Mese: Agosto 2010

"Le donne libere dell'Italia unita", di Giuliano Amato

Assisto a quello che sta accadendo in questi giorni sulla scena politica italiana, segnata da diversità e divaricazioni che si accentuano, con la testa piena degli argomenti evocati dal 150° anniversario della nostra unità nazionale, al quale mi sto dedicando. Mi chiedo allora se c’è un valore che ci possa aiutare e che possa fare da guida alla nostra politica in un’unità oggi addirittura contestata da secessionisti e neoborbonici, che neppure in passato ha mai goduto di straordinaria salute. In Francia parlano orgogliosi di “Marianne au pouvoir”, mentre da noi l’Italia è “la patria debole degli italiani” (scrive Raffaele Romanelli), è una nazione “malcerta” (scrive Christopher Duggan) e già Giosuè Carducci, del resto, la vedeva brutta, «brutti fino i cappotti e berretti de’ soldati, brutto lo stemma dello Stato, brutti i francobolli». Né si tratta della solita spocchia degli intellettuali, da sempre critici dell’Italietta e della modestia di tanti dei suoi reggitori. Venti milioni di italiani che a cavallo fra l’800 e il 900 lasciarono il paese (quasi la metà della nostra popolazione di allora) …

Immigrazione, PD: "Continuano sbarchi ma da tg silenzio colpevole"

Dichiarazione congiunta dei responsabili Informazione e Comunicazione del PD, Matteo Orfini e Stefano Di Traglia: “Nascondere realtà non aiuta risoluzione problema ma l’aggrava”. “Continuano ad arrivare centinaia di immigrati in Italia, 350 ne sarebbero sbarcati sulle coste siciliane solo nell’ultimo mese, ma su questi sbarchi è calato un silenzio colpevole: pochissimi media, pochissimi telegiornali ne parlano e nessuna immagine di disperazione viene più mostrata da mesi.” Lo affermano in una nota il responsabile Informazione Matteo Orfini e il responsabile Comunicazione del Pd Stefano Di Traglia. “Come affermano oggi su Repubblica il procuratore e il questore di Agrigento, il traffico verrebbe ora gestito da bande ben organizzate che riescono ad eludere i controlli. Un vero e proprio salto di qualità rispetto agli anni passati nell’organizzazione delle carrette del mare. C’è addirittura il rischio che riescano a entrare nel silenzio totale anche soggetti pericolosi. Evidentemente la questione degli sbarchi di clandestini non è stata, nonostante i roboanti annunci del governo, purtroppo risolta come il mutismo di alcuni media lascerebbe invece immaginare. E oscurare la realtà non aiuta …

"Lo scienziato prestato alla politica", di Gabriele Pedullà

Per uscire da una crisi grave come quella che da tre anni attanaglia le economie occidentali occorrono i consigli di un vero specialista: e, quanto a crisi, nessun pensatore politico italiano – nemmeno Benedetto Croce o Antonio Gramsci, che sperimentarono sulla propria pelle l’avvento del fascismo – merita tale definizione quanto Niccolò Machiavelli. A fare fede, qui, è innanzitutto la sua biografia. Machiavelli aveva venticinque anni quando le truppe del re di Francia Carlo VIII varcarono le Alpi, facendo saltare il sistema di equilibrio a cinque su cui da tempo si reggeva la penisola (Milano, Venezia, Firenze, Roma e Napoli), ma soprattutto dando inizio a una cruenta stagione di guerre che, con pochissime pause, si sarebbe prolungata almeno fino al 1530: quando il fiorentino era già morto da tre anni. Quel 1494 fu vissuto dagli italiani come una data spartiacque, perché il rapido ed effimero successo di Carlo VIII dimostrò a tutti in maniera incontrovertibile come, diviso, il paese più ricco e più avanzato culturalmente d’Europa fosse incapace di resistere alle incursioni dei vicini. Così, …

Prime crepe nei respingimenti in mare "Ma l´ordine è: nascondete Lampedusa", di Alessandra Ziniti

Su quel meraviglioso “scoglio” che è il disabitato isolotto di Lampione, un chilometro quadrato di terra a diciassette miglia da Lampedusa, non ne erano mai approdati. Ma la notte del 13 luglio dei pescatori hanno notato sette uomini che si sbracciavano e hanno mandato la Guardia costiera a recuperare quel manipolo di disperati abbandonati sul primo pezzo di Italia che si offre a chi riesce ad attraversare il Canale di Sicilia. Arrivano, continuano ad arrivare. Nonostante il “muro” invisibile dei respingimenti in mare, dei quali non viene data più notizia perché questi sono gli ordini. Le “carrette” continuano ad attraversare il Canale, a trasportare le centinaia di migliaia di clandestini che aspettano il loro turno chiusi nei capannoni delle spiagge della Libia. Nell´ultimo mese almeno in 350 sono riusciti a sbarcare eludendo i controlli delle motovedette. I mercanti di uomini cercano approdi alternativi a Lampedusa presa d´assalto fino all´anno scorso, fino a quell´accordo con la Libia che, secondo il Viminale, ha stroncato i flussi di immigrazione clandestina verso le coste siciliane. Ma cosa diversa raccontano …

"In Europa crescono disuguaglianza e ingiustizia sociale", di di Thorbjørn Jagland

Strasburgo – Non è ancora un anno che sono alla guida del Consiglio d’Europa e sono già molto angosciato per il trend negativo dei diritti umani che percepisco in molti dei 47 paesi che aderiscono alla nostra istituzione, la più antica del continente, preposta alla tutela dei diritti fondamentali dell’uomo. Vedo all’orizzonte spettri di cinismo, discriminazione, egoismo, mancanza di sensibilità e umanità. Purtroppo l’Europa sta cambiando, soprattutto nei confronti dei più deboli, dei poveri, degli emarginati, dei diversi. Disuguaglianza e ingiustizia sociale sono ormai tristi realtà molto diffuse. Purtroppo la crisi in atto ha accentuato il divario tra le classi sociali. Talvolta i problemi economici globali sono addirittura una scusa per calpestare i diritti umani e prevaricare chi è già infelice, indipendentemente dalla crisi. Basta pensare che in Europa 150 milioni di persone su 800 – è l’allarme recentemente lanciato dal Commissario per i diritti umani Thomas Hammarberg – vivono al di sotto della soglia della povertà. Significa che il 20% dei cittadini europei hanno seri problemi di sopravvivenza. Per costoro, quindi, non c’è democrazia …

"Il bastone di Bossi deciderà la partita", di Eugenio Scalfari

Chi pensava con timore oppure con gioia che l´espulsione di Fini e dei finiani fosse l´inizio della fine del berlusconismo e ne aveva avuto conferma dal voto della Camera di mercoledì scorso che aveva trasformato la maggioranza in minoranza, dovrà invece ricredersi? Dopo l´ira per la sconfitta subita il Capo dei capi dalle cento vite sembra infatti aver riacquistato lucidità e starebbe mettendo a punto una duplice strategia, un programma di governo su quattro punti concreti sui quali chiedere la fiducia di Fini e perfino di Casini, oppure elezioni a marzo per cogliere l´opposizione impreparata e spazzarla via, Fini e Casini compresi. I quattro punti rappresentano un ponte per raccogliere intorno a sé tutti i moderati, una sorta di Berlusconi-bis con annesso rimpasto ministeriale e si articolano su altrettante riforme: Fisco, Federalismo, Giustizia, Mezzogiorno. Gli scrivani incaricati di metterle in carta sono Tremonti, Calderoli, Alfano, Fitto. Poi il vaglio dei finiani ed eventualmente di Casini. Infine il voto. Un patto di legislatura. E perfino (perfino) un´apertura verso i riformisti del Pd, quelli veri, identificati con …

"La sinistra tiene il passo di Fini", di Barbara Spinelli

Alla fine, la rottura fra il presidente del Consiglio e il presidente della Camera è avvenuta sull’elemento che più caratterizza il regime autoritario di Berlusconi: il rapporto del leader con la legalità, quindi con l’etica pubblica. È ormai più di un decennio che il tema era divenuto quasi tabù, affrontato da pochi custodi della democrazia e della separazione dei poteri. Agli italiani la legalità non interessa, ci si ostinava a dire, né interessano la giustizia violata, la corruzione più perniciosa che è quella dei magistrati, l’obbligo di obbedienza alle leggi, il patto tra cittadini che fonda tale obbedienza. Anche per la sinistra, nostalgica spesso di una democrazia sostanziale più che legale, tutti questi temi sono stati per lungo tempo sovrastruttura, così come sovrastruttura era il senso dello Stato e della sua autonomia. Fini ha ignorato vecchie culture e nuovo spirito dei tempi e ha guardato più lontano. Ha intuito che uscire dalla crisi economica significa, ovunque nel mondo, uscita dal malgoverno, dai costi enormi della corruzione, dall’imbarbarimento del senso dello Stato. Ha visto che il …