Qualche giorno fa, la stampa nazionale ha strillato all’unisono «Caos nel tempo pieno: non c’è il banco per 150 mila alunni!». Già Mariastella Gelmini aveva colpito al cuore la scuola primaria imponendo il maestro «unico». Oggi il suo assalto finale all’isola plurimedagliata del full-time: per inabissarla. Perché l’Europa ha attribuito un dieci- e-lode al tempo pieno italiano? Per il suo bollino di qualità: porta la duplice firma della nostra Pedagogia popolare, non togata (don Lorenzo Milani, Gianni Rodari, Loris Malaguzzi, Bruno Ciari) e della nostra Pedagogia accademica (a partire da quella bolognese: Raffaele Laporta, Mario Gattullo, Piero Bertolini, Giovanni Maria Bertin). Il tempo pieno gode dunque di una nobile carta d’identità pedagogica e didattica. Questa: il diritto di tutti all’ingresso e al successo scolastico insieme alla garanzia di un’elevata qualità dell’istruzione. Anzitutto, il suo modello pedagogico. Teorizza la centralità dell’Educazione in una società che dà megafono alla scienza e alla cultura al fine di moltiplicare valori plurali e figure di cittadinanza tra le contrade del nostro pianeta. Poi, il suo modello/didattico. Teorizza la centralità della Conoscenza e della Relazione nella vita scolastica: l’apertura all’ambiente (l’istruzione si nutre delle opportunità formative della città intese come aule didattiche decentrate ), inclusione- integrazione delle “diversità” (disabili, altre/etnie), l’alternanza classe-interclasse (dando palcoscenico ai laboratori: centri di interesse, angoli didattici, ateliers musicali- teatrali-pittorici et al.), la pratica della ricerca e del lavoro di gruppo (possibile in una scuola officina di metodo, bottega in cui si impara a imparare), l’identità di comunità educante (quando la scuola si fa vivaio di relazioni e di valori).
UN MAIL DALL’EMILIA ROMAGNA. – Ministro Gelmini, Lei sta smantellando – con infondate e risibili argomentazioni – la nostra gloriosa scuola a full-time. Questo perché la sua Controriforma non prevede (anzi, osteggia) un sistema di istruzione che assicuri alle giovani generazioni autonomia intellettuale (il contrario della sua mente/unica) e valori solidaristici (il contrario della sua scuola aziendalistico/competitiva). Attenzione, però. Se il suo vascello “pirata” è diretto al porto del tempo/ pieno per smantellarlo, ricordi che lo sbarco non le sarà facile. Specialmente in terra emiliana: da sempre presidiato da studenti, insegnanti, genitori, associazionismo cattolico e laico che mai le permetteranno di snaturare la scuola in un’imbarcazione che batte tre bandiere/nere: la meritocrazia, la competitività e i saperi- in-pillole di consumo nel banco: il cui ineluttabile destino è morire all’alba del giorno dopo!
L’Unità 22.06.10