"Travolti dalla crisi mogli e figli stranieri rifanno le valigie", di Francesca Paci
«Per ora sono in Puglia, taglio le erbe prima della raccolta e dormo nella campagna, così metto da parte i soldi», spiega Lamine al telefono dall’entroterra salentino. Parla in dialetto bresciano come il calciatore Mario Balotelli, l’unica cosa che gli è rimasta della città lombarda in cui ha trascorso gli ultimi quattro anni lavorando come muratore: «Quando mi hanno licenziato mia moglie è rientrata in Senegal, costa meno. Ma appena ricomincio a guadagnare bene torna qui da me». Secondo una ricerca pubblicata dal Giornale di Brescia, la storia di Lamine è tutt’altro che un caso isolato. La crisi non ha risparmiato l’Eden della produttività: se la disoccupazione dei locali ha raggiunto quota 6%, quella degli stranieri è due volte tanto. Così, pare, uno su cinque ha rispedito a casa la famiglia in attesa che passi la nottata. «Mentre gli italiani affrontano la recessione con gli ammortizzatori sociali, nel caso di salariati maturi, e con il ricorso alla famiglia, se si tratta di giovani precari, gli immigrati possono solo alleggerire il proprio bagaglio rimandando temporaneamente indietro …