Il buco resta, ed è una voragine. Ma per le scuole emiliano-romagnole una bella notizia c’è. Lunedì il ministero ha concesso altre 80 cattedre ai nostri istituti. Posti che verranno coperti dai precari e che saranno utilizzati per gli sdoppiamenti delle classi troppo numerose e per le materne. Soprattutto quelle bolognesi. Sempre lunedì, infatti, il dirigente dell’Ufficio scolastico regionale (Usr), Marcello Limina, ha avuto un breve colloquio telefonico con il commissario, Anna Maria Cancellieri. E, secondo indiscrezioni, Limina avrebbe indicato al commissario l’obiettivo primario di “rimpolpare” il personale delle materne bolognesi. Il conto adesso arriva a 171 cattedre concesse in più da Roma. Anche se il fabbisogno si aggira intorno ai 350 posti per elementari, medie e superiori, più 218 solo per le materne.«Apprendiamo questa notizia dalla stampa – afferma Raffaella Morsia, segretario regionale Cgil scuola -. Di certo 80 posti sono insufficienti. Ma è la dimostrazione che le battaglie, se vere e condivise, alla fine pagano». I sindacati sono in attesa della convocazione di un incontro urgente con il direttore dell’Usr, per condividere, insieme agli enti locali, i criteri di distribuzione dell’organico per ordine di scuola e provincia. Le cattedre in più arrivano tardissimo, a poco più didue settimane dall’avvio dell’anno scolastico. E le province si sono già mosse per coprire i posti, con le nomine nei vari uffici. La difficoltà sarà quindi capire come muovere le pedine a gioco iniziato. Le scuole sono già al lavoro per coprire il piano formativo con le risorse che credevano di avere fino a ieri. I primi ad essere chiamati sono stati i supplenti perdenti posto, l’esercito dei precari che lavorano nella scuola da 10 anni – se non di più – con incarichi annuali. Con questa nuova e tardiva immissione di cattedre, un precario storico che è riuscito ad avere una supplenza annuale ma in una scuola di montagna, potrebbe assistere alla nomina di un collega molto più in basso nella graduatoria, in una scuola in pieno centro a Bologna. E la stessa situazione, moltiplicata per 80, potrebbe presentarsi in tutte le province della regione. Senza contare il fatto che gli uffici scolastici dovranno fare altre convocazioni, in un tempo limitatissimo. «Questa è la modalità di lavoro del ministero – riprende Morsia -: agire senza un progetto e nel non rispetto delle regole. Questo causa incorrettezze nelle scuole e poca sicurezza per i lavoratori precari». A Roma navigano a vista e «fanno pasticci » e a pagarla (ma questo ormai non fa più notizia) sono sempre i più deboli. I nuovi posti che la Gelmini ha tirato fuori dal cilindro – ben sapendo che in Emilia-Romagna docenti, genitori e sindacati non se ne stanno certo zitti davanti alla caduta libera della qualità della scuola pubblica – sono comunque insufficienti. E tra le priorità da mettere in agenda, oltre alle classi sovraffollate e alle materne, secondo il sindacato c’è anche l’educazione per gli adulti che «hanno il diritto sacrosanto di rimettersi nel circuito della formazione, eppure non si parla mai di risorse per loro».
L’Unità/Bologna 01.09.10