Sono iniziate le grandi manovre per trovare il capo della mega-alleanza antiberlusconiana. Dario Franceschini, nell’intervista pubblicata domenica su la Repubblica, ha chiarito la posizione del Partito democratico sulla via d’uscita dalla crisi politica in corso. La soluzione della “alleanza costituzionale” che unisca temporaneamente da Vendola a Casini per fermare la «svolta autoritaria di Berlusconi», è prospettata anche dal segretario Pier Luigi Bersani e non trova aperte ostilità nel gruppo dirigente del Nazareno. I dem, quindi, dimostrano la propria compattezza in una fase delicata, proprio mentre il finiano Bocchino prova a stuzzicare «i moderati del Pd ormai delusi», invitandoli a far parte di un nuovo governo sostenuto da una maggioranza aperta anche a Fli, Udc e Api. Per Beppe Fioroni si tratta di «colpi di sole», per Gianclaudio Bressa di «una fantasia d’agosto», ma perfino Moffa, Viespoli e Menia (tra le “colombe” finiane) invocano il «bando alle alchimie e ai machiavellismi », invitando a lavorare «alla ricomposizione e al rilancio del centrodestra».
Anche nel Pd, la possibilità che il governo continui a vivacchiare per qualche mese grazie a un accordo politico che lo tenga in piedi pur senza dargli la forza necessaria a lavorare per il paese, è vissuta come realistica.
Per questo, si insiste sulla necessità di un passaggio parlamentare che sancisca la crisi e passi la parola al Quirinale. La proposta esplicitata da Franceschini, però, dimostra la volontà dei dem di guardare avanti.
Ai confini della nuova coalizione di emergenza anti-berlusconiana, certo, ma anche alla sua leadership. Perché il capogruppo teorizza anche, proprio all’interno di una soluzione emergenziale da elaborare in tempi rapidi, l’accantonamento delle primarie.
Gli uomini più vicini al segretario continuano ad accreditare la candidatura di Bersani a palazzo Chigi come pienamente in campo. Senza le primarie e nell’ambito di un’alleanza “anomala” come quella prospettata da Franceschini, però, le sue chances si riducono inevitabilmente. Più accreditate appaiono altre soluzioni: da quella più “politica”, di origine dalemiana, che affiderebbe a Casini una guida moderata di garanzia, a quella “esterna”, che imporrebbe la ricerca di un leader esterno ai circuiti tradizionali dei partiti.
Il Pd sta coltivando rapporti di cordialità con alcuni dei nomi più gettonati in questo senso. Sia Luca Cordero di Montezemolo che Emma Marcegaglia sono stati contattati per partecipare alle festa nazionale del partito che si apre sabato: entrambi hanno respinto con gentilezza l’invito, ma ai dem più che la loro presenza a Torino interessava tenere aperto un canale di dialogo e, da questo punto di vista, il gesto è stato apprezzato.
Un altro “papabile” è ritenuto l’amministratore delegato di Intesa-San Paolo, Corrado Passera. In questi giorni, il suo protagonismo è stato evidente, con interventi di natura strettamente politici, dall’intervista al Corriere di giovedì scorso, alle parole pronunciate al Meeting ciellino di Rimini domenica.
Il banchiere derubrica il tutto a un moto di «indignazione propositiva» da parte sua, ma intanto programma le sue prossime uscite. Gli interlocutori su sponda dem nel suo caso non mancano. In pole position c’è comunque Enrico Letta, che lo ha prontamente invitato all’appuntamento annuale di VeDrò (organizzato insieme alla finiana Giulia Bongiorno), all’interno del quale gli è stata riservata una sessione plenaria (lunedì 30) dal titolo emblematico (tratto dal film Cast away): «Domani il sole sorgerà e chissà la marea cosa potrà portarmi». Ma ancora più significativo è lo slogan (And the leader is…) che sottende l’intera manifestazione.
Sarà profetico?
Europa Quotidiano 24.08.10