"La bomba che ha spento Bologna", di Michele Brambilla
La strage infinita fra terroristi neri P2 e depistaggi. I più giovani non sanno e non possono neanche immaginare che trent’anni fa Bologna – la bella, gaudente Bologna – visse un giorno come di guerra, riprecipitò ai tempi lontani dei bombardamenti. Non c’erano neppure abbastanza ambulanze per far fronte all’emergenza e gli autobus di linea sfrecciavano per le vie a tutta velocità diretti agli ospedali, con un lenzuolo bianco fuori da un finestrino per segnalare l’allarme, carichi di cadaveri e di corpi che ancora respiravano: ma straziati, carbonizzati. La gente che vedeva si chiedeva quale inferno si fosse spalancato, perché non c’erano ancora i cellulari, e le notizie circolavano lente. Il 2 agosto 1980 era un sabato. La stazione era presa d’assalto da turisti che andavano e che venivano, perché Bologna è il crocevia d’Italia, da qui si passa per l’Adriatico e per il Sud, per la Toscana e per il Brennero. Coppie di sposi e di fidanzati, nonni, giovani con zaini stracolmi, tedeschi, bambini in sandali con il sacchetto dei giochi da spiaggia, impazienti …