attualità, politica italiana

È un governo in agonia

Dimissioni, per evitare il voto della mozione di sfiducia alla Camera presentata dal Pd e accolta dal presidente della Camera, Gianfranco Fini: si conclude così l’esperienza al governo di Nicola Cosentino che, coinvolto nello scandalo P3, lascia il posto di sottosegretario all’Economia. Fatale, all’esponente del Pdl, la scoperta di un affaire che vede tra i suoi protagonisti il faccendiere Flavio Carboni e gli imprenditori campani Lombardo e Martino (arrestati) e il governatore della Sardegna, Ugo Cappellacci (indagato). La “cupola” avrebbe avuto come interesse primario la gestione degli appalti sull’energia eolica in Sardegna ma si è anche occupata di politica in senso stretto, orchestrando una campagna diffamatoria ai danni di Stefano Caldoro, candidato del Pdl alle regionali campane, nel tentativo di rilanciare le azioni di Cosentino nella corsa a governatore, in netto ribasso dopo essere stato accusato di associazione camorristica.
Da Enrico Letta, vicesegretario del Partito Democratico, arriva un giudizio netto: “La maggioranza, con le dimissioni di Cosentino, dimostra di essere alle corde. Quella di oggi è la rivincita di due soggetti politici sull’arroganza del premier. È la rivincita del Pd che ottiene un altro risultato dopo le dimissioni di Brancher ed è la rivincita di Fini che dimostra di poter mettere sotto politicamente Berlusconi più di quanto i ragionamenti sui numeri dei mesi scorsi lasciavano intendere”.

Per Rosy Bindi, presidente dell’assemblea del Pd, l’esecutivo “è in agonia, travolto dagli scandali e dalle guerre intestine della maggioranza: il premier è costretto a usare tutta la sua moral suasion per evitare che la crisi politica esploda in Parlamento. Dopo Scajola e Brancher arrivano anche le dimissioni del sottosegretario Cosentino: quanto può durare questo gioco al massacro delle istituzioni? Prenda atto della fine di una stagione politica e prima che si dimetta il quarto, venga nelle aule parlamentari a spiegare agli italiani perché non è più in grado di andare avanti”.

Anche il capogruppo del Pd alla Camera, Dario Franceschini, rivendica “la vittoria del Pd e delle opposizioni unite che con la mozione di sfiducia hanno ottenuto, dopo Brancher, le dimissioni di Cosentino. Il governo ormai cade a pezzi e la nostra battaglia per la legalità e la trasparenza continuerà senza tregua”.

La capogruppo in Senato, Anna Finocchiaro, non ritiene ancora chiusa politicamente la vicenda: “Le doverose dimissioni di Cosentino sono una vittoria del Pd e dell’opposizione e consentiranno alla magistratura di svolgere, fino in fondo, il suo dovere. Tuttavia non risolvono la questione politica aperta dal quadro inquietante emerso dalle indagini in corso. Alla magistratura – spiega ancora Finocchiaro – spetta ora il compito di far emergere la verità per quel che riguarda gli aspetti penali della vicenda. Tuttavia è al Parlamento che compete ancora la necessità di fare piena chiarezza su un’evidente questione politica ancora tutta aperta, che non si esaurisce con le dimissioni di Cosentino. La gravità di quanto continua ad emergere coinvolge esponenti importanti delle nostre istituzioni che si sono mischiati con faccendieri e personaggi dai ruoli poco chiari e rischia di minare le fondamenta su cui si regge la nostra Repubblica e la democrazia di questo Paese. Per questo, a nome dei senatori del Pd, torno a chiedere al Presidente Schifani di aprire un dibattito parlamentare sulle eventuali responsabilità politiche, su quel che il governo intende fare per arginare fenomeni di corruzione apparentemente dilaganti e che non è possibile tollerare oltre. E chiediamo che a questo dibattito partecipi il Presidente del Consiglio Berlusconi. Non può sottrarsi – conclude la Capogruppo del Pd al Senato – alla responsabilità politica di chiarire al Parlamento e di fare luce su questa vicenda”.

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Le opposizioni – Il Pd: dimissioni anche per Caliendo. E il premier riferisca in aula
Franceschini: «È peggio di Tangentopoli»

«La maggioranza dimostra di essere alle corde. È la rivincita del Pd, che ottiene un altro risultato dopo le dimissioni di Brancher, ed è la rivincita di Fini, che dimostra di poter mettere sotto politicamente Berlusconi più di quanto i ragionamenti sui numeri dei mesi scorsi lasciavano intendere». Così il vicesegretario dem Enrico Letta accoglie le dimissioni da sottosegretario di Nicola Cosentino, dopo che la mozione di sfiducia presentata congiuntamente dai tre capigruppo dell’opposizione era stata calendarizzata da Gianfranco Fini per mercoledì prossimo, contro il parere di Pdl e Lega.
A precedere l’annuncio delle dimissioni è stato anche il question time che si è svolto nel pomeriggio nell’aula di Montecitorio. Due le interrogazioni presentate sul tema, da Andrea Orlando per il Pd e da Massimo Donadi per l’Idv. La risposta del governo è stata identica per entrambi: uno striminzito e formalissimo fogliettino letto da Elio Vito («Nessuna decisione può essere assunta prima di conoscere fatti che sono tutti da acclarare»), che lasciava trasparire più l’imbarazzo del ministro che l’effettiva volontà di difendere un sottosegretario già dato da tutti per dimissionario.
Non per questo, però, le repliche affidate rispettivamente a Dario Franceschini e ad Antonio Di Pietro non hanno avuto motivi d’interesse. Uno, in particolare: mentre il capogruppo dem ha chiesto esplicitamente le dimissioni non solo di Cosentino, ma anche dell’altro sottosegretario coinvolto nelle indagini, Giacomo Caliendo, il leader Idv non ha esplicitamente nominato quest’ultimo. Anche se è stata già depositata una mozione di sfiducia pure nei suoi confronti, condivisa da tutta l’opposizione, la cui discussione però non è stata ancora calendarizzata.
«Quello che abbiamo visto in questi sei mesi fa ricordare Tangentopoli come roba da educande – ha detto in aula Franceschini – in questi quindici anni c’è stato un progressivo degrado della classe dirigente. Non è più solo un problema del premier, dei suoi processi e delle leggi ad personam, perché si allarga a pezzi rilevanti del governo e del Pdl». Per questo, Anna Finocchiaro chiede a nome del gruppo del Pd al premier di recarsi in senato per chiarire «eventuali responsabilità politiche» sulle vicende in via d’accertamento da parte della magistratura.

da Europaquotidiano 15.07.10