Mese: Luglio 2010

«Strappo finale delle Regioni», di Roberto Giovannini

Il governo spacca il fronte degli Enti Locali: sulla manovra trova l’accordo con i Comuni e le Province, mentre arriva alla rottura totale con le Regioni, che ora vogliono restituire allo Stato le deleghe che non sono più in grado di sostenere dopo i tagli di 8,5 miliardi decisi nel decretone. Ma anche le Regioni si dividono: i due leghisti, Roberto Cota (Piemonte) e Luca Zaia (Veneto), si sfilano dalla battaglia condotta dai due presidenti di Emilia-Romagna, Vasco Errani, e Lombardia, Roberto Formigoni. A Palazzo Chigi si sono presentati prima i presidenti delle Regioni, poi a ruota i sindaci dell’Anci e i presidenti di provincia. Era evidente che Tremonti non aveva nessuna intenzione di fare concessioni alle Regioni, che chiedevano di riproporzionare i tagli tra Stato centrale ed enti locali. In realtà, introducendo Berlusconi ha aperto all’idea di un gruppo di lavoro per «prendersi quattro giorni» e valutare possibili aggiustamenti. Ma è stato subito stoppato da Tremonti, che ha chiarito che intervenire sulla manovra a questo punto avrebbe conseguenze catastrofiche, con possibili bastonate da parte …

Telecom, 3700 licenziamenti nel giorno dello sciopero

Aprire la procedura di mobilità per 3700 lavoratori, nel giorno stesso in cui i tuoi dipendenti scioperano per 4 ore contro un piano che prevede 6.800 esuberi, è un’iniziativa che ha una duplice ed incredibile valenza, unendo alla sua assoluta gravità l’inconfondibile timbro della provocazione. È quello che è riuscita a fare ieri Telecom, in una giornata resa ancor più surreale dallo sciopero delle agenzie di stampa, che ha trasformato le indiscrezioni in una notizia ufficiale soltanto in serata, quando l’azienda ha dato conferma della sua iniziativa, con l’invio dei telegrammi alle organizzazioni sindacali contenenti la comunicazione dell’avvio della procedura di mobilità. «Mentre ci giungevano i dati sulla riuscita dello sciopero nazionale indetto in tutto il gruppo Telecom Italia – ha raccontato Alessandro Geneovesi, segretario nazionale di Slc-Cgil -, con un’adesione media intorno al 70%, l’azienda ci ha informati che nelle prossime ore saranno aperte le procedure per 3.700 licenziamenti, oltre la metà degli esuberi dichiarati dal recente piano triennale 2010-2012». TRATTATIVA DI 75 GIORNI Per il dirigente sindacale si tratta di «un comportamento vergognoso …

Cala il potere d'acquisto. Le famiglie italiane risparmiano solo il 13,4% del reddito

Scende il potere di acquisto delle famiglie italiane nel primo trimestre dell’anno. Lo segnala l’Istat – che mercoledì ha anche pubblicato un’analisi sui prezzi delle città -secondo cui nei primi 3 mesi del 2010 il reddito disponibile delle famiglie in termini reali) é diminuito dello 0,5% rispetto al trimestre precedente e del 2,6% rispetto al I trimestre 2009. Scende anche la propensione al risparmio: il rapporto tra il risparmio lordo delle famiglie e il loro reddito disponibile (questa la definizione dell’Istat) ha raggiunto il 13,4%, riducendosi di 0,6 punti percentuali rispetto al trimestre precedente e di 1,6 punti percentuali rispetto allo stesso periodo del 2009. Nel primo trimestre 2010, inoltre, é proseguita la flessione del reddito disponibile delle famiglie, che é diminuito dello 0,2% in valori correnti rispetto al trimestre precedente, mentre é tornata a crescere la spesa delle famiglie per consumi finali (+0,5%). Il tasso di investimento delle famiglie (definito dal rapporto tra gli investimenti fissi lordi delle famiglie, che comprendono gli acquisti di abitazioni e gli investimenti strumentali delle piccole imprese classificate nel …

«Svolta intercettazioni. Alfano: pronti a cambiare», di Francesco Grignetti

Il Guardasigilli al Quirinale per superare le tensioni con il Presidente Alla fine il canale di comunicazione tra palazzo Chigi e Quirinale s’è aperto. Ma nelle forme dovute. Ieri il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, è salito nella sua auto blu e si è fatto portare alla Presidenza della Repubblica. Lì lo attendeva il segretario generale della Presidenza, Donato Marra, uno dei principali collaboratori di Giorgio Napolitano, che gentilmente è stato ad ascoltare quanto il governo manda a dire al Capo dello Stato. Poche concise parole per un messaggio chiaro: il ddl Intercettazioni cambia. E non poco. Cambia tutto il necessario perché siano superate le «criticità» che il Presidente della Repubblica ha segnalato nei giorni scorsi. Berlusconi ha dunque deciso che non è il caso di proseguire con il muro contro muro. Ora c’è solo da attendere i prossimi passaggi parlamentari per vedere che cosa accadrà. Quali gli aspetti tecnici che saranno riscritti. Una visita non da poco. «Un gesto di attenzione istituzionale», lo definiscono al Quirinale. Dopo le tensioni dei giorni scorsi, culminate con …

«Quando lo sciopero funziona», di Mario Lavia

C’era un modo migliore per trasmettere un messaggio agli italiani? Bisogna avere l’onestà di rispondere a questa domanda, quando si discetta sulla efficacia dello sciopero dei giornalisti. Anche questo giornale si è chiesto se avesse un senso non far uscire ieri i giornali invece di spiegare e rispiegare le ragioni del no ad una legge sbagliatissima come quella sulle intercettazioni. Anche Europa si pone il problema di trovare nuovi strumenti di pressione e di protesta, di coinvolgimento dei colleghi specie più giovani e meno sindacalizzati, anche noi chiediamo alla categoria di svecchiare certi discorsi e di non chiudere gli occhi dinanzi ad una realtà per la stampa sempre più drammatica. Si è discusso, nelle redazioni: bene, benissimo. Ciò detto, ci pare che lo sciopero dei giornalisti abbia colto l’obiettivo di far sapere all’Italia (soprattutto quella che i giornali non li compra ma che vive davanti alla tv) che il governo pretende una legge che limita il diritto-dovere di informare e quello, forse ancora più scottante, di svolgere le indagini sulle mille facce del malaffare italiano. …

Il 9 luglio silenzio della rete, per evitare che possa essere un silenzio definitivo

Questo sito partecipa alla “Giornata del silenzio della rete” e aderisce alla mobilitazione degli organi di informazione promossa dalla FNSI. E’ una giornata di silenzio che serve a parlare, anzi a urlare! Non è un paradosso, perché mai come in questo momento è necessario far sentire la voce di disapprovazione per un provvedimento, il ddl sulle intercettazioni, che compromette le indagini della magistratura e imbavaglia la stampa. Un provvedimento che lede dunque il diritto alla sicurezza e quello all’informazione dei cittadini. Ecco perché una giornata di silenzio. Per far capire che senza voci libere, come accadrà oggi, il nostro Paese non è un paese libero.

«Scatta la discussione tra Pd e Popolo Viola», di Francesca Fornario

In Italia si verifica uno strano paradosso. Migliaia di militanti dei movimenti, delle associazioni o dei sindacati di base – il genere di persone che definiamo «impegnate» e che Berlusconi definirebbe «comunisti» anche se sono nati nel 1994 e che Vittorio Feltri definirebbe «omosessuali» e che il Tg1 definirebbe «dieci» – non vanno a votare. Non mi riferisco ai pochi che non ci sono mai andati ma ai molti che non ci vanno più. Altri votano per senso di responsabilità, con fatica, per partiti che non li convincono fino in fondo (beh: benvenuti nel club) e che però non si sognano di cambiare. Non perché siano stanchi di sognare: se fossero a corto di sogni non disegnerebbero cartelli colorati con i pennarelli dei bambini, non si annoderebbero un bavaglio intorno alla bocca in segno di protesta contro la censura, non scenderebbero in piazza per chiedere una società migliore. È un paradosso, perché rinunciare a cambiare i partiti significa rinunciare a cambiare la società: e allora perché scendere in piazza? Ne parleremo stasera alle 20 alla …