"La corruzione nel nome di Cesare", di Massimo Giannini
In nome di «Cesare». Le carte dell´inchiesta sulla nuova P3 scoprono l´abisso nel quale stava e sta tuttora per precipitare la nostra democrazia. In mano a una «cupola» che, sul Lodo Alfano, non ha esitato a giocare una partita mortale, dentro e contro lo Stato di diritto. L´ha persa, ma non per questo appare oggi meno pericolosa. Perché il «metodo di governo» che c´è dietro, il «sistema di potere» che organizza e difende, è costruito per servire gli interessi personali del presidente del Consiglio, e per riprodurne i metodi corruttivi all´interno del tessuto politico, del contesto economico e dell´apparato istituzionale. La pericolosità criminale di questa “rete” al servizio di Silvio Berlusconi viene fuori con paurosa chiarezza, a leggere le centinaia di pagine dei verbali. Si resta allibiti nel verificare la frenetica «attività» del comitato d´affari, riunito intorno al coordinatore di fiducia del Cavaliere dentro al Pdl Denis Verdini, al suo braccio destro nell´avventura di Publitalia e di Forza Italia Marcello Dell´Utri, al sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo, e a personaggi come Flavio Carboni, Arcangelo Martino …