"Lo Sviluppo demolito", di Sergio D'Antoni
Ne hanno fatto un deserto e lo hanno chiamato pace. Perdonerà Tremonti, ma la frase di Tacito –tanto in voga negli anni del conflitto in Vietnam – è perfetta per descrivere il trattamento che il governo riserva al ministero dello Sviluppo economico. Nel pieno di una crisi che colpisce soprattutto le aree e le fasce deboli, il governo Berlusconi ha infatti definitivamente demolito il dicastero chiamato a varare politiche di crescita e di coesione nazionale. Il ministero è ridotto a brandelli. L’esecutivo ne ha smantellato gli organismi e prosciugato le risorse, rendendolo nei fatti una graziosa scatola vuota. Il governo si è mosso in due direzioni. Da una parte ha tagliato per far cassa 2,5 miliardi dal fondo per lo sviluppo e il riequilibrio territoriale, raschiando il barile delle risorse nazionali destinate alla convergenza delle aree deboli. Dall’altra ha spostato alle dirette competenze della presidenza del consiglio il Dipartimento delle politiche di sviluppo, vero e proprio caveau chiamato a gestire e ad assegnare i fondi comunitari e le quote nazionali e regionali del Fas. In …