Proponiamo una mappa che rappresenta il «lessico politico degli italiani». Le parole che evocano i principali attori, progetti e concetti, estratte dal linguaggio pubblico e privato.
Sui media e nella vita quotidiana. Sono state sottoposte al giudizio di un campione rappresentativo della popolazione italiana, attraverso un sondaggio condotto da Demos-Coop per la Repubblica. In rapporto a due dimensioni diverse. Il primo riflette il significato e il valore che assumono oggi. Il secondo, invece, l´importanza che assumeranno nel prossimo futuro. È un modo di riflettere sugli orientamenti degli italiani, tra presente e futuro. Per individuare, mediante le parole, quali riferimenti oggi siano centrali e quali, invece, marginali. Quali siano destinati a perdere importanza e quali a guadagnarne. Nel linguaggio – e nella visione – delle persone.
La mappa che abbiamo ricavato è complessa. Osservata con attenzione, propone alcune indicazioni chiare e, a nostro avviso, interessanti.
A partire dalle zone più estreme del territorio cognitivo e simbolico delineato.
1. In alto a destra, anzitutto, vi sono i riferimenti topici della società italiana. Le parole che suscitano il favore più ampio e condiviso, sia oggi che in prospettiva futura. Due di esse evocano domande di tipo materialista. La lotta alla disuguaglianza e la tutela del lavoro. Altre due riguardano, invece, valori post-materialisti: la libertà di informazione; il rispetto dell´ambiente e della natura. Infine, la lotta all´evasione fiscale, riassunta nella formula: far pagare le tasse a tutti. All´incrocio fra civismo, giustizia e necessità (viste le difficoltà del momento economico). Cinque parole che definiscono i punti essenziali dell´agenda di ogni attore politico e di ogni governo. Anche quella «libertà di informazione», che il premier non ritiene «un valore assoluto». Contrariamente alla larghissima maggioranza della popolazione e dei suoi stessi elettori.
2. All´estremo opposto, ai margini del territorio simbolico in cui si muovono gli italiani, troviamo una zona brumosa. Dove appaiono – e scompaiono – parole che combinano un giudizio attuale altamente negativo e una valutazione pessimista circa il futuro. Richiamano soggetti di una unica classe – semantica e reale. Si tratta di organizzazioni e attori della politica. Partiti e leader. Senza distinzione. Di centro, destra e sinistra. Vecchi e nuovi. Berlusconi e Bersani, Di Pietro e Grillo, Idv, Udc, Pdl o Pd. Tutti insieme. Uniti dalla sfiducia. Dal distacco. Oggi e domani.
3. La distanza fra l´orizzonte delle domande sociali e i mezzi finalizzati a realizzarlo appare, dunque, un abisso. Nella pratica e nel lessico. Difficile da colmare nella pratica perché difficile, anzitutto, da «dire».
Allo stesso modo, anche gli attori che garantiscono rappresentanza e identità appaiono in declino. Il sindacato, ma anche la Chiesa. Parole che, in futuro, perderanno importanza, secondo gli italiani (intervistati). Al pari del Mezzogiorno, anch´esso declinante, come ambito socioeconomico e di riconoscimento.
4. Così, è interessante osservare come l´area strategica, la zona di passaggio verso gli obiettivi «topici» sia affollata di riferimenti diversi, per campo di significato, ma raramente politici. Fa eccezione Gianfranco Fini, la cui posizione, non lontana da quella del presidente della Repubblica, ne sottolinea il ruolo istituzionale più che politico. Ma anche la domanda di unità e di condivisione affidata dai cittadini, principalmente, a Napolitano.
Per il resto, invece, prevalgono i riferimenti territoriali. Le regioni, ma anche il Nord, il Centro (Italia). E l´Europa. Oltre all´identità nazionale. Da ciò l´importanza attribuita al federalismo e all´unità. Visto che ormai, nel linguaggio politico e in quello comune, l´appartenenza territoriale ha rimpiazzato quella politica.
Altre parole strategiche evocano la domanda di riforme, che valorizzino la concorrenza e il merito, ma anche l´integrazione degli stranieri (la cui «espulsione» è spinta ai margini del territorio simbolico).
È interessante osservare la presenza, in questa stessa area, delle associazioni imprenditoriali. In posizione ben più elevata rispetto ai sindacati. Suggerisce la perdita di «rappresentanza» del lavoro dipendente e il rafforzarsi di quello autonomo e indipendente. Con il rischio che gli operai, già oggi in-visibili, in futuro divengano in-dicibili. Per mancanza di immaginazione e di parole.
5. Se ne colgono altri segni nella regione dei riferimenti considerati emergenti. Poco apprezzati dagli italiani, oggi. Ma destinati a divenire di moda nel prossimo futuro. Segnalano la riduzione del pubblico a favore del privato. Nei servizi e nell´impiego. Non è casuale la presenza della Lega. Ultra-liberista e nordista. L´unico attore politico che sfugga all´area più marginale. Tuttavia, in questa stessa area si collocano anche lo Stato e il Parlamento. Più che soggetti emergenti: ri-emersi. Parole che ritornano, sollecitate dalle inquietudini e dalle paure sollevate dall´opposta spinta verso la privatizzazione e il Presidenzialismo (anch´esso emergente).
Nel complesso, questa Mappa del lessico politico degli italiani offre due indicazioni critiche.
a) È in atto un confronto tra progetti e valori diversi. Conflittuale, attraversa in parte gli stessi settori e perfino le stesse persone. Divise tra voglia di privato e richiesta di pubblico, domanda – e paura – di concorrenza e merito. Stressate fra Nazione e localismo. Anche nel linguaggio.
b) Si conferma il deficit – il vuoto – di rappresentanza politica e sociale. Da cui emerge una sindrome da abbandono. Una società priva di padri e di maestri. Partiti, leader, chiese e sindacati. Non sono in grado di dar loro casa né rifugio. Tanto meno un futuro. Per cui gli italiani – gran parte di essi – si affidano alle appartenenze – e ai miti – del territorio. L´Italia e il Nord, l´Europa, l´unità e il federalismo. In attesa di altri attori in grado di interpretarli. Di dar loro immagine, parola e significato.
La Repubblica 12.07.10