I CORSI del primo anno a Scienze della Formazione (di Bologna, n.d.r.) non partiranno a settembre, se il ministro Gelmini non cambierà idea sui ricercatori, messi “ad esaurimento” con la riforma ora in discussione: dunque, se il loro sciopero della didattica non rientrerà.
L’annuncio choc è stato fatto dal preside Luigi Guerra all’ultimo consiglio di Facoltà. Il docente di pedagogia, battagliero e di sinistra, sa bene che la sua offensiva scatenerà un terremoto.
UNA provocazione rivolta al Ministero a Roma, più che a Palazzo Poggi a Bologna. «Ma voglio comunque sollevare con forza il problema nel prossimo senato accademico», ha detto Guerra ai suoi docenti nell’aula magna della Facoltà, nel verde di via Filippo Re.
I senatori dell’ Alma Mater si riuniranno martedì. «Come presidi non possiamo far finta di nulla, ignorare la protesta dei ricercatori, che io condivido e alla quale voglio dare il mio sostegno. Sono al loro fianco. E’ nei loro diritti non accettare insegnamenti per contestare una riforma che li relega in un ruolo ad esaurimento, come dinosauri, senza più possibilità di carriera. E stiamo parlando di giovani che non chiedono una via preferenziale, un intervento ope legis, per avere un futuro in università, ma di poter diventare professori in base al merito».
Il ragionamento di Luigi Guerra parte dai numeri e da un banale conteggio che in questo periodo stanno facendo anche altri presidi. Con preoccupazione.
Scienze della formazione i 53 ricercatori (su 130 docenti in tutto, destinati a calare dal prossimo anno per effetto dei pensionamenti) tengono il 40% dei corsi. Insegnamenti che ora hanno accettato “con riserva” per protesta, come sta avvenendo negli atenei di tutta Italia: se non sarà modificato il Ddl Gelmini, loro non saliranno in cattedra. Come potranno fare le facoltà ad assicurare i corsi? «Non avrò abbastanza docenti e visto che non posso interrompere i corsi di laurea già avviati, dal secondo anno in poi, mi trovo costretto a non far partire quelli del primo anno», spiega il preside. I corsi offerti da Scienze della formazione sono nove, tra Bologna e Rimini: tre lauree triennali e quattro magistrali. «Il problema è molto grave e non posso aspettare l’ inizio dell’ anno accademico.
Il 26 luglio si aprono le iscrizioni, e da oggi sino a quel giorno una soluzione va trovata: altrimenti come potrò accettare nuovi iscritti se poi non riuscirò a garantire loro un docente in aula? Se le cose non cambieranno, per onestà nei confronti dei ragazzi, non accoglierò le iscrizioni al primo anno. E non potrò fare nemmeno la prova scritta prevista il 20 settembre per l’accesso al corso a numero chiuso per insegnanti».
Il messaggio al ministro Gelmini è chiaro e diretto.
Anche altri presidi sono in agitazione. Tutte le facoltà sono destinate ad andare in crisi se i ricercatori smettono di fare lezione, come hanno annunciato di voler fare. Una protesta che si è riaccesa proprio in questi giorni in altri atenei con il blocco degli esami e delle lauree. A Bologna, invece, quasi 700 ricercatori hanno deciso di bloccare la didattica a settembre. A difesa della dignità della ricerca e del loro ruolo.
da Repubblica/BOLOGNA del 03 luglio 2010