Un anno fa scrivemmo proprio sulle pagine di questo giornale che di fronte ad un Governo che se ne infischiava degli scioperi nella scuola e che continuava a fare strame delle regole, non rimaneva altra via che quella del TAR.
E così fu lo scorso anno in cui entrò in vigore la riforma del primo ciclo; lo stesso scenario si è ripetuto quest’anno con la riforma del secondo ciclo .
Con sistematica determinazione tutte le operazioni di applicazione dei tagli previsti dalla L.133/08, dalle iscrizioni ai Regolamenti e per finire agli organici, sono state prese dal Governo in assenza degli atti definitivi e prima della loro pubblicazione sulla G.U. come prevede invece la nostra Costituzione.
Se l’iter dei Regolamenti tra pareri e visti di controllo può essere risultato molto complesso e lungo, come nel caso della riforma delle superiori che ha richiesto in itinere più di un aggiustamento, l’atteggiamento del Governo che ha proceduto sempre a testa bassa, è stato quello di portare a casa il risultato a tutti i costi, infischiandosene della forma e delle procedure.
Le Commissioni parlamentari, il C.N.P.I , il Consiglio di Stato, la Corte dei Conti chiamati a dare pareri, a controllare o esprimere rilievi , sono stati baipassati con semplici circolari del Ministro, la cui firma ha anticipato quella del Capo dello Stato sui Regolamenti di licei,tecnici e professionali (D.P.R. del 15.3.10 ) e la loro stessa pubblicazione sulla G.U. avvenuta il 16.6.10, nel supplemento ordinario n.128.
Quello che è successo lo scorso anno, si è ripetuto con maggiori ritardi e disfunzioni nel corso del 2010 con la secondaria superiore.
Iscrizioni al buio, Collegi non in grado di elaborare il nuovo POF né di adottare i libri di testo per le classi prime, incertezze sulle qualifiche triennali, individuazione dei perdenti posti sulle cosiddette “cattedre atipiche”, un mix tra vecchi e nuovi ordinamenti.
Mentre a Milano il Tar della Lombardia con ordinanza n.640 del 24.6.10 respingeva la richiesta di sospensiva avanzata da CGIL-CISL e UIL sui tagli al Tempo Pieno, non essendoci pericolo grave e irreparabile “per un servizio che potrà raggiungere sufficienti livelli qualitativi”, a Roma il TAR del Lazio con Ord.n.1023 del 25.6.10 concedeva invece la sospensiva sul ricorso, sponsorizzato dalla CGIL, di 755 tra docenti, ata e genitori di diverse province italiane.
In quest’ultimo caso, se il 19 luglio venisse confermata dal Tar del Lazio la sospensiva, dopo l’acquisizione delle controdeduzione del Miur, assente e nemmeno costituitosi in giudizio, l’intero impianto della riforma della secondaria salterebbe in aria, rinviando al prossimo anno l’entrata in vigore della riforma e il taglio dei 17mila posti.!
E non solo.
Mentre per il Tar della Lombardia i ripetuti tagli al tempo pieno non intaccherebbero la qualità del servizio, il Tar del Lazio mettendo in discussione la legittimità della circolare sulle iscrizioni , quella sugli organici e sulla mobilità , potrebbe compromettere quanto sin qui fatto anche sul primo ciclo.
Il 5 luglio sempre il TAR del Lazio è chiamato a pronunciarsi, su ricorso CGIL, sulla legittimità della Circ.n.37 sugli organici del 2010/11.
Ma il contraccolpo più forte si teme per la secondaria superiore: fino al 19 luglio tutte le operazioni
restano sospese e congelate, il che provocherà un ulteriore slittamento di tutte le operazioni sin qui fatte, compresa la pubblicazione dei trasferimenti che era stata prorogata al 17.7.10.
Se il responso della magistratura amministrativa sarà confermato di segno negativo, al Ministero non rimarrà che ricorrere al Consiglio di Stato contro la sospensiva del Tar del Lazio.
Oppure come è già successo in passato, vedi il pasticciaccio delle code nelle graduatorie ad esaurimento, il Governo può intervenire per decreto-legge e salvare il salvabile, ammesso che arrivati a questo punto, ci sia ancora qualcosa da salvare.!
Un altro pessimo esempio di forzature, disprezzo delle regole che il muro contro muro della politica,non riuscendo a mediare e a trovare soluzioni condivise, sulla scuola come in altri campi, mette ancora una volta in mano ai giudici il destino delle riforme nel nostro Paese.
ScuolaOggi 28.06.10