"La lunga fatica di Napolitano per ridefinire l'identità nazionale", di Stefano Folli
La lieve indisposizione che lo ha colto a Torino è stata superata, ma l’impegno in cui il capo dello Stato sta consumando le sue energie ha qualcosa di drammatico. Un doppio impegno, per la verità, che si riassume nell’obiettivo di salvaguardare l’equilibrio politico e istituzionale del paese. Circa il primo aspetto, quello politico, sappiamo che Napolitano sta ottenendo risultati insperati ancora pochi mesi fa. Ormai Berlusconi ha dismesso i toni aggressivi (basta ricordare ciò che accadde dopo la bocciatura del Lodo Alfano da parte della Corte Costituzionale): oggi il premier accetta, magari «obtorto collo», che il presidente della Repubblica sia il baricentro del sistema, svolgendo un’apprezzabile funzione di garanzia. Non è poco, se si considera che fino a qualche mese fa il mondo berlusconiano s’infervorava, forse senza crederci, sull’ipotesi di un rivolgimento radicale: l’elezione diretta del capo dello Stato forte di una serie di poteri esecutivi. I progressi compiuti da Napolitano nel rapporto con il presidente del Consiglio stanno dando qualche esito positivo, a quanto pare, con la legge sulle intercettazioni. E potrebbero offrire altri …