Dice Nichi Vendola, in procinto di partire per Bertinoro dove stasera – alla scuola «Democratica» – parlerà di religione, che «nella grande area del Pd» sente «una forte onda emotiva». Vendola parla così, è anche per questo che piace molto a chi ha meno di trent’anni e poco o pochissimo a chi ne ha parecchi di più. Non è solo un fatto anagrafico, naturalmente. Scarta sempre di lato, o avanti: va su un altro piano. Gli domandi cosa pensi della reazione dei leader del centro sinistra alla sua candidatura alla guida della coalizione – la gamma va da dispetto a ostilità passando per prudenza – e risponde che sente una forte onda emotiva. Non si riferisce ai vertici, evidentemente. Parla delle persone che incontra. Dice che c’è «molta passione» fra i ragazzi. Gli domandi se non sia stata prematura, la sua candidatura, visto che le primarie non sono proprio alle porte e considerato che il risultato ottenuto è stato per ora di farsi attaccare da destra e da sinistra e risponde che «la forza del centrodestra sta nella debolezza del centrosinistra». E’ lì che c’è da fare, a saldare i pezzi della sinistra. D’altra parte «i massacri mediatici organizzati scientificamente dal centrodestra, che mette in campo pool di persone e di giornali che attraverso collaborazionisti sul territorio – fabbricanti di falsi dossier, li sappiamo all’opera – cercano di demolirti, sono momenti di crescita». Momenti di crescita, li definisce: rafforzano.
Esiste un caso-Vendola, a sinistra. Tutti ne parlano. Di Pietro gli ha dato lo stop, certamente pensando alla possibile erosione del suo bacino elettorale e probabilmente alla sua stessa più che probabile candidatura. Con D’Alema è un dialogo per così dire difficile da antica data, le vicende delle primarie pugliesi non hanno aiutato. Bersani è il segretario in carica e si capisce che si irriti se qualcuno si alza e dice: corro anch’io. Del resto non c’è neppure la pista, al momento, e i problemi del paese effettivamente sono altri. Basta sfogliare le cronache. Veltroni lo ha invitato a Bertinoro e allora ecco che subito riparte la ridda dei sospetti: nuove alleanze, nuove strategie per rimescolare le carte a sinistra? Pippo Civati, in campeggio coi giovani democratici in Emilia, lo ha elogiato dopo un incontro alle Fabbriche e ora parla di «generosità in politica»: è stato iscritto d’ufficio tra i neovendoliani. Le cose non stanno così, le cose – fuori dai palazzi romani – non stanno mai come le racconta chi è schiavo dell’antica logica del nemico interno: la logica per la quale è sempre più urgente annientare il presunto rivale domestico anzichè mettere insieme le forze per sconfiggere chi occupa disastrosamente l’altra metà campo. Anche i giornali, con le semplificazioni derbistiche, non aiutano – lamenta Civati.
Proviamo a vedere cosa sta succedendo in questi giorni. Alcune centinaia di giovani appassionati di politica anzichè andare in vacanza hanno deciso di spendere qualche soldo e molto tempo a pensare il futuro. Succede nel Pd. C’è la scuola di Democratica a Bertinoro, di cui Veltroni va fiero, dove centinaia di ragazzi (non tutti Pd, ce ne sono di Sinistra e Libertà, dell’Idv, cattolici e radicali) parlano in queste ore di diritti e religioni.
«I ragazzi si appassionano ai grandi temi del presente, più difficilmente alle correnti di partito. Chiedono unità e visione. Hanno la passione che serve per dare nuove risposte. L’investimento da fare è questo», diceva Veltroni alla vigilia del seminario. Pippo Civati, in campeggio a pochi chilometri da lì con altre centinaia di giovani: «Detesto le logiche di quelli che a tavolino traggono conclusioni tipo ‘due scuole vicine dunque rivali’, non c’è nessuna conflittualità, ce ne dovrebbero essere cento in tutta Italia di iniziative così e decine ce ne sono: in Lombardia, in Sardegna, al Sud. Detesto quelli che se dico che Vendola ci offre una grande occasione di confronto mi additano come il traditore: non abbiamo bisogno di duelli ma di condivisione, la felicità non esiste se non è condivisa, anche la politica funziona così. Il nostro motto qui al campeggio è: alla pari. Non chiediamo la provenienza di nessuno, chiediamo ai ragazzi di mettersi a disposizione. Solo con la generosità potremo sonfiggere il berlusconismo: solo offrendo la proposta di un modello positivo, diverso dalle battaglie di potere, un modello in cui le persone sappiano e vogliano collaborare. Questo chiedono i giovani che vedete qui». Questo dicono anche i venti-trentenni di diverse provenienze che Francesca Fornario ha chiamato a collaborare in un gruppo di lavoro sui temi concreti: la bioetica, i diritti, il lavoro, lo sviluppo sostenibile, le energie, lo studio. Ne abbiamo sentiti alcuni, trovate le loro parole in queste pagine: militano nel Pd e nell’Idv, nel movimento Cinque stelle e in Sinistra e libertà. Si trovano a fare volantinaggio insieme. Lavorano ad iniziative comuni. Non hanno nessun interesse alla battaglia per la leadership per le primarie: certamente non adesso. «Continuare a combattere tra di noi è l’unico modo sicuro per far restare Berlusconi al potere a vita», dice uno di loro. Troppo semplice? Ingenuo? Pensateci. Mettetevi nei panni degli elettori, anche, non è difficile, ciascuno di noi lo è.
La «bella politica», abbiamo sentito nelle scuole e nei campeggi in questi giorni, è quella che sarà capace di fare “Punto e a capo” con le cricche, le P2 e le P3 – giusto ieri il Pd ha chiesto una commissione d’inchiesta, questo giornale vi parla di P2 da mesi, direi da sempre. E’ quella capace di voltare pagina e di superare le logiche di condominio di chi per far dispetto al vicino demolisce le scale di casa.
Apro il blog di Civati: «Ho chiesto e ripetuto – anche a Bari, Vendola presente – di evitare questo clima da spareggio, che non è utile a nessuno. La candidatura di Vendola fa bene al centrosinistra. Non ho mai escluso che possano essercene altre, però. Né che la ricerca del candidato si esaurisca ora. Mi auguro che il confronto avvenga sull’idea di “Paese” e non sull’idea di “cordata”. E che non ci siano “reazioni” da parte di nessuno, ma “azioni” da parte di tutti». Apro quello di Vendola, parla di Fiat: «Siamo di fronte a scelte che mettono in discussione la credibilità del piano industriale della Fiat e del suo management. Tutto questo mentre siamo di fronte alla vera emergenza nazionale dell’Italia: la perdita ogni giorno di migliaia di posti di lavoro, il quotidiano passaggio di migliaia di famiglie da una vita dignitosa alla povertà».
L’Unità 25.07.10