Approvato all’unanimità il ddl Anti-mafia. PD: “Occorre colpire la mafia al cuore, cioè nel portafoglio, con norme anti-riciclaggio. Necessario migliorare la legge sui collaboratori di giustizia”. Contro la criminalità organizzata – fenomeno che affligge il Mezzogiorno d’Italia ma non solo – si deve e si può fare di più: dichiarando il voto favorevole del Partito Democratico al ddl sulla nuova normativa antimafia, il senatore Enzo Bianco ha puntualizzato che “occorre colpire la mafia al cuore, cioè nel portafoglio, con norme antiriciclaggio in grado di togliere la ricchezza ai clan. In questo contesto, la norma sui collaboratori di giustizia, con il termine dei 180 giorni, deve andare incontro a una modifica. Speriamo – ha aggiunto Bianco – che presto, subito dopo la pausa estiva, il governo si muova per dare vita a nuovi provvedimenti volti a combattere in modo ancora più efficace la mafia, avvalendosi anche dei tanti suggerimenti che il Pd ha fatto per questo ddl e che purtroppo non sono stati accolti”.
A giudizio della presidente dei senatori del Pd, Anna Finocchiaro, “il testo è il frutto di anni di lavoro comune a cui in questi due anni di legislatura abbiamo contribuito in maniera assai consistente”. È stata presa innanzitutto in considerazione “la specialissima relazione tra mafia e politica e tra mafia e pubblica amministrazione che registriamo nel nostro Paese è diversa dal modo con cui si presenta in altri Paesi. Lo stesso campo d’azione e la necessità che abbiamo di perseguire con la nostra legislazione il modo diverso in cui le mafie si articolano e agiscono sul nostro territorio – basta pensare alla diversità tra la ‘ndrangheta o la mafia siciliana piuttosto che la camorra ci spinge ad uno sforzo di definizione, che talvolta è più specialistico e più particolare di quanto non possa essere l’elaborazione normativa di livello europeo”.
Massima attenzione, secondo la Finocchiaro, va rivolta alla definizione del termine entro il quale “i collaboratori di giustizia debbono fare le loro dichiarazioni. Mi riferisco in particolare proprio al caso Spatuzza. Mi rendo conto oggi che noi stiamo rischiando di non sottoporre a vaglio attento cose che diamo per acquisite e che, invece, probabilmente – e mi riferisco davvero al termine dei 180 giorni – andrebbero ripensate e riguardate”.
Senza trascurare, ha ammonito la capogruppo dem al Senato, “la questione dell’autoriciclaggio e un’altra questione, che è antica e riguarda l’articolo 416-ter del codice penale”, in cui è configurato “lo scambio elettorale politico mafioso. Una formulazione, quella che fu a suo tempo adottata, che non fotografa il fenomeno, perché prevede che venga perseguito esclusivamente quando c’è uno scambio economico: voti contro denaro. La questione non è più questa e a nessuno, tantomeno al ministro Maroni, sfugge che lo scambio fondato sul consenso elettorale forzato non si riduce a un fatto commerciale; anzi quanto meno si riduce a un fatto commerciale tanto più è grave e inquinante della vita democratica del Paese”.
In conclusione del suo intervento, la Finocchiaro ha ribadito che “con responsabilità il Pd ha votato sì al provvedimento. Ma era necessario trovare una soluzione politica alle questioni che abbiamo sollevato, e mi sembra che l’approvazione di un ordine del giorno, firmato dai tanti e autorevolissimi rappresentanti della maggioranza, che naturalmente vede prima la disponibilità del ministro Maroni, che prevede che approvato questo provvedimento ci sia subito un’altra occasione, in cui le questioni importanti che abbiamo posto vengano affrontate”.
Quali siano i ‘suggerimenti’ di cui ha parlato Bianco nella dichiarazione, lo spiega anche la senatrice dem Silvia Della Monica, mettendo in rilievo che “sarebbe stato importante inserire nel provvedimento il reato di ‘autoriciclaggio’, grande strumento di contrasto alla economia illegale che avrebbe adeguato il nostro sistema penale alla normativa europea in materia. Inoltre andava definito il nuovo reato di scambio elettorale politico-mafioso che oggi – ha proseguito la Della Monica – è circoscritto alla sola erogazione di denaro non tiene conto che il politico cosiddetto “appoggiato” ricambia le organizzazioni mafiose con concessione di favori differenti dal denaro”.
Sulla disciplina riguardante i collaboratori di giustizia con particolare riferimento al “caso-Spatuzza”, la parlamentare Pd ha precisato che “è necessaria una proroga del termine di 180 giorni quando serve tempo adeguato per le collaborazioni più rilevanti”, ovvero quelle che impongono “una risposta politica immediata, seria e condivisa. Su questi punti essenziali, per i quali c’è l’impegno del governo a intervenire al più presto, il nostro partito vigilerà nell’interesse della giustizia e dei cittadini”.
Per Donatella Ferranti, le dichiarazioni di Maurizio Gasparri, presidente dei senatori del Pdl, secondo il quale il suo sarebbe “il partito della legalità”,non rispondono a verità, poiché – ha rilevato il capogruppo Pd in commissione Giustizia alla Camera – “il governo sta cercando di indebolire l’efficacia degli strumenti investigativi con la legge sulle intercettazioni. Gli esempi più eclatanti sono l’abrogazione dell’articolo 13 della legge Falcone e l’istituzione di un tribunale collegiale per le autorizzazioni, misure a cui ci siamo opposti con determinazione in aula e in commissione. Ricordiamo inoltre che i risultati del provvedimento che oggi ha avuto il via libera saranno verificabili solo al momento dell’attuazione della delega. Se il Pdl vuole dare segnali concreti nella lotta contro la criminalità – ha concluso la Ferranti – cominci ad accogliere le nostre proposte e blocchi la legge sulle intercettazioni, metta da parte definitivamente la legge sul processo breve e dia priorità alla lotta alla corruzione. Altrimenti la difesa della legalità resta uno slogan e quelle di Gasparri parole al vento”.
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