È previsto per giovedì mattina alla Camera il voto sulla mozione di sfiducia per il neo ministro Brancher presentata da Pd e Idv. Pdl in difficoltà. La Lega non ha mai digerito la nomina. Il ministro Rotondi avverte: «Quelli che gli voteranno la sfiducia, anche gli interni al Pdl, si mettono all’opposizione del governo…». Non è una distinzione priva di conseguenze quella prospettata dal ministro per l’Attuazione del programma di Governo, Gianfranco Rotondi, nel prendere in esame ciò che potrebbe accadere giovedì prossimo alla Camera, dove è in programma la discussione della mozione di sfiducia individuale contro Brancher, presentata da Pd e Idv.
«Il voto di giovedì mattina alla Camera sul minstro Brancher darà sorprese. Tra assenze e casi coscienza noi ci aspettiamo che quel voto lo costringa alle dimissioni. Brancher ha usato la nomina a ministro per sfuggire ai processi». È quanto prevede Enrico Letta, vice segretario Pd, parlando della mozione di sfiducia presentata insieme all’ Idv in cui si chiedono le dimissioni del titolare del ministero per l’Attuazione del federalismo.
«Il presidente del Consiglio è uomo del fare e significa che ha capito che ci troviamo a un bivio in cui serve un’assunzione di responsabilità da parte sua», perché «è evidente che l’unica soluzione in grado di non mettere a rischio Pdl, maggioranza e governo resta la coabitazione normata».
Lo scrive Italo Bocchino sul sito di Generazione Italia, l’associazione interna al Pdl, secondo cui «se qualcuno pensa che la separazione consensuale significhi che Fini e gli uomini a lui vicini lasciano il Pdl per costituire gruppi autonomi e un altro soggetto politico alleato sbaglia di grosso».
«La separazione consensuale sarebbe più complessa di come appare perchè dovrebbe passare per la certificazione del fallimento del Pdl e per la trasformazione dell’attuale partito in un cartello elettorale o in una federazione, costruendo poi a valle più soggetti politici che operano divisi per colpire uniti elettoralmente», sottolinea l’esponente del Pdl, «Questa sarebbe vera separazione consensuale e non quella a cui qualcuno pensa, che sarebbe invece un’espulsione con obbligo di continuare ad apportare acqua al mulino berlusconiano».
Secondo Bocchino «Berlusconi conosce bene il danno che la vicenda Brancher gli sta procurando, e se scende in campo lui siamo certi che lunedì Brancher andrà dal giudice o in caso contrario il premier gli consiglierà di dimettersi». Riguardo legge sulle intercettazioni, ricorda Bocchino, «confidiamo sulla ricerca responsabile di una soluzione che salvi la legge e la renda accettabile non tanto al Quirinale e a Fini quanto a quei settori dell’elettorato di centrodestra che non la capiscono».
Inoltre, per Bocchino, i sacrifici della manovra «rischiano di scaricarsi solo sul blocco sociale di riferimento elettorale del Pdl senza toccare gli interessi della Lega». «A questo punto serve una via d’uscita perché è evidente che così non si può andare avanti. Se per qualcuno la pace è il ‘mettiti a cuccia’ o il ‘rientra nei ranghi’ che è stato più volte offerto a Fini diciamo subito che ‘non c’è trippa per gatti’».
«Se questo esecutivo non è in grado di governare, la palla passi al Capo dello Stato che, con la sua saggezza, troverà una soluzione». Questa volta è il vicesegretario del Pd Enrico Letta, intervistato da Skytg24, a chiedere ad un governo, considerato in affanno, a farsi da parte «perchè in questo momento di crisi economica l’Italia ha bisogno di esser governata». Ieri da Milano era stato il segretario Bersani a invocare per l’esecutivo «soluzioni politiche diverse».
Il Pd aumenta il pressing convinto che le fibrillazioni in atto nella maggioranza siano destinate solo ad aggravarsi. La linea dei democratici non è lontana da quella dell’ Udc che con Pier Ferdinando Casini, dalle colonne della ‘Repubblica’, torna a chiedere un governo di «larghe intese» e a respinge («non mi faro usare») i pressanti inviti del Pdl a rientrare nello schieramento del centrodestra .
Ma, puntuale, arriva l’altolà dell’ Idv che con Antonio Di Pietro e Luigi De Magistris, annusa possibili «inciuci trasversali» e invita a lavorare per un ritorno anticipato alle urne. Intanto Enrico Letta sostiene che «nella maggioranza stanno esplodendo tutte le contraddizioni: dal federalismo, alle intercettazioni, alla difficoltà a gestire la manovra economica con ‘refusi’ sulle pensioni, scontro con gli enti locali e polemiche sulle tredicesime». Il vicesegretario del Pd attacca Berlusconi per il «fantomatico interim» del ministero dello Sviluppo Economico, lasciato da Scajola, e spiega che il suo partito prevede una crisi nella maggioranza sul caso Brancher.
«Il voto di sfiducia di giovedì mattina alla Camera – sostiene – darà delle sorprese tra assenze e casi di coscienza. Abbiamo la fondata speranza che il voto sia negativo, per cui Brancher sarà costretto alle dimissioni». Tante le reazioni nel Pdl anche da parte dei finiani che criticano l’uscita di Letta. «Sbaglia, non c’è bisogno di alcuna verifica con il Quirinale» dice Italo Bocchino che sottolinea come il Quirinale non sia chiamato a derimere questioni interne ai partiti. E poi la «maggioranza c’è». Il portavoce del Pdl Daniele Capezzone invita Letta a «mettersi il cuore in pace» sostenendo che «evocare ribaltoni e coinvolgere il Capo dello Stato sono due gravi autogol».
Tesi sostenuta anche dal vicepresidente del Pdl alla Camera Osvaldo Napoli che stigmatizza il «voler tirare per la giacca Napolitano confidando in un suo aiuto», mentre il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi parla di «scenari fantascientifici». Nel campo dell’ opposizione, intanto, l’ Idv polemizza con il Pd e l’Udc che chiedono di aprire una fase nuova. Di Pietro e De Magistris se la prendono soprattutto con Casini che nei giorni scorsi non ha risparmiato attacchi a Di Pietro e che è tornato a chiedere un governo di larghe intese che «coinvolga la maggioranza e le forze più responsabili dell’ opposizione». «L’ alternativa a Berlusconi si costruisce con nuove elezioni» dice il leader dell’ Idv che avverte «non faremo da stampella a chicchessia». «La prospettiva di inciuci trasversali che trova espressione nella formula delle larghe intese è un tradimento dei cittadini e un ritorno al paleolitico della politica» sentenzia l’ex pm.
da www.unita.it
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Letta: “La maggioranza non c’è. Ora la parola al capo dello Stato”
Per il vicesegretario del Pd, il premier ha messo insieme una coalizione “fatta per vincere ma non per governare”. Sì al governo di larghe intese proposto da Casini a una condizione: l’esclusione di Berlusconi. Rotondi: “Difenderemo Brancher, chi vota la sfiducia si mette all’opposizione”
Letta: “La maggioranza non c’è Ora la parola al capo dello Stato”
ROMA – “Se la maggioranza non è in grado di governare, la palla passi al capo dello Stato, che con la sua saggezza saprà trovare la soluzione migliore”. Così Enrico Letta, vicesegretario del Pd, ai microfoni di SkyTg24. “Le contraddizioni della maggioranza stanno esplodendo insieme – ha detto – il rapporto con la Lega è esploso sul federalismo, la questione della legalità e della democrazia è esplosa in rapporto con Fini, e poi c’è la grande fatica della maggioranza a gestire la questione economica – le tredicesime, gli insulti ai meridionali da parte di Tremonti, i refusi…”. Per Letta, Berlusconi “ha messo insieme una maggioranza fatta per vincere e non per governare”. Quanto al Pd, “ci atterremo alle indicazioni che il presidente della Repubblica vorrà dare e ci assumeremo le responsabilità necessarie per il bene del Paese”.
Commentando la proposta avanzata dal leader Udc Pier Ferdinando Casini nell’intervista a 1Repubblica 2 per un “governo di larghe intese”, Enrico Letta precisa che per il Pd “una preclusione c’è ed è molto chiara”: l’esclusione di Silvio Berlusconi: “Se c’è una preclusione è che chi ha guidato sino ad adesso il governo si faccia da parte”.
Brancher e intercettazioni. Letta poi ha parlato anche del voto previsto giovedì mattina alla Camera sulla mozione di sfiducia nei confronti del ministro Aldo Brancher. Il vicesegretario del Pd prevede “sorprese, tra assenza e casi di coscienza”. “Abbiamo fondate speranze che il voto di giovedì mattina alla Camera sia negativo e Brancher sia costretto alle dimissioni”, ha detto Letta. L’esponente democratico ha poi manifestato la sua opinione sull’importanza assunta dal tema delle intercettazioni nell’agenda della maggioranza: “Trovo incredibile e penso che che ogni italiano che fa la vita di ogni giorno trovi incredibile che il tema siano le intercettazioni. Ma chi se ne frega delle intercettazioni, è quello che pensa ogni italiano che ha il problema del treno pendolare che non c’è, dei licenziamenti, i problemi sociali che conosciamo. E’ paradossale che su quella questione si stia sciupando e rovinando la dialettica politica”.
Per il centrodestra ha replicato il ministro per l’Attuazione del programma Gianfranco Rotondi: Brancher va difeso “senza se e senza ma”, la maggioranza deve fare quadrato perché è una “persona corretta che viene trattata come l’uomo nero”. Quelli che gli voteranno la sfiducia “si mettono all’opposizione del governo. Parlo di quelli che all’opposizione ci stanno già e quelli che con un voto di questa natura virtualmente ci si metteranno per loro scelta”. Una puntualizzazione che riguarda direttamente la componente finiana del Pdl. “Sono certo – ha aggiunto il segretario della Democrazia cristiana per le autonomie – che di qui a poco, e certo prima di giovedì, Brancher fornirà tutti i chiarimenti necessari per evitare che sul suo nome possa accendersi uno scontro in Parlamento. Comunque l’ultima cosa che ci si può aspettare da una coalizione di governo è che manchi la solidarietà a un componente del governo stesso”.
Bonaiuti: “Nessuna tensione”. Sulle tensioni nel governo interviene il portavoce del premier, Paolo Bonaiuti, smentendo le voci di scontri tra Berlusconi e Giulio Tremonti, con il ministro dell’Economia nuovamente a un passo dalle dimissioni. La collaborazione tra i due, sostiene il sottosegretario, si basa “su una solida amicizia e sulla condivisione totale dell’azione di governo”. Bonaiuti si è detto rammaricato del fatto che voci ritenute “infondate” vengano diffuse su “un tema tanto delicato per tutti come la manovra per la stabilizzazione del pubblico bilancio”.
Lupi: “Da Letta scenari fantascientifici”. Al vicesegretario del Pd risponde il vicepresidente della Camera, Maurizio Lupi: “Dopo Bersani anche Enrico Letta disegna scenari fantascientifici, evocando addirittura l’intervento del Quirinale. Non solo, ma attacca la maggioranza dicendo che è fatta per vincere e non per governare. Premesso che tutto ciò è ampiamente smentito dall’attività di questi primi anni della legislatura, Letta farebbe meglio ad occuparsi del centrosinistra che in questi anni ha ampiamente dimostrato di non essere fatto nè per vincere nè per governare”. E il portavoce del Pdl Capezzone aggiunge: “Evocare ribaltoni e coinvolgere Napolitano, due gravi autogol”. Cicchitto, presidente dei deputati Pdl, ironizza: “Quello di letta è proprio un sogno di mezza estate”.
da www.repubblica.it