L´alternativa ai tagli: biglietti più cari del 36% e abbonamenti mensili anche a 55 euro.
Indagine della Associazione trasporti dopo i sacrifici imposti alle Regioni. Due ipotesi in campo. Rischiano di scomparire tra i 10 mila e i 20 mila posti di lavoro
Meno bus e metro o aumenti di biglietti e abbonamenti compresi tra il 36 e il 72%. La manovra che stringe il collo agli Enti locali, rischia di ridurre ai minimi termini il trasporto pubblico e lascia solo due alternative alle aziende: la riduzione del servizio o un ritocco record delle tariffe.
Secondo l´Asstra, associazione che riunisce le aziende del trasporto pubblico, potrebbero scendere dagli autobus, dalle metropolitane, dalle ferrovie locali oltre 270 milioni di passeggeri ogni anno, pari a circa 740mila persone al giorno. In gran parte sono pendolari e studenti che di fronte ai tagli e ai rincari, potrebbero scegliere di abbandonare i mezzi pubblici preferendo quelli privati, andando così ad ingrossare il già folto esercito degli automobilisti che ogni giorno si infilano nel traffico contribuendo all´inquinamento delle grandi aeree urbane.
Se il dimagrimento previsto dalla manovra imporrà a regime una riduzione pari al 10% delle risorse per il trasporto pubblico girate alle Regioni (e a cascata a Comuni e Province), si potrebbe arrivare ad un calo parallelo di 196 milioni di km in meno percorsi all´anno per autobus e metro e di 3,9 milioni di treni/chilometro in meno per le ferrovie regionali, esclusa Trenitalia. Ma la sforbiciata al settore potrebbe essere molto più pesante e rendere plausibile una diminuzione delle risorse del 20% per il servizio oggi offerto alla collettività. In questo caso la rimodulazione delle linee registrerebbe un saldo negativo di 392 milioni di chilometri offerti nel trasporto locale e meno 7,8 milioni di treni/chilometro.
«I tagli previsti dalla manovra sono la condanna a morte del sistema dei trasporti pubblici locali come lo conosciamo oggi in Italia» spiega Marcello Panettoni, presidente di Asstra, «la nostra è una previsione né fosca, né terroristica, né tantomeno politica, ma solo realistica e concreta affinché la politica e i cittadini sappiano a cosa si va incontro». In queste ore le aziende stanno pensando ad un piano “B” che non penalizzi i passeggeri: ma l´unica strada praticabile passa per un aumento delle tariffe. E che aumento: se la manovra ridurrà le risorse del 10%, le aziende saranno costrette a incrementare le tariffe del 36%. Ad esempio, un biglietto a tempo che oggi costa 1,04 euro schizzerebbe a 1,40. Un abbonamento mensile passerebbe, (nell´ipotesi di un taglio del 10%) da 32 a 43,50 euro con un aggravio pro-capite di 130 euro l´anno. Tutti valori che potrebbero raddoppiare nell´ipotesi di una riduzione delle risorse al 20%.
Ma l´impatto della manovra potrebbe avere anche delle ripercussioni sul personale in forza delle aziende: se le risorse caleranno del 10% ci saranno 9.860 dipendenti in meno a livello nazionale, dei quali 8.120 addetti alla guida. Il doppio, nel caso di un taglio del 20%. Il dimagrimento forzato degli autoferrotranvieri sarebbe del 7,2% nei servizi urbani e dell´8,9% nei servizi extraurbani e ferroviari. Nel dettaglio, rischiano il posto tra i 40 e gli 80 addetti a Bari, fino a 256 a Firenze e sono a rischio licenziamento fino a 1100 dipendenti Atm e fino a 750 lavoratori delle Ferrovie Nord a Milano. A Roma (Cotral) nel mirino ci sono dai 271 ai 542 addetti, tra i 422 e gli 880 a Torino e tra i 242 e i 511 a Napoli.
La Repubblica 15.07.10