Mese: Giugno 2010

"Viaggio tra le macerie de L'Aquila", di Michele Brambilla

Martedì prossimo giornalisti inviati da tutta Italia attraverseranno corso Vittorio Emanuele – cuore della città, tradizionale «struscio» degli aquilani – accompagnati dal sindaco Massimo Cialente. Il corso è stato appena riaperto e la notizia è stata accolta come un segno di resurrezione. Ma quel che vedranno gli inviati sarà uno spettacolo spettrale. Le transenne non ci sono più, è vero, e nel corso si può passeggiare. Ma nessun palazzo è ancora agibile, e gli ormai antichi luoghi di affari, di ritrovo, di ristoro e di compere degli aquilani sono ancora tutti morti. All’appello che proviamo a immaginare camminando su per il corso, da piazza Duomo alla Fontana Luminosa di piazza Battaglione Alpini, nessuno risponde presente. Hotel Duomo: chiuso. Palazzo Betti, sede dell’Unicredit: chiuso. Bar del Vecchio: chiuso. Oreficeria Cavallo: chiusa. Caffè Europa: chiuso. Cassa di Risparmio: chiusa. Camera di commercio: chiusa. Ristorante il Guastatore: chiuso. Outlet Sista: chiuso. Banca di credito cooperativo di Roma: chiusa. Banca dell’Adriatico: chiusa. Benetton: chiuso. Bar del Corso: chiuso. Gran Caffè Eden: chiuso. Manzi uomo: chiuso. Art Cafè: chiuso. Coin: …

"Da 'cuore' alle riforme la scuola del paese", di Paolo Mauri

Una storia fatta di insegnanti malpagati, ma anche di successi, come la media unificata o la nuova elementare. E poi di promesse di cambiamenti. Molto alla buona si potrebbe dividere la storia della scuola italiana, a partire dall´Unità, in due parti: nella prima, lunga più di cent´anni, i maestri picchiavano gli allievi, li castigavano nei modi più svariati, tenendoli in ginocchio per ore, o si sfogavano con verghe su teste e mani. Certi metodi non sarebbero mancati nemmeno nelle scuole dei gesuiti o in altri istituti religiosi, come le cronache hanno testimoniato in questi giorni. La seconda parte, ormai lunga mezzo secolo, è quella in cui le botte, vere o metaforiche, le hanno prese gli insegnanti: diciamo a partire dal Sessantotto o comunque dalla messa in stato di accusa della scuola tradizionale ad opera non solo del movimento studentesco, ma anche di personaggi come don Milani, che con la sua Lettera ad una professoressa (1967) diventava di fatto un capostipite rivoluzionario. Questa scorciatoia un po´ paradossale, ma non troppo, mi è venuta in mente leggendo …

Bonaccini: il governo taglia migliaia di agenti

Dichiarazione del segretario del Partito Democratico dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini sulle ricadute della manovra del governo sul comparto sicurezza. Migliaia di poliziotti e carabinieri in meno in tutta Italia, compresa l’Emilia-Romagna. Il segretario regionale del Pd, Stefano Bonaccini, lancia l’allarme sicurezza a causa dei tagli decisi dal Governo Berlusconi. “Nei prossimi tre anni- afferma Bonaccini- sara’ tagliato, a causa della manovra di Tremonti, oltre un miliardo di euro nel comparto sicurezza. Questo significa che ci saranno meno mezzi e meno uomini per le forze dell’ordine, diversi migliaia di agenti in meno per Polizia, Carabinieri e Guardia di finanza”. Secondo Bonaccini, e’ “sorprendente che la Lega nord permetta di andare a tagliare proprio dove avevano promesso di investire”. Proprio il Carroccio, ricorda il segretario regionale del Pd, “vinse alle elezioni con lo slogan: ‘Piu’ sicurezza per tutti’”. Se a questo, sottolinea Bonaccini, “abbiniamo anche la legge-bavaglio, che mette in difficolta’ le forze dell’ordine e i magistrati nel sostenere e portare avanti le indagini, siamo di fronte all’ennesima promessa del centrodestra chiaramente smentita nei fatti. Mi auguro- aggiunge …

"I teatri si infiammano. Sciopero delle «prime» contro il decreto Bondi", di Luca del Fra

Il primo sì l’altro ieri al provvedimento che da qualche spicciolo alla cultura e nessuno emendamento dell’opposizione è stato recepito, differentemente da quanto annunciato. Tornano a incendiarsi i grandi teatri d’opera italiani: i sindacati dichiarano lo sciopero di tutte le prime e uno sciopero nazionale con presidio davanti a Montecitorio nel giorno della definitiva approvazione alla Camera del cosiddetto decreto Bondi che dovrebbe avvenire il 22 giugno. È la reazione al primo via libera del Senato per la conversione in legge del decreto avvenuta l’altro ieri: «Dopo molti sforzi fatti in sede di commissione cultura per migliorare il testo attraverso gli emendamenti – spiega il Sentore del Pd Vincenzo Vita –, giunti in aula la maggioranza è tornata indietro sulle sue decisioni e il ministro Bondi sulle sue stesse promesse, mostrando il volto peggiore e più vero». Il provvedimento colpisce in maniera pesante i lavoratori dei teatri, blocca il turnover così da rendere impossibile il ricambio nelle orchestre delle Fondazioni lirico-sinfoniche –come la Scala, il Maggio fiorentino, il San Carlo, il Regio di Torino e …

In Italia cinque milioni di immigrati. Istruiti come noi, guadagnano meno

Sono poco meno di 5 milioni, vivono in Italia in media da 7 anni, hanno titoli di studio paragonabili a quelli gli italiani, uno su tre in passato ha sperimentato forme di lavoro irregolare, il 77% svolge un lavoro regolare e più di due terzi è impiegato nel settore terziario, soprattutto nei servizi e nel commercio. È la “fotografia” degli immigrati che lavorano nel nostro Paese, che emerge dall`indagine svolta da Censis, Ismu e Iprs su un campione di circa 16 mila stranieri. Una comunità sempre più numerosa, visto che il loro numero è aumentato negli ultimi quattro anni di quasi 1,6 milioni (+47,2%). Secondo il dossier, elaborato per il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, a livello di studi e professionale italiani e stranieri non sono poi così distanti: il 40,6% degli immigrati, ad esempio, è diplomato o laureato, rispetto al 44,9% degli italiani. A livello lavorativo nel 32% dei casi gli stranieri hanno sperimentato in passato forme di lavoro irregolare (dato che sale al 40% al Sud) e oggi il 29% fa …

Noi ricercatori, tra terremoto e ddl Gelmini

Egregio Presidente della Repubblica, ci permettiamo di rivolgerLe un appello conoscendo la Sua sensibilità nei confronti dei problemi riguardanti la ricerca e l’istruzione in Italia, sui quali ha più volte in occasioni pubbliche richiamato l’attenzione. Siamo dieci ricercatori della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università dell’Aquila. L’urgenza di questo nostro gesto deriva dall’imminente approvazione di una legge che, riteniamo, costituisce per noi e per l’intera università italiana un colpo mortale. Come saprà, gran parte dei ricercatori italiani sta aderendo in questi giorni a una protesta, che ha trovato nello strumento radicale della sospensione della didattica, l’unica – dolorosa – possibilità di contrapporsi a chi, nelle sedi governative, ha rifiutato ogni forma di concertazione. Il rischio cui si va incontro è quello della soppressione di diversi corsi di laurea e della chiusura di intere facoltà. La situazione della nostra università aquilana è, nel drammatico periodo del post-terremoto, oltremodo compromessa. Le difficoltà finanziarie e logistiche seguite allo spaventoso evento del 6 aprile condannano noi e i nostri studenti a disagi enormi. Nonostante ciò, con l’apporto e la …

"La menzogna di Stato", di Francesco Merlo

Gianni De Gennaro non è un uomo qualunque, è da moltissimi anni un pezzo importante dello Stato italiano, ha alle spalle una carriera di poliziotto modello. Ma proprio per questo la sentenza che lo condanna non dovrebbe spingere nessuno a recitare le solite tragicommedie del garantismo e del giustizialismo alle quali purtroppo stiamo invece assistendo. Un servitore dello Stato, un ex capo della Polizia oggi Signore dei servizi segreti, non può apparire come un manipolatore di testimoni, non può permettersi una condanna anche se non definitiva, non può consentire che la gente pensi a lui come a un bugiardo. Ha ovviamente diritto alla presunzione di innocenza ma ha il dovere di liberare lo Stato dalla fosca ombra che lo sovrasta. Non sappiamo cosa De Gennaro deciderà, ma abbiamo fiducia nella sua coscienza, nel suo spirito di servizio, nel suo alto senso dello Stato che, mai come oggi, coincide con la sua dignità di insospettabile. E però, più inquietante della sentenza c´è la solidarietà meccanica, ideologica, quasi fosse “di partito”, del ministro dell´Interno Maroni e del …