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Strage di Bologna, Bersani in corteo: "Non prolungare il segreto di Stato"

Angela Fresu oggi avrebbe 33 anni. Una giovane donna. Invece la vita di Angela è stata spezzata a soli 3 anni, mentre con la mamma, nella sala d’aspetto della stazione di Bologna, attendeva il treno che l’avrebbe portata in vacanza.
Era il 2 agosto, alle 10.25 la vita di Angela è stata spazzata via da una bomba. Il corpo della madre, Maria, non è stato mai ritrovato.
10.25 del 2 agosto 1980. La maggior parte degli italiani sta inaugurando le ferie estive. In tanti, tantissimi sono in viaggio. La stazione di Bologna, uno snodo centrale nel traffico ferroviario del nord, è piena. Persone pronte a partire, ci sono adulti, giovani alla loro prima vacanza da soli, ci sono bambini che dormono sulle gambe delle madri. All’improvviso un boato, la scoppia una bomba. Distrugge un’ala della stazione, spazza via 85 persone, ne ferisce 200.

10.25, 2 agosto. Per Bologna quell’ora e quella data da 30 anni sono una ferita che sanguina. È il ricordo di un suono assordante, di un odore forte e penetrante, è il ricordo delle urla, delle sirene spiegate. Di mani e braccia che ne cercano altre da tirare fuori dalle macerie. Di una città nel panico che però ha saputo da subito mettersi in moto per aiutare.
Una bomba, che colpendo Bologna ha colpito tutto il paese, che a 30 anni di distanza continua a chiedere una giustizia, chiede che siano individuati i mandanti di quella strage. Chiede che il segreto di stato sia abolito, perché sapere è un diritto.
La stazione negli anni ha subito diverse ristrutturazioni, ma quello squarcio nella sala d’aspetto resta lì, e quell’orologio sulla sinistra resterà fermo, segnando le 10,25.
Il ricordo della strage è vivo in quell’orologio fermo, in quello squarcio nel muro della sala d’aspetto, nelle parole spezzate di Sandro Pertini, che piange.
Sono trascorsi 30 anni, la strage della stazione di Bologna ha solo una parte di verità. Sappiamo solo chi portò quella bomba, ma ancora non sono noti i mandanti. I familiari delle vittime, i feriti e tutti gli italiani ancora non sanno il perché di quella strage.
In un anniversario così importante il Governo ha scelto di essere rappresentato solo dal Prefetto. Non c’è stato alcun ministro o membro del governo al classico incontro con i familiari delle vittime al Palazzo Comunale, nessuno alle commemorazioni.
Un’assenza rumorosa, mentre davanti alla stazione due ragazze trentenni hanno letto i nomi delle 85 vittime della strage.
Per Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione delle vittime, “C’è stato da parte di molti politici un triste tentativo di immiserire la manifestazione, ma i cittadini non sono disposti a farsi zittire. Questa manifestazione, la solidarietà e la partecipazione dei cittadini che ogni 2 agosto vogliono farci sentire la loro vicinanza, non è un elemento di disturbo da eliminare, ma è il segno di una società vitale”.
Il discorso di Bolognesi viene interrotto una dozzina di volte da forti applausi, come sono forti le parole di Bolognesi contro il governo: “Dopo sei anni le nuove norme in favore delle vittime non sono applicate. All’inizio di questa legislatura abbiamo avuto le assicurazioni e le promesse del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, ma nulla è stato fatto e la legge è ancora in gran parte inattuata: la delusione dei familiari delle vittime è grande”.
Il presidente dell’associazione ricorda gli esecutori materiali della strage: “i neofascisti dei Nar Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini”, sottolineando che “hanno scontato condanne pagate a prezzi di saldo: non esiste detenuto in Italia che abbia goduto di maggiori benefici”. E conclude: “Il progetto eversivo della P2 è oggi ormai in gran parte attuato”.
Per l’associazione, anche la pista internazionale messa a disposizione dalla commissione Mitrokhin subirà lo stesso misero esito delle precedenti piste alternative. “A questo punto – dice Bolognesi – sarà necessario che la Procura di Bologna riprenda le indagini sui mandanti per colpirli come meritano”
Viene letto anche il messaggio del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che chiede che vengano colmate “le persistenti lacune e ambiguità sulle trame e le complicità sottese a quel terribile episodio”.

Pier Luigi Bersani, segretario nazionale del PD, nei giorni scorsi ha scritto una lettera ai parenti delle vittime, in cui garantisce “il nostro impegno affinché possa emergere tutta la verità, perché adesso ne abbiamo solo degli spezzoni”. Perché “non è accettabile che chi condannato a portare sul proprio corpo e per tutta la vita i segni della violenza terroristica non possa avvalersi di ciò che gli è riconosciuto per legge o che lo possa fare in maniera anche solo parziale.”
Stamattina il Segretario ha deciso di essere presente a Bologna, con la delegazione del PD, guidata da Francesca Puglisi, membro della segreteria nazionale, composta dai parlamentari eletti a Bologna. Una scelta, quella di Bersani e del PD, che si contrappone alla fuga del Governo dal ricordo per le vittime della strage.
Ieri Ignazio La Russa, Ministro della difesa, ha motivato l’assenza del governo: “Cos’è successo gli altri anni? I ministri li avete fischiati. E allora avete già la risposta al perché non viene nessuno questa volta”.
In realtà l’associazione dei parenti delle vittime aveva già previsto di ridurre la presenza del rappresentante del governo al solo discorso nel palazzo comunale, proprio per evitare i fischi della piazza.
Pier Luigi Bersani, dal corteo, risponde al ministro: “il Governo ha fatto molto male a non esserci, è una cosa molto, molto triste, speravo che all’ultimo momento ci ripensassero”, si tratta di “una scelta che non può essere accettata, perché è chiaro che ci sono dei problemi come il segreto di Stato o il tema dei risarcimenti alle vittime, ma un Governo deve affrontare queste situazioni e deve guardare la gente negli occhi: non si può governare solo con gli applausi”. Per Bersani, dunque, l’assenza dell’esecutivo “non è giustificabile, perché il Governo deve andare dove ci sono i problemi, sennò che Governo è?”.

Per Francesca Puglisi il discorso di Paolo Bolognesi è stato: “Intenso e bellissimo. La cappa oscura che ancora nasconde la verità sulla strage fascista del 2 Agosto ha a che fare con la P2, con logge segrete e la massoneria, ancora oggi ben presenti nei gangli del potere. Così attentano ogni giorno la nostra democrazia. Noi siamo il Partito dei poteri deboli. Chi ha in se gli anticorpi democratici, faccia sentire la propria voce e si unisca a noi in una battaglia di libertà”.

Anche Carlo Giovanardi, senatore del PDL, aggiunge le sue farneticazioni: “Ogni anno a Bologna si è riproposto il triste spettacolo di una piazza che invece di ricordo e dolore ha espresso odio e livore per coloro che ritiene avversari politici. Bene ha fatto quest’anno il governo a non partecipare”.
Parole dure e irrispettose, a cui risponde Emanuele Fiano, responsabile del Forum sicurezza del PD: “L’assenza del governo alla commemorazione del trentennale della strage di Bologna è un oltraggio e le parole usate per giustificare questa scelta una vergogna. Le affermazioni del sottosegretario Giovanardi sono lo specchio della miseria morale di una maggioranza e di un governo che hanno rinunciato a rappresentare il paese nel giorno in cui si commemora uno degli episodi più drammatici della sua storia recente. Ritenere fazioso chi, dopo 30 anni, chiede di conoscere la verità è immorale e dividere il paese in fazioni è frutto di cattiva coscienza. Il dovere della politica è quello di ricordare e di agire per accertare la verità e non dividere. Chi ha a cuore la verità e la democrazia accetta i fischi e le contestazioni se in gioco ci sono i valori su cui è fondato il nostro Paese”

Da quel 2 agosto sono passati 30 anni, ma ancora oggi chi ha avuto un familiare ucciso dalla bomba, chi porta ancora addosso i segni di quell’attentato vive cercando la verità. Una verità che non può e non deve essere chiesta solo il 2 agosto, ma dev’essere pretesa, a gran voce, tutti i giorni.

Fra.Mino

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