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"Con il federalismo truffa stanno tagliando 14 miliardi di servizi. Regioni, spiegatelo ai cittadini"

Bersani a L’ISOLA CHE C’E’: “Basta con la subalternità alla Lega. L’autonomismo lo abbiamo inventato noi, loro hanno fatto solo le ronde”
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“Non vorrei che il federalismo che ha in testa Tremonti diventasse la via italiana per ridurre lo stato sociale che è basato sulla dimensione locale. Non vorrei che il federalismo fosse il pretesto per dare una botta alla spesa sociale. Non si possono dare mazzate così senza sapere cosa si sta facendo, si passa dal federalismo delle chiacchiere al federalismo della truffa”.
Dalla scuola di politica del Partito democratico che si svolge a Venezia, Bersani ha denunciato come se “si abbassa di 14 miliardi di euro la soglia della finanza regionale locale, o sono 14 miliardi in meno di servizi o sono 14 miliardi in più di tasse. Se vogliamo toglierne uno per gli sprechi? Saranno 13 miliardi oppure saranno 12, ma questo è quello che sta succedendo. Poi come curiamo i cancri, come gestiamo gli asili che chiudono? Occhio ai costi standard. In Emilia 29 bambini su 100 hanno gli asili, in Calabria sono 1,2 magari Calderoli pensa che costa di più ma si sbaglia. Quanti bambini in Italia devono avere l’asilo? 14, 15? e poi chi dà i soldi a chi ha meno? Le Regioni – ha poi continuato – farebbero bene a spiegare ai cittadini di cosa si sta parlando, di quali servizi. Nei prossimi giorni emergerà il tema crucialissimo dei trasporti pubblici, degli interventi per le imprese, dei servizi per la ricerca, della non autosufficienza, dei servizi sociali e degli interventi sull’ambiente. Siamo in Parlamento con le nostre proposte che abbiamo rivolto al governo”.
E se il federalismo che nasconde le tabelle con i calcoli dei costi è un pericolo il Pd deve reagire: “Siamo quelli del sociale: che anche se gli rimane solo un euro lo dà a chi ha più bisogno perché alle difficoltà si risponde collettivamente, si risponde ai problemi solo guardando il mondo con gli occhi di chi è più in difficoltà. In Emilia Romagna son stato il primo maschio a far l’assessore ai servizi sociali e un ragazzo spastico mi disse: cosa m’importa di aver qualcuno che mi allaccia una scarpa se vede solo il mio piede e cosa m’importa se imparo ad allacciarmele se sono solo? mettiamo i bisogni nella comunità, è civilizzazione. La partecipazione è ascolto e presenza dell’amministratore sui problemi e nei luoghi. Il problema non è fare il sindaco è essere sindaco! Perché lo sei? Perché ci sei”.
“La lega ha inventato le ronde e basta, in 15 anni non hanno inventato una cosa, sono solo ideologia. E mentre noi dicevamo che le ideologie eran finite se ne sono costruita una!”, Il PD contro la lega degli egoismi deve tirar fuori “l’orgoglio autonomistico, la mia generazione deve consegnare il testimone ai nativi del PD ma dovete sapere cosa avete alle spalle: le culture a cui ci riferiamo son quelle che hanno inventato tutto quello che di buono il locale ha espresso. mentre dalle destre non viene nessuna politica locale per l’urbanistica. hanno inventato loro i consorzi sociosanitari con cui abbiamo rivoluzionato la sanità pubblica, le aree artigianali, gli asili nido? No. Non esistono riforme partite da Roma, ha sempre cominciato un luogo, con dei partiti riconoscibili per le politiche, dei franchising. ora dobbiamo ricostruire con le buone pratiche, validarle, farle diventare un marchio riconoscibile”. E poi il federalismo non è un’invenzione leghista: “Ne abbiamo iniziato a discutere in Italia ai tempi di Napoleone! Il discrimine già prima del Congresso di Vienna era tra chi proponeva una confederazione di stati e se a guida papale, piemontese…poi c’era un filone democratico radicale che vagheggiava l’unità pensando che a partire dal basso come meccanismo partecipativo si potesse accendere la miccia unitaria. ora, secoli dopo, grossomodo non siamo fuori da questa discussione, così il federalismo? il modo più efficiente per garantire con l’aiuto del centro il raggiungimento di livelli di servizi di base più efficienti con condizioni uguali per tutti. invece può mascherare una confederazione in cui ci son delle tabelle che accettano un divario nelle condizioni di base

Insomma rifiuta il modello delle destre e ne propone uno alternativo: “Non è la regione dei governatori e del popolo, ma quella di un presidente e delle funzioni. Più ti metti nella rete più devi inventare un recupero d’identità, facendolo a nostro modo, civilmente: non tenendo fuori gli immigrati ma recuperando la comunità. attenti a non giocare coi simboli, usiamolo in modo razionale, alternativamente ai leghisti. C’è un problema di ultimo miglio: in un sistema regionale o nazionale come la banda larga, la ricerca, la sanità, il ciclo dei rifiuti c’è un ultimo miglio politico e organizzativo che spetta all’amministratore locale inventare perché la rete è fredda. Una struttura non può essere isolata dal contesto”. E consiglia di scaldarla aprendosi: “Chiami le associazioni, inventi un servizio aggiuntivo, una convenzione con gli alberghi per l’ospitalità dei parenti dei malati. Se hai la banda larga in un paese di montagna metti a lavorare i giovani che studiano. è una parte importantissima o si crea distacco tra le burocrazie delle reti, regioni, Telecom, asl e i cittadini con in mezzo i comuni”.
In cosa un amministratore del PD deve essere riconosciuto in tutta Italia?
E’ la domanda attorno a cui ruota la parte più ampia del suo intervento: “Noi siamo per l’autonomia della convivenza. A Bolzano la destra accende i fuochi e il PD riconosce i problemi e propone la convivenza. Facile da dire meno da fare, certo non è il buonismo, guardiamo i decili di reddito: gli immigrati vanno tutti negli ultimi 2, quelli dei più poveri. i benestanti non se ne accorgono, non li minacciano, non sanno cos’è il tumulto delle graduatorie per case popolari, prestazioni. E c’è chi si vede buttato fuori. Allora nel federalismo fiscale se un comune ha un servizio e arrivano i nuovi poveri servono posti in più. Chi li paga? lo paga chi è nei decili più alti e magari usa l’immigrato come forza lavoro”.
E poi, il territorio: “Sappiamo che è scarso e dobbiamo disegnare progetto di città”.
Rivendica con gli amministratori e gli studenti della Scuola di Politica come “noi del PD siamo quelli della partecipazione, oggi fra stato e cittadini c’è di mezzo solo la tv. La tecnologica consente più cose ma un amministratore deve avere comunque la sua idea evitiamo di stare in balia dei sondaggi. Dobbiamo avere prima una propria idea, pronti a farsi smentire se ci si accorge di aver pensato una cazzata ma diciamo la nostra, facciamo vedere la personalità”.
E sprona i più giovani: “è l’elemento più forte di formazione alla politica la vera formazione è imparare i problemi sapere che ci sono applausi e fischi, sì e no e sono più formativi i no. E vanno spiegati, dev’esserci una logica “. U n intervento in cui non sono mancati i richiami alla sua storia personale: “Ho cominciato a 23 anni come consigliere comunale di minoranza in un comune di montagna poi ho fatto altre cose fino al ministro.. , ora so che perfino un buon amministratore può essere un pessimo politico ma è difficile che i buoni politici non abbiano mai incrociato un’esperienza di amministrazione, non c’è scissione: la politica deve avere passione, visione e concretezza”. Inizia da una riflessione sul suo percorso politico l’intervento del Segretario del PD, Pier Luigi Bersani a l’Isola che c’è, e poi tocca uno dei primi temi affrontati dalla formazione PD: cos’è la globalizzazione. La definisce “ l’indifferenza ai fatti locativi, oggi per un’impresa è indifferente fare le cose nel luogo in cui le si sono sempre fatte, si cerca un posto più conveniente per quel che si deve fare, si chiama indifferenza allocativa. Ecco che il locale si riafferma nella sua identità aprendosi alle relazioni”. E’ da qui che “per reazione nasce il leghismo, interpretazione del territorio come comunità omogenea intorno alla quale far barriere e attaccarsi alle radici”. e il compito dei democratici è “rovesciare come un guanto il localismo: comuni e regioni non possono farcela da soli, c’’è bisogno di rete per riorganizzare il servizio sanitario, l’acqua, mentre se ti chiudi in casa tua non ti riorganizzi. Certo ognuno ha il suo compito: la regione organizza le reti, deve dire ad esempio che non tutti i comuni possono avere ospedali, sarebbe inefficiente”. Non tagliare e basta però: “Allora fai presidi ambulatoriali, specializzi un comune per una funzione, ma non solo per lui, per tutti i vicini. E ogni territorio deve esprimere la sua vocazione: il comune termale organizza la politica turistica, chi ha un’università gestire la ricerca, tutto puntando sulla vocazionalità in rete”.
Difficile? certo e il segretario del PD avverte: “Occhio non è teoria, quando ho chiuso gli ospedali mi si son incatenati fuori, non è che la globalizzazione ti cura. Per fare l’amministratore ci vuole il fisico e il coraggio di gestire il consenso guardano un metro più in la del cittadino, non chilometri, sennò è inutile fare l’amministratore. E ho visto nei comuni dove si chiudevano gli ospedali che se c’era risposta e si mantenevano le promesse i voti arrivano”.
L’ultima parte della mattinata è passata rispondendo alle domande dei corsisti. è stata l’occasione per parlare di globalizzazione “un vento che ha dato schiaffoni al modello sociale che era il DNA dei progressisiti in Europa: salari alti, diritti dei lavoratori, welfare costoso, fiscalità alta. Un modello che d’improvviso ha trovato di fronte e non sui libri modelli con salari bassi, fisco inesistente e grandi migrazioni. E’ stata una scossa che ha cominciato ad abbassare le prestazioni e la gente ha cominciato a dire che il fisco è insostenibile”. Così la destra “ha avuto un vantaggio politico interpretando il ripiegamento difensivo su cui ha lucrato. Ma ora la destra non porta l’Europa da nessuna parte: buoni a prender voti non a tenere la barra.. manco sull’immigrazione dato che viviamo in regime di Bossi-Fini . Ma noi abbiamo 50.000 nuovi nati l’anno figli di immigrati: il 10%. tra 15 anni saranno il 30%. non hanno voluto emigrare no? Son nati qua e non sono né immigrati né italiani. E’ ora che gli diciamo chi sono provate a dirlo a quelli con cui litigate: non cela fanno a dirvi che avete torto”.

La strategia del PD: “è arrivata l’ora di metterci all’offensiva nei modi giusti: il compito di chi ha valori forti in testa e nel cuore è farli arrivare e essere concreti facendo attenzione che sbagliando si crea regressione. Il riformista porta i valori dal cielo alla terra e fa passi avanti, concreti. Sì alle radici ma leviamoci dalla testa le nostalgie, siamo neonati, dobbiamo darci la militanza, far passare il principio che i partiti sono società civile, rilegittimiamo la politica e facciamolo con fiducia”.
Basta subalternità alla Lega. “Occhio alle ideologie, il colore del comune è quello del gonfalone non il verde. La Lega ha strumentalizzato il territorio facendo il core business delle politiche locali sulla difensiva, ma non inventano nulla. Noi siamo un partito autonomista serio. Siamo troppo subalterni, basta. La Lega la sfido, m’invitassero a Varese alla festa e a chi urla direi: prova a chiedermi quanto deve pesare uno spiedino alla festa per non rimetterci e poi vallo a chiedere al miliardario… è contradditorio voler essere popolari e stare con Berlusconi. Ma che Roma ladrona? Son seduti loro con 4 ladroni di Roma, che è cosa diversa. Quindi no al federalismo delle chiacchiere si a quello razionale e serio”.
I partiti personali e il PD. “Nessun politologo ci pensa ma se guardate l’arco dei partiti italiani son tutti personali, basati su leadership che sono il core business. ma nel futuro la strada è quella o no? E’ qui la differenza tra populismo e democrazia riformante, partiti populisti e partiti popolari. Finché ci sono io scommettiamo su un partito non personale e ne derivano delle cose: serve la discussione non c’è comando. E nell’epoca del web immaginare una discussione senza rilievo pubblico è impensabile. Bisogna sempre far vedere che si discute, litiga, sui problemi dei cittadini e che i cittadini riconoscano come problemi. Se è così si può esprimer pubblicamente opinioni controverse, mostrare il pluralismo. E’ quando non si capisce perché si discute se non in termini di posizioni personali che non va, e i cittadini lo capiscono quando c’è differenza. E ricordate: le componenti devono diventare ingredienti … io son Bersani ma mi ritengo moderatamente bersaniano!

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Legge bavaglio, l’affondo di Berlusconi: libertà di stampa non è diritto assoluto
Un messaggio audio registrato e diffuso sul sito dei «Promotori della Libertà», un file breve e sintetico in cui il premier esprime tutta la sua rabbia contro le proteste di questi giorni – agitate contro il bavaglio, contro la manovra e soprattutto contro di lui – arrivando a dire che «la libertà di stampa non è un diritto assoluto».
«Care amiche e cari amici Promotori della Libertà – inizia il messaggio – vi ringrazio per l’impegno che avete profuso in questi mesi percomunicare agli italiani quanto di positivo ha fatto il nostro governoper fare uscire l’Italia dalla crisi economica senza lasciare indietronessuno e con i conti pubblici in regola, premessa indispensabile peruna ripresa solida e duratura.
I risultati sono indiscutibili e dicono che abbiamo governato bene, con saggezza e lungimiranza, e mantenuto tutte le promesse.
La ripresa economica è una realtà confermata da tutte le rilevazionistatistiche: è aumentata la produzione industriale, sono cresciute leesportazioni, e la crescita del prodotto interno nel primo trimestre (più 0,5 per cento) è più elevata che in tutti gli altri Paesi europei.
L’impegno che oggi vi chiedo è di portare nei gazebo e sulle piazze questo messaggio di fiducia e di ottimismo.
So per esperienza che il vostro entusiasmo, e quell’attivismo che vi distingue tra i militanti del Popolo della Libertà, hanno già saputo superare molti ostacoli. Ora avete un altro compito non facile, ma fondamentale: quello di togliere il bavaglio alla verità. Quel bavaglio che le è stato imposto da una stampa schierata con la sinistra e pregiudizialmente ostile al governo. Una stampa che disinforma, che non solo distorce la realtà, ma calpesta in modo sistematico il sacrosanto diritto dei cittadini alla privacy, invocando per sé la “libertà di stampa” come se si trattasse di un diritto assoluto. Ma in democrazia non esistono diritti assoluti, perché ciascun diritto incontra sempre un limite negli altri diritti prioritariamente ed egualmente meritevoli di tutela. Questo, come ben sapete, è un principio elementare delle democrazie liberali. Un principio che la stampa italiana, in maggioranza, ha scelto purtroppo di ignorare.
Allora dobbiamo spiegare tutto questo anche attraverso i gazebo a tutti gli italiani.
C’è poi anche un altro messaggio importante che occorre trasmettere in questi giorni.
Riguarda l’assoluta necessità della manovra economica, che è in linea con le richieste dell’Unione Europea di ridurre la spesa pubblica, che da anni ormai supera il nostro prodotto nazionale.
Per coniugare rigore e sviluppo, il nostro governo ha deciso di affiancare alla manovra alcune misure per la ripresa e per la liberalizzazione delle imprese. Abbiamo deciso di avviare una grande rivoluzione liberale, attraverso la quale diminuiremo l’oppressione burocratica, che è un peso altrettanto insopportabile, al pari dell’oppressione giudiziaria e di quella tributaria.
Modificheremo in senso liberale l’articolo 41 della Costituzione.
Ma abbiamo già introdotto nella manovra in corso di approvazione una norma che consentirà di non richiedere nessuna autorizzazione ex ante prima di aprire un’impresa, ad esempio un negozio, rinviando ad un momento successivo il controllo, che potrà essere solo “ex post”.
In Italia tutto ciò è stato impossibile finora a causa di una cultura comunista e catto-comunista, per la quale chi si assume la responsabilità e il rischio di prendere un’iniziativa in proprio, è un potenziale sfruttatore ed un potenziale evasore.
Per noi, invece, gli imprenditori sono la vera risorsa dell’Italia, sono il nostro petrolio. Per questo noi vogliamo che lo Stato ne riconosca nella stessa Costituzione l’utilità economica e sociale e il contributo che chi intraprende, chi rischia, chi investe dà al bene di tutti.
Con questa vera e propria rivoluzione per avviare una nuova impresa o un nuovo stabilimento basterà una semplice comunicazione allo Sportello unico che ogni Comune dovrà mettere in campo. Questa semplice comunicazione di inizio attività sostituirà la richiesta di permessi, di autorizzazioni, di concessioni, di licenze: che sono, tutte queste cose, un linguaggio da Stato despota, da Stato padrone, che concepisce i suoi cittadini come sudditi. Ribadisco.
Questa sarà una vera e propria rivoluzione e liberale.
Conto su di voi, cari amici, perché questo messaggio di fiducia, di rinnovamento liberale dello Stato e di amore per il bene di tutti, trovi ascolto tra la gente che ci ha votato ed anche tra coloro che lo faranno per la prima volta perché delusi da un’opposizione solo capace di criticare e di insultare».

da www.unita.it