lavoro, partito democratico

«Gestione unitaria dell'intesa», di Cesare Damiano

Adesso si deve guardare avanti. A Pomigliano il referendum è stato fatto e il “sì” ha vinto. Il 63 % non è il plebiscito che la Fiat chiedeva, ma indica la chiara volontà dei lavoratori di volere l’accordo. Anche se sarebbe utile unalettura disaggregata dei dati, tra il voto degli operai e quello degli impiegati, a questo punto non ci deve essere spazio per atteggiamenti pretestuosi. Né da parte dell’azienda né da parte del sindacato.
Il Lingottonon puòtirarsi indietro – comesi è ventilato non appena conosciuto il risultato – adducendo a motivo l’esiguità del margine di favorevoli all’intesa. Il sindacato non può perdersi in polemiche e discussioni sul significato del voto. L’investimento a Pomigliano va fatto. Il lavoro va garantito.
Ciò non significa cancellare le critiche sui punti più controversi dell’intesa. Il più delicato riguarda il diritto di sciopero, sancito dalla Costituzione. L’accordo rischia di metterlo in discussione. Se si tratta di un equivoco, non sarà difficile chiarirlo. Anche la parte riguardante l’assenteismo desta perplessità. Gli abusi vanno puniti, ma non si può penalizzare chi è realmente malato. Gli strumenti per farlo ci sono e si possono sempre trovare nuove vie negoziali in grado di affrontare la specifica situazione di Pomigliano.
Per quanto inaspriscano le condizioni di lavoro, specie degli operai, altre questioni possono essere invece considerate – e accettate – in un’ottica di scambio.
Dal passaggio a 18 turni settimanali, sei giorni su sette, allo spostamento della fruizione della pausa mensa a fine turno; modalità già in atto nello stabilimento Fiat di Melfi; dalla riduzione da 40 a 30 minuti della durata delle pause alla deroga al contratto nazionale per ciò che riguarda lo straordinario (se ne prevede il ricorso fino a 80 ore annue – invece di 40 – senza la preventiva consultazione dei sindacati). Da una parte sacrifici e maggiore utilizzo degli impianti, dall’altra sicurezza del posto di lavoro, garanzia che non ci saranno delocalizzazioni e che si tratti di un investimento strategico.
Ciò che serve, adesso, è una gestione unitaria dell’intesa che prenda atto, pur criticamente per alcuni, del risultato del referendum. Non solo il modello organizzativo adottato a Pomigliano diventerà punto di riferimento per gli altri stabilimenti del gruppo (il piano industriale dell’azienda prevede già la saturazione a 18 turni settimanali per tutti gli stabilimenti dell’auto), ma come in passato le scelte concordate sono destinate a modificare le relazioni sindacali nella maggior parte delle aziende italiane. Le misure contro l’assenteismo e quelle che limitano il diritto di sciopero nonpossono però diventareun modello, anche perché sono state introdotte per affrontare una situazione particolare. Anche per questo chiamarsi fuori non conviene a nessuno.

da L’Unità

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