Se la maggioranza non è in grado di Governare, la palla passi al capo dello Stato, che con la sua saggezza saprà trovare la soluzione migliore”, così Enrico Letta, vicesegretario del Pd, ai microfoni di SkyTg24. “Le contraddizioni della maggioranza stanno esplodendo tutte insieme – ha detto Letta – il rapporto con la Lega è esploso sul federalismo, la questione della legalità e della democrazia è esplosa in rapporto con Fini sul ddl intercettazioni, e poi c’è la grande fatica della maggioranza a gestire la questione economica – le tredicesime, gli insulti ai meridionali da parte di Tremonti, i refusi…”.
Per Letta, Berlusconi “ha messo insieme una maggioranza fatta per vincere e non per governare”. Difatti oggi sui giornali ci sono nero su bianco le minacce di dimissioni di Tremonti…
E in caso di dimissioni il Pd cosa farà? “Ci atterremo alle indicazioni che il presidente della Repubblica vorrà dare e ci assumeremo le responsabilità necessarie per il bene del Paese. L’Italia in questo momento di crisi economica ha bisogno di essere governata”. Insomma Letta ritiene che la situazione nel centrodestra si stia aggravando al punto da richiedere una soluzione politica diversa perché “questa maggioranza è fatta per vincere ma non per governare. Noi siamo rispettosi del mandato elettorale, ma siamo anche rispettosi della Costituzione e se il governo non è in grado di andare avanti toccherà al capo dello Stato indicare sicuramente le soluzioni giuste”.
Sono paralizzati dai litigi e paralizzano l’Italia. Letta fa l’esempio del “fantomatico interim” di Berlusconi che è premier e anche il ministro dello Sviluppo economico: “Sono due mesi che il governo non ha un ministro dello Sviluppo economico e quel ministero lo stanno smembrando, nulla sta accadendo”.
Commentando la proposta avanzata dal leader Udc Casini nell’intervista a Repubblica per un “governo di larghe intese”, Enrico Letta precisa che per il Pd “una preclusione c’è ed è molto chiara”: l’esclusione di Silvio Berlusconi. “Se c’è una preclusione è che chi ha guidato sino ad adesso il governo si faccia da parte”, ha detto.
Ieri era già intervenuto il segretario del Partito Democratico, Pier Luigi Bersani: “Non si può lasciare il Paese in questa situazione. Se la maggioranza non ce la fa, se non ce la fanno, bisogna pensare a qualche altra ipotesi. Ghe pensi mi non è la medicina, è la malattia. E ci porta contro il muro – ha continuato, scagliandosi contro il Presidente del Consiglio e il ministro Tremonti – Berlusconi lo dice da 7 anni e sono 7 anni che ‘ghe pensa lu, prima o poi di questo dovranno convincersi anche i contraenti di questa maggioranza, Un governo conservatore in Inghilterra attacca la rendita finanziaria, in Italia si attaccano le tredicesime di poliziotti e insegnanti. Questo vuol dire che si è perso la testa, prendano atto che non sono in grado di governare la nave perché la nave è senza rotta e i problemi ci sono. Ricordo che è stato Tremonti stesso a ripianare i buchi di bilancio dei Comuni di Palermo e Catania guidati da cialtronissimi del centrodestra. Come dobbiamo definire un ministro che non sa che i ministeri hanno speso ancora meno di quelle regioni da lui indicate come cialtrone? Bisogna governare e non fare propaganda. Tocca a lui raddrizzare l’albero della spesa pubblica perché sono 7 anni che è lì ed è ora che qualcuno si prenda le proprie responsabilità»”
Brancher e intercettazioni. Letta poi ha parlato anche del voto previsto giovedì mattina alla Camera su Brancher. Il vicesegretario del Pd prevede “sorprese, tra assenza e casi di coscienza”. “Abbiamo fondate speranze che il voto di giovedì mattina alla Camera sia negativo e Brancher sia costretto alle dimissioni”, ha detto Letta, prima di dare una sua opinione sull’importanza assunta dal tema delle intercettazioni nell’agenda della maggioranza: “Trovo incredibile e penso che ogni italiano che fa la vita di ogni giorno trovi incredibile che il tema siano le intercettazioni. Ma chi se ne frega delle intercettazioni, è quello che pensa ogni italiano che ha il problema del treno pendolare che non c’è, dei licenziamenti, i problemi sociali che conosciamo. È paradossale che su quella questione si stia sciupando e rovinando la dialettica politica”.
Le parole di Letta colpiscono nel segno e il PDL protesta ricordando di aver vinto le elezioni e di aver diritto a governare. Maurizio Migliavacca, coordinatore della
segreteria nazionale del Partito Democratico, trova “inutile che alcuni esponenti del Pdl replichino piccati alle parole di Letta. Che lo vogliano o no, il centrodestra non riesce più a governare e i problemi del Paese sono davanti agli occhi di tutti. E’ vero che quello in carica è l’esecutivo uscito vincente dalle elezioni e
come prevede la Costituzione è giusto che governi. E’ anche vero, però, che nel momento in cui esso non riesce di fatto a farlo, una soluzione deve pur essere trovata perché l’Italia non può rimanere senza guida. E non è certo
con le battute di Cicchitto e gli altri che si potranno sciogliere i nodi che attanagliano il Paese”.
C’è chi risponde ai pidiellini con una battuta, come ild eputato Guglielmo Vaccaro: ” “Sarà per il caldo, sarà per lo stato di fibrillazione che ormai annebbia i giudizi della maggioranza, mi sembra che nel centrodestra regni una
concezione delle regole a geometria variabile. Questa almeno è la sensazione che si ha leggendo le reazioni alle riflessioni di Bersani e Letta sulla prospettiva di governo del Paese”. Vaccaro ricorda come la Costituzione della Repubblica prevede una procedura chiara per determinare il superamento di una esperienza di governo all’art. 94. Articolo a cui “ha fatto riferimento Letta, richiamando l’eventualità di un intervento del capo dello Stato solo in caso di caduta del governo. Italo Bocchino ha dunque equivocato. La verità è che noi ci atteniamo sempre a una rigorosa interpretazione della disciplina costituzionale”.
Argomento ripreso da Stefano Ceccanti, costituzionalista e senatore PD: “E’ evidente che né Enrico Letta né altri hanno affatto proposto che il
Presidente della Repubblica attivi un inesistente potere di revoca nei confronti del premier. Si finge di non capire che andare al Governo sulla base di un programma da
applicare non è solo un diritto, ma anche un preciso dovere e che, quando non si è più in grado di farvi fronte, ma ci si limita solo a sopravvivere, appare preferibile per tutti sgombrare il campo”.
“Mi sembra che le reazioni della maggioranza alle parole di Enrico Letta bastino da sole a testimoniare nervosismo e tensioni latenti, fuori e dentro il gruppo dei fedelissimi al premier. Letta – ricorda il deputato Francesco Boccia – ha fatto riferimento a un eventuale intervento del Quirinale solo nel caso di una
crisi di governo. Affermazioni, le sue, assolutamente legittime sul piano costituzionale. I problemi di questo Paese sono altri, ma loro non se ne rendono conto. Non sono certo gli stracci che quotidianamente volano nella
maggioranza e che non riescono a dare una risposta, che sia una, alle difficoltà degli italiani. E agli italiani senza dubbio non interessano le ambizioni di Bocchino, le strategie di Lupi, gli impedimenti di Brancher”.
dal sito partitodemocratco.it