Il capitale della conoscenza senza un futuro. Precari per tutta la vita. Succede al Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) dopo l’approvazione del nuovo statuto che riguarda il destino professionale di quasi 4mila ricercatori.
Dopo anni di apprendistato e contributi di sapere dati al principale organismo di ricerca pubblico nazionale e al Paese, una moltitudine di figure professionali che ruota intorno alla scienza italiana si ritrova alla porta senza alcuna possibilità di un contratto a tempo indeterminato.
Il contestatissimo articolo 4 del nuovo statuto prevede che i vari contratti non standard (leggi precari) non possano superare in nessun caso i 10 anni nelle loro svariate forme: assegno di ricerca, borsa di studio, co.co.co. «Dopo sei fuori dall’ente, anche se sei un ricercatore valido e non di rado eccellente», spiega Mariangela Spera, ricercatrice precaria all’Istc (Scienze e tecnologie della cognizione).
E dire che dopo le proteste delle settimane scorse di ricercatori e sindacati, la norma è stata modificata e gli anni di precariato sono passati da 6 a 10. Altro cambiamento ottenuto con la mobilitazione, il conteggio del precariato entrerà in vigore con lo statuto, dunque non sarà retroattivo.
Per Marinella Vicaretti, 36 anni, tecnologa al ministero dell’Ambiente, non è una vittoria: «Mi occupo di inquinamento atmosferico e sono precaria dal 2002, ora so che avrò altri 10 anni di precariato davanti e senza uno sbocco, mi dite che logica ha stare parcheggiati 20 anni in un ente?». «Noi – continua Vicaretti – avevamo chiesto lo stralcio di queste norme. Dunque no, non siamo soddisfatti». «Una cosa – aggiunge Spera – sarebbe stata progettare un limite alla precarietà in virtù di concorsi per il tempo indeterminato da fare in futuro, e una cosa è limitare la vita delle persone e dello stesso Cnr che con il continuo turn over vedrà sicuramente diminuire la qualità della ricerca». Molto discussa è anche la norma che mette un rigido e invalicabile tetto di spesa per il personale. «Vogliono ridurre la pianta organica – dice ancora Spera -ma c’è a monte un progetto di svilimento della ricerca. Noi campiamo soprattutto sui progetti europei, siamo noi ricercatori a procacciare risorse al Cnr. D’ora in poi avendo meno persone e meno formate si vinceranno meno progetti europei e quindi arriveranno meno soldi nelle casse del Consiglio. E vogliono vendere questo statuto come un risparmio di risorse… Ci domandiamo come mai sia stato votato quasi dall’unanimità, persino dal presidente, quando è evidente che queste norme mortificano lo spirito e la natura dell’ente».
APPUNTAMENTO A SETTEMBRE «I cambiamenti sono stati solo di facciata». Rosa Ruscitti, di Flc-Cgil, è lapidaria. «Noi chiedevamodi regolamentare il precariato per aiutare i giovani che si avvicinano alla ricerca. Invece ora non c’è modo di essere assunto a tempo indeterminato». Per questo le proteste non si fermeranno. Ora la questione è in mano alla Gelmini, che ha 60 giorni per convalidare lo statuto. «Cgil, Cisl e Uil scriverannoal ministro per chiedere ulteriori modifiche», conclude Ruscitti dando appuntamento a settembre sotto al Miur. «Il problema -ammette Vicaretti– è costruire forme di protesta visibili, se sciopera la ricerca per 3 giorni a chi interessa? ».
L’Unità del 18 agosto 2010