Rassegna stampa dai territori:
Solo cinque insegnanti per Rimini: «Molte scuole non sanno come aprire».
La rabbia dell’assessore Soldati contro il governo. All’appello mancavano almeno 90 insegnanti, per effetto dei tagli della riforma Gelmini. Ma a Rimini le scuole speravano almeno di riuscire a portare in cattedra, con gli organici di fatto, qualche docente in più rispetto alle previsioni. Così non è stato: appena 5 gli insegnanti assegnati con le nuove nomine, a fronte dei 90 tagliati’. Solo 5 posti per Rimini, e 91 in tutta l’Emilia Romagna, quando la richiesta era molto più alta. «Con questi numeri, molte scuole elementari e medie non sanno come aprire. Manca il personale per coprire l’orario scolastico in parecchi plessi», attacca l’assessore provinciale all’Istruzione, Meris Soldati. Ma anche dai sindacati arriva il grido di allarme. «Hanno assegnato una manciata di posti: un’elemosina, una risposta inadeguata e insufficiente sottolinea dalla Cgil Roberto Barbieri E’ una situazione insostenibile. Non sarà possibile estendere il tempo pieno (nelle classi che l’avevano richiesto quest’anno per la prima volta, ndr), ne si potrà favorire un corretto avvio del nuovo anno scolastico». Le classi del Riminese dove il tempo pieno è a rischio sono una decina, e tra queste c’è anche una delle prime della Toti’. Il quadro sarà più chiaro dopo che saranno stati assegnati gli incarichi a tempo determinato. Ma la situazione, secondo il sindacato, non dovrebbe migliorare granché. Anzi. La Cgil si aspetta tagli pesanti anche sui supplenti annuali. BUONE notizie, invece, arrivano per le insegnanti che avevano superato il concorso indetto, un paio di anni fa, dall’amministrazione comunale di Rimini. Per una trentina di loro, grazie all’apertura di nuove scuole, dovrebbe arrivare finalmente un’assunzione, anche se a tempo determinato. Il datore di lavoro però per loro, come è noto, non sarà direttamente il Comune ma l’Asp Valloni, a cui l’amministrazione ha affidato la gestione di due nuovi nidi e due sezioni di scuola dell’infanzia. L’altro ieri si è tenuto un incontro tra i sindacati e la direzione dell’Asp, e a giorni si dovrebbe arrivare all’accordo.
Il Resto del Carlino 25.08.10
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Scuola, l’urlo dei precari contro i “tagli”
La prima ondata di precari della scuola si è riversata nell’ufficio scolastico provinciale. La carica dei collaboratori scolastici (oltre duecento ieri mattina) ha bussato alla porta del dirigente Troccoli. Nel mirino i “tagli” agli organici. La disperazione corre su un filo sottilissimo che rischia di spezzarsi da un momento all’altro. «Non vogliamo i soldi del decreto “salvaprecari”, magari stando comodamente seduti a casa, nè sussidi di disoccupazione. Chiediamo solo di lavorare!», urlano esasperati i manifestanti. I numeri che riguardano il personale Ata – nella fattispecie i collaboratori scolastici – sono impietosi. Ma difficilmente verrà recuperata qualcosa. Lo scorso anno gli incarichi annuali hanno toccato quota 525. A distanza di dodici mesi sono poco più di 300. Dietro le richieste dei precari si celano storie strappalacrime che, comunque, non impietosiscono la crudele realtà. Come spiegano anche i sindacalisti. «L’ufficio scolastico provinciale può fare poco o niente», afferma Pino Assalone (Flc-Cgil), sfuggito dalle “grinfie” dei manifestanti. «Logicamente, nella mia posizione, non posso schierarmi di certo contro i lavoratori, ma nemmeno cavalcare una protesta senza capo nè coda: il ministero della Pubblica Istruzione ha stabilito dei criteri discutibili, ma bisogna attenersi. Non ha senso manifestare oggi, quando non si può più porre rimedio. Nè tanto meno la risoluzione passa per il boicottaggio degli Lsu (tirati in ballo nei giorni scorsi dal coordinamento dei precari e dall’Anief: ndc): il loro inserimento negli organici è stabilito da un legge che esiste da un decennio. Sono i “tagli” il vero problema».Ma i precari rincarano la dose. «Circa sessanta scuole rischiano di non aprire», afferma Anna Maria Di Buono, «perchè c’è carenza di personale e non può essere garantita la sorveglianza dei ragazzi». Un capitolo a sè merita la situazione di 40 collaboratori scolastici che non potranno nemmeno usufruire del decreto “salvaprecari”, avendo chiesto il rientro in provincia. Tra questi anche Luigi Martire. «Possono beneficiarne», afferma, «solo coloro i quali hanno lavorato nel 2008-2009. Chi, come me, è rimasto un anno fermo perchè ha chiesto il trasferimento, verrà inevitabilmente scavalcato, pur vantando una graduatoria migliore e non potrà effettuare progetti e supplenze». E oggi i precari torneranno alla carica
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“Dieci anni da precarie e ora la scuola le caccia” di LUCILLA PICCIONI
Annalisa e Sabrina sono colleghe, lavorano in segreteria all’istituto Pertini Allievi, anzi saranno colleghe solo fino al primo settembre, data di scadenza del loro contratto annuale. Dopodiché da precarie, con più di dieci anni di lavoro alle spalle, diventeranno perdenti posto, come si dice in termini tecnici. Disoccupate. E non c’è da sperare neanche in una supplenza temporanea, per gente come loro le porte della scuola, da quest’anno, si chiudono definitivamente. «E pensare che io ho lasciato un posto presso un privato per avere la sicurezza, la scuola mi dava affidabilità, mi sentivo finalmente tranquilla, tanto che ho anche comprato la casa con il mutuo», racconta Annalisa. Mutuo di cui deve ancora pagare le rate. Lei in graduatoria è al quarantunesimo posto e l’anno scorso hanno avuto l’incarico annuale anche quelle persone che erano al cinqunantacinquesimo posto. Annalisa è in prima fascia, tra coloro che, pur essendo precarie e non di ruolo, fino a quest’anno potevano sentirsi sicure di riavere il posto di lavoro alla scadenza del contratto.
«Nell’anno scolastico 2008/2009 hanno lavorato anche persone che erano in terza fascia, ossia tra coloro che vengono scelte per terze, quando si esauriscono le altre due graduatorie», controbatte Annalisa. Insomma le carte per sentirsi tranquilla c’erano tutte.
Ma da quest’anno la situazione è diversa. I tagli hanno contratto i posti di lavoro. Per il personale amministrativo di segreteria ci sono disponibili solo 27 posti a tempo pieno più tre a part time. Solo per chi lavora in segreteria a Terni, ci sono 25 posti in meno. In tutto tra amministrativi, collaboratori scolastici e tecnici di laboratorio a perdere il lavoro a Terni saranno in 130. E tra questi Annalisa e Sabrina.
«Figuriamoci se in questa situazione posso lavorare io che sono cinqunatacinquesima in graduatoria», dice sconsolata Sabrina che non riesce proprio a digerire la via della disoccupazione. Anche lei lavora da anni, ha un diploma di scuola superiore e non è di certo al primo incarico, ha cominciato a lavorare nel 2000 con una supplenza all’istituto magistrale Angeloni, poi i primi incarichi annuali, uno di seguito all’altro. E dopo dieci anni la botta: si va a casa ci sono i tagli. Anche al Provveditorato alzano le braccia. Loro hanno numeri in mano tanti studenti, tante classi, tanto personale di segreteria. Un incastro matematico. Che oltretutto non finisce qui perché il prossimo anno ci saranno tagli uguali a quelli di quest’anno. Vale a dire altri 20 insegnanti mandati a casa e 130 del personale Ata che saranno nuovi disoccupati.«Per mantenere questo posto ho anche frequentato dei corsi che mi sono pagata, 1500 euro l’ultima certificazione. Ed adesso che faccio?», ripete Annalisa.
Sabrina e Annalisa hanno superato i quaranta anni, «andare in cerca di un nuovo lavoro non è facile, chi ci prende?», si chiedono preoccupate.
Quello che le angoscia oltre alla perdita del lavoro è anche il fatto che tutto passi sotto silenzio. «130 più 130 fa 260, posti tagliati, quasi una piccola impresa. E’ come se a Terni, nel giro di due anni, chiudesse una fabbrica di piccole dimensioni. Ma nessuno dice nulla, nessuno prende posizione, la gente sembra non rendersene conto. E’ giusto arrabbiarsi per il licenziamento di tre operai, ci mancherebbe, ma perché noi non abbiamo la stessa visibilità? Perché non finiamo sui giornali? Anche noi abbiamo una famiglia da mandare avanti, ora ci sono i libri da comprare, il mutuo della casa. Sono problemi gravi anche per noi, almeno la considerazione», tiene a chiarire Sabrina.
Messaggero/Umbria 25.08.10