Mese: Luglio 2010

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"Il secondo atto della farsa Brancher", di Giovanni Valentini

Caso Brancher, atto secondo. Con le dimissioni-lampo del ministro-fantasma, s´è chiuso in qualche modo il caso giudiziario innescato dalla sua improvvida nomina e dal suo ancor più improvvido ricorso al legittimo impedimento. Ma contemporaneamente si riapre ora il caso politico di un ministro ad interim dello Sviluppo economico, vacante ormai da oltre tre mesi, interpretato dal presidente del Consiglio in prima persona con la disinvoltura di un attore-regista che scrive il copione e recita due parti in commedia. E per di più, in pieno conflitto di interessi, a mezzo servizio tra il governo e la sua azienda privata. Era già discutibile che si affidassero deleghe immaginarie a un fantomatico ministro al Decentramento, nel vortice di una crisi mondiale e in vista della manovra finanziaria per fronteggiarla, prima di colmare un vuoto del genere nell´organico governativo. È come se l´ex commissario tecnico Marcello Lippi, nell´impossibilità o incapacità di sostituire l´infortunato Pirlo in Nazionale, avesse deciso improvvisamente di scendere in campo al suo posto. Con l´ulteriore aggravante che, in questo caso, lo stesso premier è anche il …

L'amaca di Michele Serra

C´è un presagio di dissoluzione, attorno al potere del signor B, che mette in movimento speranze e congetture. Più congetture che speranze, per dire la verità: e anzi l´estrema varietà delle congetture, quasi tutte avventurose o improbabili, non consente eccessive speranze. Si consultano gli amici bene introdotti, per non tradire le attese sparano nomi a caso, almanaccando sulle convergenze più ardite: un tandem Montezemolo-Vendola (sarebbe divertente, perlomeno), Fini Rutelli e Casini con il Pd ma non tutto, la massoneria buona, i poteri forti che nessuno sa bene che cavolo siano, e l´amministrazione Obama che funziona come una volta la Cia, ma all´incontrario, «vedrai che Obama manovra per dare una sterzata». Manca solo il ritorno di Maciste (era di Genova, potrebbe guidare i portuali alla rivolta, chissà se Obama e Montezemolo lo appoggerebbero). Vent´anni di Berlusconi, ammesso e non concesso che siano solo venti, lasciano sul campo una destra ridotta a regimetto indecoroso e albertosordista, e una sinistra a casino ambulante. Un collasso strutturale delle idee e del modo di organizzarle. Si guarda dunque ai singoli, …

L'ira del fronte del Nord "Senza dialogo sarà rottura", di Marco Alfieri

Formigoni: «Non posso pensare che si aprirà uno scontro istituzionale» Tensione, impotenza e nervi tesi. Ma soprattutto l’impellenza di uscire politicamente dal cul de sac dopo giorni e giorni di un pressing sul governo amico decisamente a rischio flop. Per i governatori forzaleghisti del Nord l’ennesimo muro di gomma alzato da palazzo Chigi sulla manovra imbarazza non poco, dietro i desiderata di una correzione al fotofinish, le minacce di restituire le deleghe, e la richiesta pressante di riaprire un dialogo «perché non posso pensare che si voglia far partire uno scontro istituzionale» (copyright di Roberto Formigoni). «Soprattutto perché l’ennesimo stop arriva direttamente dal peone Azzollini», sbotta una fonte vicina al Pirellone. «Mica da Tremonti né tantomeno da Berlusconi. Come si fa, dai…». Per le Regioni, ha ribadito il relatore della manovra, tutto resta com’è. Niente «equa spalmatura dei sacrifici, pur a saldi invariati», come richiesto da Formigoni. Nemmeno è servito a placare i governatori l’annuncio del ministro Raffaele Fitto, che in serata ha confermato la presenza del ministro Tremonti (ma non di Berlusconi) alla conferenza …

Ricerca, in una lettera aperta le proposte dei professori

Un gruppo di docenti di varie università si rivolge al presidente del Consiglio e al ministro con una serie di suggerimenti sul sistema di governo delle università al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e al Ministro dell’Università Maria Stella Gelmini Presidente Berlusconi, ministro Gelmini, Con riferimento al disegno di legge sull’Università in discussione in Parlamento, desideriamo far Loro pervenire, con questa lettera aperta, le considerazioni che seguono. Riconosciamo pienamente che il ddl è basato su valori di efficienza e di merito, valori fortemente compromessi anche per gravi responsabilità di noi accademici, ma siamo allo stesso tempo convinti che nella sua forma attuale esso non possa imprimere la svolta necessaria, né creare il contesto adeguato per un uso virtuoso dell’autonomia universitaria. Noi riteniamo che la ricerca debba essere l’obiettivo centrale della riforma. Senza un solido collegamento con la ricerca una buona didattica è impossibile. Riteniamo anche che sia indispensabile un efficiente sistema di incentivi, un complesso di premi e penalizzazioni, legato soprattutto ai risultati della ricerca Puntare, come il disegno di legge fa, sul rafforzamento della …

"Rilanciamo la sfida", di Giuseppe Civati

La crisi strutturale della destra italiana, le contraddizioni della Lega, i distinguo che non tengono più, la doppietta Scajola-Brancher, i “grandi eventi” che hanno riguardato la figura di Bertolaso (pupillo del premier e suo erede mancato), la Finanziaria che fa male, non piace a nessuno e crea problemi anche ai suoi estensori, le incertezze del federalismo di cui si sa ancora pochissimo (se non che sarà difficilissimo anche solo da immaginare), il dissidio ormai plateale con Fini e con larghi settori della maggioranza: tutto questo fa pensare che siamo entrati in una nuova fase politica. Il buon senso e anche la scaramanzia ci portano a diffidare delle soluzioni troppo facili e degli scenari fantascientifici di cui abbiamo letto in queste ore. Berlusconi resisterà, come ha sempre fatto, e proverà a rilanciare, magari appellandosi direttamente al popolo sovrano (in questo caso, il sovrano sarebbe lui stesso, come sempre). È un momento grave, insomma, e molto delicato, ma è anche un passaggio di straordinaria importanza per il centrosinistra: una grande opportunità per chi pensa all’Italia in modo …

"Una crisi pagata dai giovani", di Samuel Bentolila, Tito Boeri e Pierre Cahuc

La disoccupazione giovanile è al 20 per cento in Europa. Si tratta anche di una conseguenza di riforme del mercato del lavoro rimaste incomplete. Per rendere politicamente accettabili quelle intraprese a partire dalla fine degli anni Ottanta, si è lasciato che influissero solo sulle nuove assunzioni. Si è così creato un dualismo nel mercato del lavoro, tra contratti a tempo indeterminato e contratti a tempo determinato. Che è iniquo e fortemente distorsivo. Si può risolverlo ricorrendo a forme di tutela progressiva del lavoro. Mai prima d’ora una crisi aveva colpito così tanto i giovani. Questa volta non abbiamo avuto soltanto il congelamento delle assunzioni, anche una grande quantità di contratti temporanei non sono stati rinnovati. Di conseguenza, la disoccupazione giovanile nell’area euro è balzata in maggio al 20 per cento con livelli più alti nei paesi con maggiore dualismo nel mercato del lavoro, dal 15 per cento di prima della crisi. In Spagna, quattro giovani su dieci che partecipano al mercato del lavoro sono disoccupati, in Italia uno su tre, in Francia e Svezia – …

"Il boomerang della diseguaglianza", di Marco Simoni

Qual è la conseguenza della diseguaglianza? Questa domanda, le implicazioni che se ne potrebbero trarre, dovrebbe salire di importanza nelle discussioni di queste settimane sulla migliore politica economica da seguire. In estrema sintesi, al momento si fronteggiano due posizioni. Una è quella degli Stati Uniti, della Francia e di economisti come Paul Krugman di Princeton. Si sostiene che sia importante continuare a sostenere la spesa pubblica per consolidare la ripresa ed evitare che vi sia una seconda recessione. La seconda posizione, seguita da Germania, Regno Unito e da economisti come Alberto Alesina di Harvard, crede al contrario che sia ormai tempo di cominciare a ridurre il deficit per evitare che alla crisi economica faccia seguito una ben più grave crisi del debito pubblico. Alcuni Paesi come l’Italia non hanno praticamente scelta. Con un debito pubblico che supera largamente il 100% del Pil, l’aggiustamento dei conti pubblici è inevitabile. Quel che non è inevitabile, tuttavia, è il modo in cui avviene questo aggiustamento, le spese che si decidono di tagliare, e le riforme che si accompagnano …