Mese: Agosto 2010

"Il diktat di Marchionne", di Gad Lerner

I delegati della Fiom Cgil “confinati” nella saletta sindacale di Melfi, con proibizione di fare ritorno al loro posto di lavoro, nonostante il reintegro disposto dalla magistratura, evocano ricordi lontani. E’ passato più di mezzo secolo, infatti, dagli “anni duri alla Fiat” testimoniati da operai comunisti come Aris Accornero e Emilio Pugno. Destinati in quanto “sabotatori” della pace sociale in apposite officine isolate, i cosiddetti “reparti-confino”. Erano i giorni della guerra fredda, il conflitto di fabbrica era insieme sindacale e ideologico. In quello che Carlo Marx definiva “il segreto laboratorio della produzione”, dove “si dovrà svelare l´arcano della fattura del plusvalore”, si consumava una lotta di classe finalizzata a modificare la condizione operaia, ma anche gli assetti del potere politico. Quel sapore antico che la Fiat italo-americana ha scelto di riproporre nell´estate del 2010 ha però ben poco a che vedere con la cultura di Vittorio Valletta, il padre-padrone di un´epoca superata. Il manager apolide Sergio Marchionne non somiglia al suo predecessore, non concepisce il rapporto con le maestranze come destino ineluttabile di una comunità …

Il nuovo anno perde 20 mila posti – Con la Gelmini i tagli più consistenti degli ultimi dieci anni"

La Gelmini è riuscita lì dove in molti hanno fallito. Complice la clausola di salvaguardia affinata dal ministro dell’economia, Giulio Tremonti, il ministro dell’istruzione sta riducendo per davvero l’organico della scuola: sotto la sua guida il numero dei docenti a tempo indeterminato e determinato fino al termine delle lezioni si avvia a scendere sotto quota 700 mila. Erano 720 mila nel 2000/2001, sono arrivati a 701 mila lo scorso anno. Con l’entrata in vigore della seconda annualità della riforma della scuola, da settembre i tagli in organico di diritto complessivamente saranno di altri 20 mila posti, 5 mila in organico di diritto. E così si sta diffondendo a macchia d’olio la protesta dei precari che quest’anno non avranno più il rinnovo del contratto. In questi giorni gli uffici provinciali infatti stanno definendo le nomine a tempo indeterminato, complessivamente 16 mila, e la lista delle disponibilità per le supplenze, che spesso sono dimezzate rispetto allo scorso anno se non annullate. Alle manifestazioni spontanee di protesta si stanno per affiancare, a inaugurare il nuovo anno, quelle strutturate …

"L'autunno nero, sono 200 mila i posti a rischio", di Marco Sodano

Duecentomila posti di lavoro che ballano, volendo contare solo le aziende che attraversano crisi «elevate» o «medio alte», 170 vertenze aperte al ministero (vacante ormai dal 4 maggio scorso, giorno delle dimissioni di Claudio Scajola) per lo Sviluppo economico – più quelle che potrebbero aprirsi nelle prossime settimane – una ripresa timida che non è ancora abbastanza omogenea né decisa da permettere di ben sperare in una prossima impennata dell’economia italiana. È il quadro dell’autunno (caldo? nero?) che si prepara per il sindacato, le aziende e i lavoratori italiani, dipinto in un report steso dallo stesso ministero dello sviluppo. Le regioni più colpite sono il Mezzogiorno e il Nordovest, i settori sono tessile – e di conseguenza moda – meccanica, i cantieri e l’industria aerospaziale. Il panorama non è di quelli incoraggianti: il ministero ha diviso il Paese in sistemi locali del lavoro (aree di comuni contigui nelle quali l’occupazione gravita intorno a un settore): su 686 zone individuate 113 sono in crisi «elevata», 136 in crisi «medio-alta». Il tessile maglia nera Il record del …

«Uno sciopero della fame per l'Italia», di Giuseppe Provenzano

Anche oggi il tempo è fervido a Palermo, agli angoli di strada ammassi di rifiuti, sul punto di andare in fumo – che «ristagna sulla città, come un’enorme nuvola compatta» – di squagliarsi, bruciare. «Palermo è fetida, infetta…». Le parole di Vincenzo Consolo le abbiamo imparate a memoria, troppe volte ripetute da quell’estate lontana in cui furono scritte. Anche oggi, si squaglia – si brucia – in via Praga. Di fronte al Provveditorato agli studi, un presidio e tre uomini in lotta. Dal 16 agosto, sono in sciopero della fame. Combattono ancora, ma è come se già si fossero arresi. Quante ragioni per uno sciopero della fame? Quante ragioni precise – «concrete», come si dice oggi? Tutte quelle che non possono venire in mente a chi è pronto a deridere questa forma estrema di protesta. In via Praga, Giacomo Russo, Salvo Altadonna e Pietro Di Grusa, precari della scuola, non fanno uno sciopero della fame per tutte le loro ragioni «concrete» – non tanto, cioè. Non solo per i tagli della Gelmini, che in Sicilia …

"Il viaggio dell'Unità, 150 anni dopo. Le donne ribelli della Sicilia", di Giuseppe Civati

Qui non si va né avanti, né indietro»: l’unità, la scuola e le camicie rosa un Paese che ospita Cefalù non può essere triste. Rileggo i miei appunti ai piedi della cattedrale, tra turisti francesi e spagnoli. C’è un sole giaguaro e un caldo torrenziale. Per il poncho garibaldino, le temperature sono troppo elevate. Va bene una t-shirt. È un’insegnante precaria, Caterina Altamore. Mi parla dello sciopero della fame iniziato una settimana fa a Palermo da parte di tre colleghi. Uno è stato ricoverato la scorsa notte. Caterina è la dimostrazione vivente che gli statali e gli insegnanti non sono tutti fannulloni, come piace a qualcuno. Ha insegnato per un anno a Palazzolo sull’Oglio, Brescia. Molto lontano da casa sua e dai suoi affetti. Mi parla della difficile interlocuzione con il mondo della politica, «con chi di dovere»: Lombardo aveva promesso un anno fa un tavolo di confronto, che però non è mai stato aperto. E i partiti spesso sembrano distanti. Mila Spicola è stata un mese a Roma a preparare il Forum della Scuola …

"Le elezioni la norma e il Quirinale", di Michele Ainis

C’è una norma costituzionale sullo sfondo di questa crisi politica che incrudelisce giorno dopo giorno. E c’è anche un organo, un potere, un uomo scaraventato suo malgrado nel centro della mischia. L’uomo è Napolitano: dovrà sciogliere le Camere, come reclamano Bossi e Berlusconi se la maggioranza verrà sconfitta in Parlamento? La norma è l’articolo 88, secco e laconico com’era nel costume dei nostri padri fondatori: «Il Presidente della Repubblica può, sentiti i loro presidenti, sciogliere le Camere o anche una sola di esse». È il potere più importante attribuito al Quirinale, e non a caso viene messo sotto schiaffo in questo tempo di rissa fra i poteri. Dicono che la nuova Costituzione materiale ne abbia svuotato i contenuti: siccome gli italiani votano con un pretendente al trono indicato per nome e cognome sulla scheda elettorale, allora se il monarca cade giù dal trono bisogna farli votare nuovamente, non c’è alternativa allo scioglimento anticipato. Balle: nel 2006 Prodi vinse con questa stessa legge elettorale, e quando due anni dopo inciampò in un voto di sfiducia nessuno …

"Per salvare il Lodo, 5 milioni di cause a rischio", di Liana Milella

Mandare al macero, o quantomeno compromettere pesantemente il corso, di 5 milioni di cause civili pendenti, pur di cambiare il destino dell´unica che gli interessa. La sua. Quella sul lodo Mondadori che, se venisse confermata la sentenza di primo grado del giudice Raimondo Mesiano, costerebbe alla Fininvest 750 milioni di euro da versare alla Cir di Carlo De Benedetti. Non si smentisce mai Silvio Berlusconi. Il metodo delle leggi ad personam e ad aziendam è sempre lo stesso. Storia lunghissima, Cirami, Cirielli, rogatorie, falso in bilancio, blocca processi, processo breve, lodo Schifani, lodo Alfano, già una norma per il caso fiscale della stessa Mondadori. Solo per citare le più note. E le prime indiscrezioni sul suo progetto, annunciato venerdì a palazzo Grazioli durante la conferenza stampa post vertice, per «un piano straordinario per il rapido smaltimento delle cause civili pendenti», svela subito il suo interesse recondito. Poiché per i processi civili non c´è amnistia che tenga, allora la strategia del colpo di spugna deve camminare per altre vie e ammantarsi di una fittizia regolarità. Ma …