Nell’anno dello scoppio della crisi hanno dichiarato in media poco meno di 13mila euro. Rappresentavano il 7,8% dei contribuenti totali in Italia e producevano il 5,2% dei redditi complessivi. E ancora: nove su dieci nel 2008 erano lavoratori dipendenti(o pensionati), concentrati nelle aree settentrionali – dove guadagnavano di più – e quasi la metà dichiarava meno di 10mila euro. In tutto hanno certificato redditi per oltre 40 miliardi di euro.
È la fotografia del rapporto tra i cittadini nati all’estero (in tutto 3.242.304) e il fisco italiano scattata dalla Fondazione Leone Moressa di Mestre, su dati del ministero dell’Economia, che Il Sole 24 Ore è in grado di anticipare. «Nella compilazione della dichiarazione dei redditi – precisa la Fondazione – non viene richiesta la cittadinanza. Per cui i soggetti in questione sono sì nati all’estero, ma non necessariamente si tratta di stranieri (comunitari ed extra-Ue)».
Quella che emerge è l’istantanea di un’Italia a due velocità. Da un lato, nel confronto tra il totale dei contribuenti e l’universo degli stranieri: nello stesso anno i contribuenti in Italia hanno certificato redditi di poco inferiori ai 19mila euro (18.873), più di 5mila euro di differenza. Dall’altro, tra stranieri distribuiti sul territorio: se quello nato all’estero, ma residente in Lombardia ha dichiarato, in media, 15.307 euro di reddito, uno con domicilio in Calabria ne guadagnava quasi la metà, 8.262 euro. Ma, se si paragonano questi valori con i lavoratori che vivono nelle stesse aree, si scopre che il divario in Lombardia è più alto rispetto alla Calabria. Così, un lombardo – sempre nel 2008 – ha dichiarato 22.540 euro (+7.233 euro rispetto allo straniero), un calabrese 13.470 euro (+5.207 euro). Sorprende il dato del Friuli Venezia Giulia, che si colloca al secondo posto – dopo la Lombardia – per reddito medio dichiarato, pari a 14.225 euro. Più di altre regioni industrializzate del paese.
In generale, le distribuzioni dei contribuenti nati all’estero e dei loro redditi mostrano una cartina dell’Italia dove il centro-nord la fa da padrone. In numeri: il 41,4% degli stranieri risulta concentrato in sole tre regioni (Lombardia, Emilia Romagna e Veneto). Fanalino di coda è la Valle d’Aosta, dove i contribuenti non italiani costituivano lo 0,3 per cento. Se però si va a vedere il peso dei nati all’estero e dei redditi dichiarati sono altre le aree interessate: Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige.
dato che è il doppio di quello della diretta inseguitrice – il Veneto – che si ferma a quasi 4,8 miliardi. Seguono Emilia Romagna (4,3 miliardi), Lazio (4 miliardi) e Piemonte (3,3 miliardi).
Più nel dettaglio, per quanto riguarda la distribuzione per classi di reddito di questa tipologia di contribuenti, l’elaborazione della Fondazione Leone Moressa mostra come quasi la metà (48,5%) ha dichiarato fino a un massimo di 10mila euro. Poco meno di un quarto (24,5%) tra i 15 e i 25mila euro. Poi c’è un 2% che avrebbe prodotto redditi negativi o fino a un massimo di zero.
Sulla tipologia, poi, il dato è indiscutibile: quasi nove contribuenti su dieci (87,9%) hanno dichiarato un reddito proveniente da lavoro dipendente e da pensioni. Quasi uno su cinque, poi, ha compilato il riquadro della documentazione che riguarda i redditi derivanti da terreni e fabbricati (19,3%). Chi ha un’impresa autonoma costituisce il 5,1% dei contribuenti. E solo l’1,1% del totale, invece, ha dichiarato entrate da lavoro autonomo (la partita Iva individuale).
I contribuenti nati in Romania sono i più numerosi (il 17,6%), seguono, a molta distanza, gli albanesi (7,2%) tallonati dai marocchini (6,8). Queste tre nazionalità costituiscono quasi un terzo del totale di chi dichiara al fisco il proprio reddito ed è nato all’estero.
Il Sole 24 Ore 21.06.10