Francesco Polidori, 62 anni, umbro, è Mister Cepu. Vende formazione: corsi di recupero, ripetizioni. Forse anche a Berlusconi (che, per ricambiare, gli ha inaugurato l’università telematica E-Campus di Novadrate) cui ha consegnato un progetto di restyling del partito. Terrorizzando gli attuali responsabili e coordinatori.
Come ha conosciuto Berlusconi?
«Mesi fa il premier ha partecipato a una cena milanese con gli imprenditori, organizzata da un’associazione di categoria, per conoscerne il pensiero e le esigenze. Si parlava dei Promotori della Libertà, quelli della Brambilla. Io gli ho detto come dovrebbe, secondo me, organizzare il partito sul territorio: contattando le famiglie».
Non lo fanno già i militanti pidiellini?
«Noi del Cepu siamo puntuali. Formiamo il promotore, lo motiviamo, gli chiediamo resoconti. Sappiamo che deve avere un tornaconto personale».
Di che tipo? Carriera nel partito o seggio politico?
«Io lo chiamo compenso civile. Se c’è da eleggere un consigliere comunale, vediamo chi ha guadagnato più crediti. Si parte dal territorio».
Perché nel suo schema il territorio è così cruciale?
«È piccolo e più controllabile. E lì Berlusconi è poco presente».
Lui ha condiviso la sua analisi?
«Sì. Gli ho presentato il progetto in una riunione con gli amministratori e i responsabili del PdL, con tanto di diapositive. Berlusconi si chiedeva se convenisse coinvolgere l’apparato di partito o piuttosto gente nuova. Alla fine ha detto: pensiamoci, ci rivediamo dopo le ferie. Se mi chiamano andrò, sennò l’avventura è finita».
Gli altri presenti come l’hanno presa?
«E’ stato difficile far capire il progetto. Ho avuto molte difficoltà».
Beh, persone nuove uguale (o molto vicino a) partito nuovo… E’ comprensibile che la Brambilla non sia contenta di veder svanire i suoi Promotori.
«Lei in realtà non c’era. C’erano Verdini, Meloni e altri. Alcuni erano dubbiosi: abbiamo già la nostra organizzazione, dicevano. Vedremo».
Cos’è esattamente il Cepu?
«Un marchio nato nel 1969. Da 40 anni ci occupiamo di tutto quello che riguarda scuola e formazione: doposcuola, assistenza universitaria dal 1992, inglese informatica…»
E italiano. Le tre “i” del Cavaliere ante litteram.
«Ricorda la Scuola Radio Elettra? L’abbiamo comprata noi. Offriamo servizi a chi ha un problema con la scuola: organizziamo assistenza personalizzata con i tutor. C’è anche il lato burocratico: tasse, iscrizioni, acquisto di libri di testo».
Un approccio decisamente aziendale. Molto berlusconiano, non trova?
«Il nostro è un sistema estremamente organizzato. Il presidente l’ha apprezzato. Finora nel partito ha funzionato così: andate e fate propaganda. Ma non si può improvvisare».
Lei prevede una cellula tipo, il “vicinato”, ogni sezione elettorale. Cioè 60mila. Con il compito di andare porta a porta. Ma qual è il valore aggiunto?
«La formazione. Non tutti sono in grado di farlo. Si tratta di fare politica a domicilio, entrare nelle famiglie a spiegare cosa fa il governo, ma soprattutto a capirne i bisogni. Non solo a chiedere il voto. È un lavoro lungo”.
Che funziona?
«Certo. Viviamo in una comunità. Tutti vogliamo che i nostri anziani siano trattati bene, che i giovani non si perdano. Se fai del bene, i voti vengono da soli».
Tre volontari per cellula fa 180mila persone impegnate gratis o per prebende di là da venire. Crede davvero che esistano? «Saranno molti di più. È pieno di persone che vogliono aiutare il proprio quartiere. Perché lo spirito è questo. Tanti vogliono dedicarsi al prossimo. Pensi solo a quanti pensionati giovani, neanche 60enni, che ci sono in giro…».
Quindi, il Cavaliere passerebbe dalla valanga rosa alla valanga della terza età?
«Questo lo ha detto lei. Io sono un imprenditore e faccio un ragionamento di sistema».
L’Unità 13.08.10