Pil, la nostra crescita resta la più debole tra i grandi d´Europa. Il governatore difende l´accordo che imporrà più trasparenza nel settore del credito
ROMA – Rafforzare il sistema bancario avrà un costo «gestibile» e non bloccherà la crescita economica. Non solo. Le nuove regole di Basilea 3 (che costringeranno gli istituti di credito ad avere un capitale più solido e più liquidità), sono scritte proprio per evitare nuove crisi finanziarie, quelle che mettono ko le imprese. Mario Draghi dà disco verde ai due rapporti sulla taratura dei nuovi standard di capitalizzazione bancaria e sui costi di transizione al nuovo regime presentati ieri dalla Banca dei Regolamenti Internazionali (Bri). Lo fa, il governatore di Bankitalia, in veste di presidente del Financial stability board, “imponendo” così una tabella di marcia per la riunione del G-20 di novembre, quando i Paesi membri dovranno scrivere le nuove regole mondiali del dopo crisi. Ma il comunicato congiunto del Financial stability board e del Comitato di Basilea sulla vigilanza, suona anche come una risposta indiretta al sistema bancario e al mondo imprenditoriale che teme di vedersi chiudere i rubinetti del credito. L´equazione è semplice: meno soldi, meno investimenti, meno sviluppo. Basilea 3, agli occhi di imprenditori e banchieri, è un freno alla crescita (che in Italia è al lumicino, maglia nera tra i Paesi Ocse, come confermano i dati diffusi ieri dall´organizzazione parigina).
Tutt´altro, replica, il Financial Stability Forum. Basilea 3 porterà a una crescita equilibrata e i benefici saranno maggiori dei costi. «Ogni aumento di 1 punto percentuale del rapporto fra capitale ordinario e attività commisurate al rischio – si legge nel comunicato – porterà a una riduzione del livello di Pil di circa 0,20 per cento». In termini di crescita, si tratta di una perdita «di 0,04 punti percentuali» l´anno. Il tutto in cambio di «benefici a lungo termine per la stabilità finanziaria e per una maggiore stabilità della crescita». Una visione di lungo periodo che banche e imprese temono anche perché l´Italia cresce pochissimo. Il Pil nell´area euro è salito nel secondo trimestre dell´anno del 2,8% su base tendenziale, in rialzo rispetto al +2,4% del precedente trimestre. Ma a guidare la crescita è la Germania con le esportazioni (+3,7%) e anche l´Inghilterra mentre l´Italia è ultima (+1,1% in un anno e +0,4% in tre mesi) dietro anche la Francia. «Le prospettive del nostro Paese non sono affatto positive», affermano i consumatori che in una nota avvertono: ad autunno arriverà una stangata da 886 a 1100 euro a famiglia.
La Repubblica del 19 agosto 2010