"Un centro-destra fuori tempo", di Piero Ignazi
Più che marciare soddisfatta verso i festeggiamenti dei 150 anni, l’Italia si sta rinchiudendo in un cerchio sempre più stretto di malumore, insoddisfazione e cupezza. Eppure se adottiamo uno sguardo lungo che abbracci il secolo e mezzo che ci separa dal 1861, i motivi di orgoglio sono innumerevoli. Pensiamo agli ostacoli e alle difficoltà che il paese ha dovuto superare: all’interruzione del processo di graduale estensione dei diritti civili e politici causato dall’irruzione del fascismo che ha impedito una più rapida e sicura legittimazione dello stato; oppure alla devastazione prodotta dal conflitto mondiale e alle lacerazioni di una guerra civile, limitata quanto feroce; o, ancora, alla miseria disperata di tante parti del Mezzogiorno abbandonate alla prepotenza della criminalità e all’incuria e allo sfruttamento, di possidenti e rentiers. Nonostante questi e tanti altri scogli l’Italia è oggi “irriconoscibile” agli occhi delle generazioni passate: nessuno, nel corso dei primi cinquant’anni del secolo scorso, immaginava che sarebbe diventata un paese del G-7, (potenzialmente) leader in Europa, con i suoi militari impegnati con onore in tante missioni all’estero. Tutto …