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Rai di tutti, non dei partiti

Pier Luigi Bersani ha presentato nel corso di una conferenza stampa la proposta di legge del Pd per riformare la governance della RAI. “Disposizioni per la gestione della RAI”: per un’impresa libera, svincolata dalle “cooperative pseudopolitiche”

“La RAI non lavori contro se stessa e diventi un’azienda libera dai Partiti ed economicamente stabile, in quanto è una società per azioni che esercita un’attività di servizio pubblico; è una impresa che vive con i soldi dei cittadini.” E’ questa l’idea del Pd per la Rai, contenuta nel disegno di legge dal titolo: “Disposizioni per la gestione della Rai”, presentato nel corso di una conferenza stampa, nella sede del Pd Nazionale, dal segretario Pierluigi Bersani, primo firmatario del ddl.

Presenti alla conferenza stampa: Carlo Rognoni, presidente del Forum Pd per la Riforma del sistema radiotelevisivo, Matteo Orfini, responsabile Cultura del Pd e Fabrizio Morri, senatore Pd, membro della Commissione per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi.

“Serve un intervento urgente perché siamo alla crisi della Rai, sia sul piano del pluralismo sia su quello della strategia e dell’equilibrio economico industriale”, ha sottolineato Bersani prendendo spunto dalle osservazioni fatte ieri dal Presidente della Camera, Gianfranco Fini, e da quello dell’Agcom, Corrado Calabrò.

“Il Pd propone che la Rai diventi un’impresa libera, svincolata dalle ”cooperative pseudopolitiche” abrogando parte delle norme che oggi assoggettano la Rai a un regime speciale, restituendo l’azienda ad una piena applicazione del codice civile”, ha illustrato il segretario democratico.

Una riforma della governance di viale Mazzini, dunque, che prevede un Amministratore delegato, indicato dal consiglio con maggioranza dei due terzi, nella pienezza dei suoi poteri, al posto dell’attuale Direttore Generale. Un amministratore che rappresenti l’affidabilità.

Nel ddl del Pd è contemplato un cda nominato in parte dalla Commissione di vigilanza, in parte dalla Conferenza Stato-Regioni e dall’Anci. Inoltre l’azienda deve essere azionaria, per avere maggiori garanzie. “Al momento- ha spiegato Bersani – i vertici Rai non conoscono nulla di quello che accade all’interno dell’azienda, mentre continuano le incursioni esterne. Alla Lega in particolare non piace la Rai, ma non gli da fastidio maneggiarla….”.

“Con questa norma, proposta dal Pd si rompe il primo anello della catena che ha imprigionato una grande azienda pubblica. E si vuole ragionare sui limiti dell’antitrust”, ha proseguito Bersani.

In attesa di realizzare la riforma complessiva del sistema, è necessario intervenire sulla “governance” della RAI, in un momento di radicale cambiamento tecnologico e di mercato in cui la Rai deve svolgere un ruolo decisivo a garanzia del servizio pubblico.

“La RAI deve avere una propria struttura. Una Missione pubblica e pluralismo, perché il 60% dei telespettatori prende notizie dai Tg. In questo momento abbiamo una manovra economica micidiale, ma siccome i talk show vanno in vacanza, di informazione pubblica non ce n’è. Quindi quando ci vengano a dire che la Rai è di sinistra è inaccettabile, oltre al danno la beffa – ha concluso il Segretario_”.

Carlo Rognoni ha poi spiegato l’importanza di avere un osservatorio per verificare se la Rai in questo momento sta rinunciando al tetto di pubblicità consentito. In quanto con il digitale terrestre le reti Rai sono diventate 13, ma la legge che regola la pubblicità è rimasta la stessa. “Il fatturato pubblicitario dovrebbe essere maggiore, se la Rai non sfrutta questa situazione evidentemente ci sono dei problemi tra i vertici Rai. Questo sarebbe un problema di pubblica amministrazione, ha dichiarato Rognoni”.

Riportiamo in allegato il testo del ddl sulla RAI.

da www.partitodemocratico.it