore di lezione. Persino nelle classi già avviate si cambia in corsa. Mentre l’assenza di un organico funzionale, classi più numerose, la mancanza di risorse, il ritorno ad un lavoro individualista e autoritario, l’introduzione di indicazioni nazionali povere culturalmente con obiettivi di apprendimento impraticabili, disegnano uno scenario particolarmente pesante: aumenteranno disagio, demotivazione, dispersione; si allontaneranno gli obiettivi di Lisbona; non miglioreranno gli esiti delle prove Ocse-Pisa. Oggi ci troviamo di fronte a un processo di ridefinizione del ruolo della scuola pubblica, espropriata della sua funzione costituzionale: quella di creare inclusione, di rimuovere i condizionamenti sociali, gli ostacoli all’uguaglianza. Anzi, le disuguaglianze di partenza sono diventate il criterio con cui viene ripensato il nuovo modello scolastico. Sembrerebbe che, attraverso la scuola, si stiano creando le condizioni perché i più deboli siano messi ai margini della società in modo definitivo e irreversibile. Altro che scuola del merito e della qualità. …