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Bersani: "Sulle intercettazioni noi daremo battaglia, Fini sia coerente"

A Piazza Navona il PD con la stampa e la società civile che non accettano bavagli

Alla prova dei fatti, conteranno anche e soprattutto i numeri: questa l’opinione di Pier Luigi Bersani, intervenuto alla manifestazione contro il ddl intercettazioni e per la libertà di stampa organizzata a Piazza Navona a Roma dalla Fnsi. Destinatario del messaggio del leader democratico è Gianfranco Fini, che ha accettato da parte della conferenza dei Capigruppo di Montecitorio la decisione di fissare entro la fine di luglio l’esame del ddl intercettazioni in Aula e poi ha criticato l’accelerazione dei tempi,: “Ad un certo punto si arriva al dunque – ha ricordato Bersani – ci sono le parole e poi i voti. Penso sia giusto chiedere coerenza anche a chi nella maggioranza ha sollevato delle obiezioni sul testo senza ottenere risultati visibili”.

Franco Siddi, segretario Fnsi, durante il discorso che ha aperto la manifestazione di Piazza Navona contro la legge bavaglio è stato durissimo: “Oggi si inaugura la giornata della resistenza civile del 21 secolo che mai avremmo pensato di inaugurare. Non la faremo clandestinamente ma alla luce del sole ripeteremo che la libertà è un bene fondamentale, che è conoscenza, chi considera l’informazione un pericolo sarà sconfitto”.

“Questa legge ha l’unico scopo di impedire di conoscere quello che sta accadendo. Di difendere la privacy degli affari. Anzi, dei malaffari” ha rincarato Roberto Saviano dal palco della manifestazione.

Tanti gli esponenti democratici in piazza: c’erano con Bersani la Presidente dell’Assemblea nazionale Rosy Bindi, la capogruppo in Senato Anna Finocchiaro, il capogruppo alla Camera Dario Franceschini, Piero Fassino, Walter Veltroni, Paola Concia.

Bersani non ha dubbi: “Quest’estate, anche dal punto di vista politico si attendono giornate calde per la libertà dei cittadini. Come hanno più volte denunciato i magistrati, il ddl sulle intercettazioni non solo colpisce nel vivo l’efficacia delle indagini, ma lede la libertà di informazione e di conoscere da parte dei cittadini. In questo senso ci si scontra con la coscienza civile del Paese – ha concluso Bersani – si sta perdendo di vista un tema fondante come quello della legalità e, assieme ad esso, del diritto all’uguaglianza da parte di tutti i cittadini italiani”.

Non è mancato, da parte del segretario del Pd, un richiamo alla strategia del “non-ascolto” messa in atto dal centrodestra nei confronti del Capo dello Stato, il quale – a giudizio di Bersani – “ha ricordato con qualche amarezza che i suoi consigli non sono stati seguiti. Loro hanno voluto forzare calendarizzando il ddl intercettazioni. A questo punto io sono perché il ddl venga ritirato. Napolitano si aspettava delle modifiche che a dire il vero ci aspettavamo tutti”.

A giudizio di Anna Finocchiaro, presidente dei senatori del Pd, “nonostante protestino i magistrati, il procuratore nazionale antimafia Grasso, ci siano critiche anche dal Garante della privacy, l’Fnsi sia scesa in piazza, questa legge per il centrodestra si deve fare per forza e compie un’accelerazione incomprensibile. Non si tratta in questo caso di maggioranza e opposizione, si tratta della difesa dei principi costituzionali”. Per Dario Franceschini, capogruppo del Pd alla Camera, “l’ultima settimana di luglio e la prima di agosto saranno due settimane brutte per la maggioranza”, con evidente riferimento alla forzata collocazione nel calendario dei lavori di Montecitorio del ddl intercettazioni. “Questa è una battaglia – ha sottolineato l’esponente democratico – che riguarda non una parte del Paese, ma tutti gli italiani”. Sulla stessa lunghezza d’onda le parole di Nicola Zingaretti, presidente della provincia di Roma, che ha messo in evidenza come “quello della libertà di stampa è un tema che non dovrebbe avere colore politico e in tutte le democrazie del mondo non lo ha. Oggi si sono riunite a Piazza Navona tantissime persone su un tema fondamentale come la libertà di espressione”. Da Walter Veltroni arriva la constatazione che “il Pd sta facendo tutto quello che e’ possibile fare contro questo provvedimento. Lo ha fatto al Senato e lo fara’ ancor di piu’ alla Camera”, rilevando inoltre che “il provvedimento è doppiamente sbagliato: limita l’azione della magistratura e nuoce alla libertà di stampa”. Anche Piero Fassino richiama alla coerenza i parlamentari del Pdl vicini al presidente della Camera: “Mi auguro che le riserve e le critiche che vengono da settori della maggioranza trovino il modo di manifestarsi al momento del voto sul provvedimento. “Questa manifestazione rende evidente la situazione critica che stiamo vivendo. C’è un presidente del Consiglio che pensa che la stampa debba essere al servizio del potere. È giusto essere qui – ha sottolineato l’esponente democratico – e dire no a una brutta legge che rappresenta una riduzione del diritto dei cittadini ad essere informati e una riduzione della capacità dei magistrati ad indagare”.

da www.partitodemocratico.it

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“Napolitano sul ddl intercettazioni: «Chiari i punti critici». E Schifani: «Il voto dopo l’estate»”, di Nicoletta Cottone
«I punti critici della legge sulle intercettazioni nel testo approvata dal Senato risultano chiaramente dal dibattito in corso», ha detto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel corso della conferenza stampa al termine della sua visita di Stato a Malta, rispondendo a una domanda dei cronisti sulla manifestazione di protesta dei giornalisti in corso a Roma. Ma ha aggiunto che il Quirinale non ha il compito di formulare modifiche e che si riserva una valutazione finale nell’ambito delle prerogative proprie del Capo dello Stato.

«A noi – ha spiegato il capo dello Stato – non spetta indicare soluzioni da adottare e modifiche da apportare» ma «ci riserviamo la valutazione finale nell’ambito delle nostre prerogative». Il presidente ha poi detto che al momento giusto «valuteremo obiettivamente se verranno apportate le modifiche adeguate alla problematicità di questi punti che sono già stati messi in evidenza».

Nei giorni scorsi il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, aveva invitato le forze politiche a concentrarsi, nell’ambito dei lavori parlamentari sulla manovra economica ma, osserva oggi Giorgio Napolitano «anche senza essere monsignor de La Palisse è evidente che quel consiglio non è stato ascoltato». Napolitano ha osservato che il suo suggerimento è stato ignorato «nel momento in cui sono state prese determinate decisioni a maggioranza nella conferenza dei capigruppo». Pochi giorni fa, infatti, la capigruppo ha stabilito la calendarizzazione alla Camera del ddl sulle intercettazioni per il 29 luglio, decisione non condivisa dall’opposizione. «Io – conclude Napolitano – non ho l’abitudine di tornare sui consigli dati né di esprimere alcun giudizio se siano stati seguiti o perché non lo siano stati».

Il voto dopo l’estate. Per un’approvazione in Senato del ddl intercettazioni prima dell’estate «non ci sono i tempi tecnici»: lo ha affermato il presidente dell’assemblea di palazzo Madama Renato Schifani. «Non ci sono i tempi tecnici per un’approvazione in estate», ha detto Schifani intrattenendosi con un gruppo di giornalisti al ricevimento offerto dall’Ambasciata degli Stati Uniti in Italia in occasione della festa nazionale del 4 luglio.

«Se dalla Camera esce nella prima settimana di agosto, il provvedimento va prima in Commissione e poi in Aula, e io non vedo spazi per un’ultima lettura perché non posso che confermare il calendario con i suoi tempi tecnici», ha spiegato il presidente del Senato sottolineando che già un mese fa i capigruppo a Palazzo Madama hanno deciso all’unanimità di iniziare la pausa estiva a partire dal 5-6 agosto. Quello sulle intercettazioni «non essendo d’altronde un decreto ha bisogno di un minimo di giacenza in Commissione pur trattandosi della quarta lettura. Il provvedimento deve avere un suo rito», ha detto Schifani.

Sul ddl intercettazioni, poi, si sono registrate nuove fibrillazioni all’interno della maggioranza. Protagonisti Gianfranco Fini e Sandro Bondi, fianco a fianco a palazzo Marini per la presentazione della Rivista di politica diretta da Alessandro Campi. Il presidente della Camera ha lanciato infatti l’ennesimo affondo contro il provvedimento. «Vogliamo fare finta di non sentire l’allarme di Pietro Grasso? Mi spieghi – ha aggiunto Fini rivolgendosi al ministro della Cultura – quale è il nesso tra la necessità di una legge che vieta le pubblicazioni e il divieto per la polizia di mettere una cimice nella macchina della moglie di un mafioso? Vogliamo fermarci a riflettere? Il tempo è galantuomo e la soluzione si trova se tutti sono in buonafede». Pronta la replica di Bondi. «Sono mesi che discutiamo il ddl, ora questo problema che poni non lo conosco, ammetto la mia ignoranza. Ma non è che se lo dice Grasso allora diventa il Vangelo».

da www.ilsole24ore.it