Un incontro nell’ultima settimana di agosto per definire la prossima strategia e un appello alla cittadinanza perchè comprenda le ragioni della protesta . Dopo aver ottenuto la sospensione della programmazione didattica di 7 facoltà su 12, continua la mobilitazione dei ricercatori dell’Unimore nei confronti del disegno di legge Gelmini e della manovra finanziaria . Ad aderire alla protesta, il 65% dei ricercatori . Nel prossimo anno accademico, a rischio il 30% dei corsi attivati .
«Realizzeremo un incontr o avremo gli stipendi bloccati . a fine agosto – spiega Marin a Cocchi, rappresentante dei ricercatori – abbiamo in mente di organizzare assemblee pubbliche e banchetti informativi per illustrare agli studenti e a tutti i modenesi le ragioni della nostra protesta .
Vorremmo far coincidere il momento della protesta con quello della divulgazione . In più stiamo lavorando per coordinarci con le altre fasce docenza». A poche settimane
dall’inizio dell’anno accademico i ricercatori rilanciano , annunciando una serie di attività
e di incontri con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sui motivi della loro protesta . Il bersaglio è soprattutto il ddl Gelmini , che alla ripresa dei lavori in Parlamento a settembre potrebbem essere convertito in legge . Secondo i dati forniti , il 60% dei 3258 ricercatori di ruolo delle università emiliano- romagnole e limitrofe (Padova e Verona) stanno aderendo allo stato di agitazione.
Di questi, circa 320 sono quelli assunti a tempo indeterminato nell’Unimore . Ad aderire il 65% di loro : «Nell’incontro di agosto si lavorerà anche ad un coordinamento regionale – continua Cocchi – Vogliamo creare un documento da consegnare ai legislatori che riassuma in maniera schematica le nostre richieste, in modo da renderle chiare e comprensibili» . Tra i motivi dell’agitazione, il blocco del turn over e della carriera : «Nel ddl Gelmini la nostra figura viene completamente abolita . Saremo sostituiti da ricercatori a
tempo determinato, con contratti triennali rinnovabili per un altro trienno . A noi ricercatori a tempo indeterminato, anche in virtù della finanziaria, viene praticamente
congelata la posizione. Non potremo far carriera e avremo gli stipendi bloccati. Finora nessuna delle nostre richieste è entrata nel disegno di legge e dubitiamo che qualcosa possa entrare prima della sua approvazione» , conclude Cocchi. Nel corso delle ultime settimane, sono stati molti i docenti dell’Unimore che hanno appoggiato le ragioni dei ricercatori, inducendo i Consigli di 7 facoltà (di cui 5 a Modena) a prendere atto della situazione, rimandando la programmazione didattica . Le facoltà sono : Ingegneria (sia nelle sede di Reggio che in quella di Modena), Lettere, Economia , Agraria (di Reggio), Farmacia e Scienze matematiche, fisiche e naturali. In pratica , in queste facoltà i corsi sono stati stabiliti, ma non è stata ancora operata la loro calendarizzazione in quanto mancano i docenti per coprire le lezioni . Questo perchè i ricercatori hanno deciso di limitare la didattica a quanto previsto dalla legge, ovvero il 30% della loro attività, non fornendo disponibilità per coprire ulteriori corsi. «A rischio è il 30% delle lezioni frontali», avvertono . «La situazione risale a quando gli atene i hanno deciso di aumentare il numero dei corsi – racconta la ricercatrice Maria Gullo –
Noi per contratto dovevamo fare attività didattica di supporto, ma poi abbiamo dovuto tenere anche corsi veri e propri . Se finora lo abbiamo fatto, è stato solo per senso di responsabilità nei confronti dell’istituzione che rappresentiamo . Ma così sacrifichiamo
la ricerca» .
La Gazzetta di Modena 04.08.10