Alice Loreti
Dopo gli allarmi lanciati nelle scorse settimane, da ieri c’è una piccola luce in fondo al tunnel della scuola. Per elementari, medie e superiori la situazione resta da bollino rosso, con una ripresa ormai alle porte che sarà tutt’altro che facile e i sindacati pronti ad andare in tribunale. Carenza di organici, precariato (l’80% delle cattedre vacanti resteranno in mano ai supplenti) e classi numerose saranno infatti le parole d’ordine al suono della prossima campanella.
Ma per garantire la qualità delle scuole dell’infanzia emiliano-romagnole, quelle su cui il ministro non è voluto intervenire perché non rientrano nel percorso scolastico obbligatorio, la Regione ha deciso di rimboccarsi le maniche. Un impegno che Cgil, Cisl e Snals, hanno accolto positivamente al termine di un incontro con Patrizio Bianchi, assessore regionale alla Scuola e con la collega alle Politiche sociali, Teresa Marzocchi.
Viale Aldo Moro ha dunque deciso di intervenire su uno dei fiori all’occhiello del sistema scolastico, «finanziando progetti in grado di mantenere il livello qualitativo che caratterizza le nostre materne» spiega Raffaella Morsia, segretario regionale Flc-Cgil. In pratica, si tratta di aiutare i 2 mila bambini rimasti fuori dalla materna, potenziando le classi che adesso funzionano solo la mattina (in tutto 56) e cercando di fare il possibile sulle 81 nuove sezioni a tempo pieno richieste. «La speranza è che la Regione copra sezioni a full-time inserendo docenti con contratti a tempo determinato – continua Morsia – sulla base delle graduatorie di istituto, con personale che ha competenze e titoli di studio necessari a svolgere questo delicato e importante mestiere».
La manovra farà quindi bene ai lavoratori, soprattutto se precari e alle famiglie in attesa di una risposta. E potrebbe sancire la fine dei diritti a geometria variabile, con bimbi che in una scuola hanno tutto – tempo pieno, compresenze e docenti – e altri che, in un’altra materna magari a soli 200 metri di distanza dalla prima, non hanno nulla, se non una maestra alla mattina e un’assistente al pomeriggio. E non si tratta di un intervento “pezza” o di “mera assistenza”. La parola d’ordine in questo caso è autonomia. «Un’autonomia possibile che unisca competenze effettive e risorse umane e finanziarie adeguate, con una forte azione di moral suasion» commenta Bianchi. «Lo Stato non riesce a fare di più, il Governo non riesce ad intervenire sulla scuola e allo stesso tempo non ha la più vaga idea delle esigenze locali – riprende -. Per questo serve insistere su questo tema, che non è un surrogato dello Stato. Alle regioni deve essere dato il potere di decidere sulla gestione funzionale degli organici ». L’impegno sulle materne sarà quindi il primo passo verso “l’autonomia possibile”, un federalismo in salsa regionale che poggia i suoi piedi sull’articoloV della Costituzione (quello che sancisce il passaggio di competenze a regioni, province e comuni). La proposta arriverà sul tavolo della Conferenza regionale sulla scuola prevista lunedì prossimo. Nel frattempo, il presidente Vasco Errani aspetta che il ministro Gelmini risponda alla sua richiesta di incontro urgente.
L’Unità Bologna del 18 agosto 2010