"Bologna e i conti ancora aperti", di Michele Brambilla
Perché non c’era nessuno del governo ieri a Bologna, nel trentesimo anniversario della strage? La prima risposta è molto semplice: erano stufi di farsi fischiare, cosa che si ripeteva immancabilmente ogni anno. Ma a questo punto scatta una seconda domanda: perché i bolognesi li hanno sempre fischiati? E qui la risposta è un po’ più complessa. Alcuni esponenti del Pdl hanno detto che quella del 2 agosto è ogni anno l’occasione, o meglio il pretesto, per contestare il governo, soprattutto se di centrodestra. Il ricordo della strage sarebbe quindi strumentalizzato. In parte è vero. Che cosa c’entrano le bandiere di Rifondazione Comunista con le vittime di quell’attentato? E perché l’anno scorso, tanto per fare un altro esempio, è stato silenziato dai fischi il ministro Bondi, del quale ovviamente tutto si può dire, ma certo non che sia un complice dei bombaroli? Insomma le argomentazioni degli assenti non sono campate per aria. Ma non bastano, a nostro parere, per rispondere a quella seconda domanda: perché a Bologna chiunque si presenti come rappresentante del governo viene contestato? …