Al Palalottomatica il Pd ha offerto la rappresentazione di una critica senza appello alla manovra di Berlusconi e l’individuazione di alcune linee politiche precise sulle quali lavorare nelle prossime settimane: con l’invito a diffondere il nostro lavoro di opposizione e di alternativa in tutto il Paese. È compito di ciascuno di noi uscire dal palazzetto romano, fin dai prossimi giorni, rilanciando il Pd proprio su una sfida che guarda al futuro e alla possibilità di emergere da una crisi economica che in Italia è purtroppo accompagnata da una politica di governo che non ha saputo interpretarla, che l’ha prima negata e ora la concepisce in modo strumentale e ideologico senza offrire le opportune misure. Anzi, compromettendo ancora di più un quadro già sufficientemente complicato e incerto.
Berlusconi si dimostra una volta di più diabolico nella capacità di dividere il Paese, di mettere gli uni contro gli altri, di contrapporre Nord a Sud, di allontanare i problemi dalle loro soluzioni.
Le tasche dei militanti e degli elettori del Pd, svuotate come quelle di quasi tutti i cittadini italiani da Berlusconi e dal suo governo, ora possono ospitare la Costituzione, i diritti, una diversa idea di società e le nostre proposte dell’alternativa democratica, nella speranza che nel dibattito parlamentare si possano introdurre modifiche sostanziose perché alle tasche degli italiani (e alle loro speranze) si possa restituire più di qualcosa.
È il momento della generosità del Pd, della sua capacità di mettersi al servizio del Paese, per accompagnare e difendere chi è penalizzato e chi si trova ancora più in difficoltà. Dentro alla società, dice Bersani, uscendo da noi stessi. E ora tocca a noi dimostrare di essere capaci di costruire relazioni, di confrontarci con le persone e di farlo “di persona, personalmente” come direbbe un personaggio di Camilleri. Gambe in spalla, come vuole il segretario, per una grande campagna politica d’estate. Irrituale, se si vuole, ma necessaria. Nei luoghi simbolici del fallimento di Berlusconi, attraverso le contraddizioni della Lega, pensando più al coefficiente di Gini che a quello di Fini, per capirci: più alle disuguaglianze e alle iniquità che al dibattito interno alla destra, che finora non ha sortito alcun effetto reale.
Democratici e popolari, come le modalità che dovremo trovare per dare voce a questo modo di pensare e di concepire la politica e la società, per dare un futuro a questa Italia diversa che ha urgente bisogno di essere rappresentata nel migliore dei modi. Ora tocca a noi.
L’Unità 20.06.10