Mese: Giugno 2010

Una manovra ammazza PIL. Arriva l'ammissione di colpevolezza

Tremonti è costretto a dire la verità: la manovra economica avrà una ripercussione negativa sull’economia. Sacrifici per tutti? No, a pagare saranno sempre gli stessi. “Questa manovra è necessaria, senza si ha il collasso, il crollo”. Fino a qualche mese fa sembrava impossibile che il Ministro Tremonti potesse pronunciare queste parole. L’Italia non subiva la crisi, anzi era solo il Pd che lanciava allarmi catastrofici. Oggi il ministro della fantasia, con tono indispettito, è costretto ad ammettere l’emergenza. Nei dati contenuti nella tabella consegnata dal Tesoro alla Commissione Bilancio del Senato è emerso chiaramente che la manovra voluta dal governo avrà un impatto depressivo sull’economia. Tremonti ha ribadito che “senza questa manovra oltre a non esserci la crescita non c’è più la struttura complessiva”. E finalmente, si è ricordato che il Belpaese ha il terzo debito pubblico al mondo e che i tagli saranno intoccabili. Ma non solo. Il ministro ha invitato anche le Regioni ad aumentare i tagli, un po’ per spartire le colpe e per poter, un giorno, dichiarare: “le tasse e i …

I nuovi occupati da 15 anni vivono con «meno diritti», di Marco Simoni

Negli anni 90, i referendum tra i lavoratori hanno consentito di sostenere accordi nazionali molto discussi. Nell’autunno del 1992, i vertici di CGIL CISL e UIL furono contestati duramente nelle piazze per aver firmato l’accordo del luglio precedente. Al contrario, nessuna contestazione seguì gli accordi del ’93 e del ’95, perché legittimati da referendum, pur approvati con la contrarietà del 30-35% dei lavoratori, dati simili a quelli di Pomigliano. L’esito di quest’ultimo referendum, dunque, non stupisce e non può essere considerato il prodotto di un presunto ricatto da parte della Fiat. Il fatto che i lavoratori, quando interpellati, decidano di accettare compromessi in cambio di una prospettiva più solida è la norma e non un’eccezione: in tutta Europa, negli ultimi vent’anni, tanto maggiore è stato il coinvolgimento dei lavoratori nelle ratifiche di accordi sindacali, tanto maggiore la moderazione della loro politica, attenta alle compatibilità economiche e non solo agli interessi di breve termine. Sembra tuttavia che il risultato non abbia soddisfatto i vertici Fiat che chiedevano un consenso più unanime per avere una ragionevole aspettativa …

Fondazioni Liriche: Ventura, “Vi spiego la battaglia del PD”

Il vicepresidente vicario dei deputati PD e parlamentare fiorentino: a fianco della cultura, contro il decreto “Dal pomeriggio di mercoledì, notti comprese, siamo stati in aula per la seduta fiume per il decreto sulle Fondazioni lirico-sinfoniche. Il PD ha combattuto e combatte contro il decreto, strumento improprio, che dà una ingiusta delega al governo, su fondazioni diritto privato, che statalizza le fondazioni, precarizza il lavoro e getta nell’incertezza la vita professionale dei lavoratori delle fondazioni e mette un’ipoteca sulla qualità delle produzioni. Per questo il nostro no”. Lo dice Michele Ventura, vicepresidente vicario dei deputati del PD e parlamentare fiorentino. “Avevamo di fronte due scenari – spiega Ventura:accettare l’ennesimo voto di fiducia senza alcuna possibilità di far decadere il decreto fare in modo che la Camera potesse esercitare il suo ruolo fino in fondo e cercare di ridurre il danno inferto alla cultura e ai suoi lavoratori dal decreto. Il Partito Democratico ha espresso la contrarietà al decreto ed è riuscito a modificarlo in alcune sue parti: Pur rimanendo tutte le riserve sul provvedimento, tanto …

"Anche Marchionne all’angolo senza patto tra lavoro e capitale", di Stefano Fassina

Un filo rosso lega l’offensiva del Governo sull’art. 41 della nostra Costituzione, la soluzione cercata dalla Fiat per Pomigliano e il carattere oggi dominante della politica economica europea. È il filo dipanato dalle destre europee, più o meno brutalmente a seconda delle varianti nazionali, della regressione della democrazia all’insegna del principio «più crescita, più lavoro, meno diritti». È un filo teso per segnare una frattura culturale e storica prima che politica: da una parte, l’economia sociale di mercato ed il welfare universalistico, cardini della cittadinanza democratica; dall’altra, l’assetto mercantilista a scala continentale perseguito dalle leadership e dall’opinione pubblica tedesche. Da una parte, il residuo inservibile della seconda metà del ‘900 europeo; dall’altra, l’amaro, ma necessario, calice della modernità dolorosa imposta ai lavoratori e alle lavoratrici dalla globalizzazione. Da una parte, «i conservatori», nostalgici di un improponibile patto tra capitale e lavoro quale condizione fondamentale della cittadinanza democratica; dall’altra, «i moderni», rassegnati o entusiasti a seconda delle classi sociali rappresentate. Su Pomigliano, Luciano Gallino chiede un atto di saggezza a Marchionne, mentre per i lavoratori Eugenio …

"Sindaci, più di una protesta", di Davide Zoggia

È sbagliato pensare che la manifestazione degli amministratori locali davanti al senato sia stata una semplice protesta contro i tagli del governo. È stato qualcosa di più profondo e di più serio. È una battaglia per la dignità di chi è chiamato ogni giorno a confrontarsi con i problemi reali delle persone, delle famiglie, delle imprese. Il sindaco non è solo un amministratore della cosa pubblica: per la stragrande maggioranza dei cittadini è un amico, un confessore, una persona a cui chiedere un consiglio. Un’autorità politica e morale che dà sicurezza e accompagna la vita quotidiana dei cittadini. La crisi economica ha messo ancora più in risalto questa funzione. Le imprese, le famiglie sentono lo stato sempre più lontano, distante non solo dal punto di vista del sostegno materiale, ma soprattutto da quello dei “sentimenti”. Questo governo considera i territori, gli amministratori degli stessi, dei cortigiani. Non si spiegherebbe altrimenti questa pervicacia nel considerare gli enti locali luogo di sprechi da colpire con una manovra che ha suscitato l’ira di tutti in maniera bipartisan, di …

Lirica. Pd, contrari a decreto che rende precario il lavoro

Rinunciando alla demagogia abbiamo introdotto modifiche importanti. “Il Pd vota contro il decreto sulle fondazioni lirico sinfoniche perché rende precario il lavoro e aumenta l’incertezza nella vita professionale dei lavoratori delle fondazioni compromettendo la qualità delle produzioni. Riteniamo che il decreto sia uno strumento improprio, che dà una delega al governo su fondazioni di diritto privato le quali, di fatto, vengono statalizzate”. Lo hanno detto Manuela Ghizzoni, capogruppo Pd in commissione Cultura, ed Emilia De Biasi deputata Pd nella stessa commissione. “Il Pd vota contro questo provvedimento con argomentazioni di merito e non di carattere demagogico – hanno proseguito le deputate democratiche -. Votare contro non significa lasciare i lavoratori a se stessi perché noi ci siamo occupati di loro. Da parte nostra, c’è stato un atteggiamento di responsabilità che ha permesso di ottenere risultati di non poco conto come la rinuncia del voto di fiducia, che non era per niente scontata; ciò ci ha permesso di introdurre importanti modifiche. Siamo riusciti ad ottenere l’eliminazione del ruolo del ministero nella fase di contrattazione; adesso saranno …

"Appalti, allarme corruzione", di Vincenzo Mulè

Nella sua relazione annuale al Parlamento, il presidente dell’Authority lancia un monito: così si uccidono le realtà oneste. Gravissima accusa al “modello Bertolaso” e ai “grandi eventi”. Una relazione che suona come una sonora bocciatura. Ad un sistema che fa dell’emergenza la normalità. E a un settore inquinato da eccessiva complessità normativa, scarsa trasparenza, inadeguata qualificazione degli enti pubblici che bandiscono le gare e disfunzioni dovute al ricorso all’arbitrato. Nel presentare al Parlamento il bilancio di un anno di attività, il presidente dell’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture Luigi Giampaolino ha evidenziato come l’attenzione dell’Authority sia stata «destata dall’insorgere, all’interno della pubblica amministrazione, di gravi episodi di corruzione ed illegalità che hanno riguardato proprio il settore di competenza, ancora una volta e con ciclicità preoccupante». Una pubblica amministrazione malata, dove «il mancato rispetto delle regole e la presenza radicata e diffusa della corruzione è causa di una profonda e sleale alterazione delle condizioni concorrenziali che può contribuire ad annientare le imprese oneste, costringendole ad uscire dal mercato». Un capitolo …