La storia di Roberta è quella di un’insegnante di ruolo sovranumeraria che nel periodo della sospensiva sugli organici, predisposta dal Tribunale Amministrativo del Lazio, viene costretta a compilare la sua domanda di trasferimento in meno di 24 ore e senza un’idea precisa del quadro generale della situazione scolastica della Provincia di Parma. Deve scegliere in fretta e «al buio» una nuova sede, «in totale disprezzo per la legalità». Roberta Roberti, 45anni, ha trascorso l’ultimo decennio ad insegnare italiano e storia (anche geografia prima che la materia venisse tagliata) all’Istituto Tecnico Industriale Leonardo da Vinci di Parma. Il 28 giugno, e cioè il giorno dopo la concessione di una sospensiva da parte del giudice amministrativo che «congelava» i provvedimenti ministeriali in materia di organici, Roberta riceve una telefonata da parte della segreteria della scuola nella quale lavora: ha tempo fino alle 10 del mattino seguente per presentare la sua domanda di trasferimento in quanto risulta sovranumeraria e dunque perdente il posto. Ciò, spiega Roberta, «si traduce in uno sfregio per la giustizia», infatti il Tar del Lazio aveva accolto il ricorso della Flc decidendo di sospendere fino al 19 luglio gli effetti delle circolari del Ministro Gelmini (poi dichiarate illegittime) sulle iscrizioni nelle scuole secondarie, sugli organici di ogni ordine e grado e sulla mobilità. Per legge Roberta avrebbe dovuto avere cinque giorni di tempo per compilare una domanda che invece, in questo modo, si trova a dover redigere in tutta fretta e completamente alla cieca. L’insegnante allega infatti una lettera nella quale dichiara illegittimi tempi e modalità della richiesta avanzata dall’Ufficio Scolastico di Parma. In seguito si rivolge alla Flc Cgil e prende il via un ricorso formale. La ricorrente, oltre al mancato preavviso di almeno cinque giorni, denuncia il fatto che non le è stato messo a disposizione un materiale adeguato per poter compilare in maniera ponderata la sua graduatoria: i dati sulle scuole di destinazione risultavano di fatto imcompleti e la situazione scolastica provinciale un vero e proprio mistero. Nemmeno il sindacato aveva a disposizione gli elementi utili a stilare una graduatoria delle scelte in quanto, a differenza degli anni passati, c’era un forte ritardo nella pubblicazione dovuto al fatto che gli organici nonerano ancora stati definiti. In sostanza Roberta correva il serio rischio di compilare in maniera errata la sua graduatoria e, per esempio, fare domanda per una scuola nella quale non c’erano posti disponibili. Una situazione kafkiana, fonte di grande disagio. Nebbia assoluta sul proprio futuro professionale oltre che sull’offerta formativa destinata agli studenti. In casi del genere non esistono molte alternative alla carta bollata. L’entità del danno subito è ancora più grave se si considera che nella Provincia di Parma la scelta per una nuova destinazione era ridotta a sole 12 scuole superiori, dove più della metà, e cioè 7, presentava una situazione in cui «c’era un collega che perdeva il posto, proprio come me», racconta l’insegnante. Tra l’altro, se a settembre la riforma verrà bloccata per le seconde, terze e quarte classi, nell’istituto industriale dove Roberta ha perso il posto, riapparirebbero magicamente delle ore. «A quel punto cosa succederà? Io dovrei avere la precedenza,mase nel frattempo un collega avesse indicato quella scuola tra le sue scelte? Si innescherebbe un’ondata di ricorsi a catena, deleteria per l’intero sistema». Il 10 agosto alle 10.30, accompagnata dall’avvocato Marcello Mendogni e con l’appoggio della Flc Cgil Emilia Romagna, andrà dal giudice del lavoro che si esprimerà circa la fondatezza del suo ricorso.
Raffaella Morsia, segretaria regionale Cgil Scuola, racconta che il caso di Roberta è stato il primo in Emilia Romagna, ma nel frattempo se ne sono sommati numerosi altri. «Abbiamo avviato diverse vertenze giudiziarie con procedura d’urgenza in quanto dal primo settembre questi lavoratori si troveranno a dover cambiare sede di lavoro e studenti con gravi ricadute sull’offerta formativa e riflessi pesanti sui loro progetti di vita».
«In uno stato di diritto – conclude- le regole non possono saltare in maniera sistematica».
L’Unità 27.07.10