Giorno: 17 Giugno 2010

"Negata la protezione al pentito Spatuzza", di Francesco La Licata

E’ un trattamento senza precedenti, quello che la Commissione ministeriale ha riservato a Gaspare Spatuzza, negandogli l’ammissione al programma di protezione riservato ai collaboratori di giustizia. Un trattamento oggettivamente iniquo, visto che la decisione nega all’aspirante collaboratore i benefici di legge dopo, però, che un’altra istituzione – la magistratura – ha pienamente utilizzato il «contributo» proveniente dal teste. Vista così, la scelta ministeriale non può che esser considerata nell’ottica di una puntigliosa ripicca contro chi, nel corso della sua collaborazione, si è trovato a tirare in ballo nomi importanti della compagine governativa. A maggior ragione se, come sembra, la decisione di «mollare» Spatuzza è stata presa a maggioranza e col voto contrario dei magistrati che fanno parte della Commissione. D’altra parte, Alfredo Mantovano, il sottosegretario che presiede l’organismo del Viminale addetto ai programmi di protezione, lo aveva pure anticipato con dichiarazioni pubbliche che nella collaborazione di Spatuzza c’era un problema legato al rispetto del termine dei 180 giorni, periodo entro il quale il collaboratore deve esaurire l’elencazione delle notizie che intende offrire agli inquirenti. Un …

"L'Italia non si mobilita più", di Paolo Natale

L’Italia non si mobilita più. Sembrano passati secoli da quando i cittadini italiani non lesinavano la propria presenza, la propria partecipazione, si mobilitavano. Su tutto, si prendeva posizione. Appena si evidenziava qualche problema, sia da destra che da sinistra, migliaia di elettori rispondevano all’appello dei propri leader per manifestare contro Berlusconi o contro Prodi, contro le inopportune tasse dell’uno o contro le disdicevoli legge ad personam dell’altro. Girotondi, rumorose assemblee, piazze navona invase dai manifestanti, in campo contro la guerra in Iraq, in campo a favore degli Usa, in sciopero contro i tagli alle pensioni, massicce risposte agli appelli di Cofferati o di Epifani. Un tempo che pare lontano, ormai, nel ricordo selettivo che di questi tempi ci giunge al cervello: si torna con la memoria ad eventi che oggi non paiono più nelle corde dei nostri concittadini. Poco sembra smuovere la gente dalla loro scolorita accettazione dell’esistente. Gli italiani paiono una costante citazione di Hegel: ciò che è reale è razionale, quello che sta accadendo non può che essere l’unica cosa che può accadere, …

"La buona democrazia e il pericolo delle oligarchie", di Gustavo Zagrebelsky

Nel nostro Paese chi distingue la cattiva democrazia dalla buona incappa solitamente in un interdetto: se critichi la democrazia è perché non sei democratico o non lo sei abbastanza, non accetti il responso delle urne, vuoi «delegittimare» chi ha vinto le elezioni. Vorresti che le cose andassero altrimenti da come le vedi tu; che la maggioranza seguisse le tue, non le sue, idee. Tu dici e pensi questo e quello, ma la maggioranza fa tutt´altro. Non te ne dai pace e, invece d´adeguarti in nome del popolo, ti ostini, in nome di non si sa quale altro principio o diritto, anzi in nome della tua presunzione, a non riconoscere d´avere torto. Così, sei non lealmente democratico, ma subdolamente aristocratico, perché pensi tu d´avere, solo o con i tuoi (pochi) amici, la verità in tasca. Non capisci d´essere fuori della storia, uno sconfitto che avrebbe solo il dovere di tacere, mettersi da parte e lasciare il passo ai tempi che avanzano, alla storia che si realizza. In breve: cosciente o non cosciente, sei un «azionista», tra …

Pomigliano: un dramma alla luce del giorno

Bindi:“Non possiamo rassegnarci alla rottura sindacale e non possiamo augurarci la chiusura di Pomigliano. Tra chi pretende una firma, costi quel che costi, chi si affretta a darla comunque e chi la nega ci si può adoperare perché tutti facciano responsabilmente la propria parte con un supplemento di confronto” Alla fine non c’è stato un accordo che ha soddisfatto tutti. Le condizioni dettate dalla Fiat per lo stabilimento di Pomigliano d’Arco sono state firmate da Fim, Fismic, Uilm e Ugl. La Fiom ha confermato il suo no. Martedì 22 giugno i lavoratori saranno chiamati a decidere sulla firma dell’accordo in un referendum promosso dai sindacati dei metalmeccanici. Motivando il No della Fiom, Enzo Masini, responsabile del settore auto, ha dichiarato che “i lavoratori di Pomigliano sono messi in una condizione di ricatto tra la chiusura dello stabilimento e l’accettazione di condizioni di lavoro in deroga alle leggi e ai contratti”. Nonostante la Fiat abbia fatto aggiunte nel testo dell’accordo – istituzione di una commissione paritetica di raffreddamento sulle sanzioni – per Masini i punti del …

"La forza della verità", di Massimo Giannini

A voler interpretare i segni che promanano dal «corpo mistico del re» secondo i moderni canoni fisio-politici codificati dal berlusconismo, quella di ieri si può considerare una giornata di svolta. Oppresso dalla cappa di «tagli e bavagli» che il suo stesso governo ha imposto a se stesso e al Paese, il presidente del Consiglio è stato costretto suo malgrado ad annunciare una probabile marcia indietro sui due fronti più esposti e rischiosi di questa fase della legislatura: la manovra economica e, soprattutto, il ddl sulle intercettazioni. Non deve ingannare l´ennesimo «falso ideologico» sollevato dal premier per giustificare l´ultima, e forse la più intollerabile delle leggi-vergogna: «Siamo tutti spiati», ha ripetuto come un disco rotto, replicando un calcolo volutamente artefatto: «I telefoni controllati sono 150mila: considerando 50 persone per ogni telefono, vengono fuori così 7 milioni e mezzo di persone che possono essere ascoltate. Questa non è vera democrazia…». Le rituali menzogne, spacciate come verità sul mercato della paura, ma palesemente smentite dai dati dello stesso ministero della Giustizia. In Italia i «bersagli intercettati» sono in …

"La protesta continua", di Vincenzo Mulè

Scendono ancora in piazza gli abitanti de L’Aquila, trasferiti in paesi irraggiungibili ed esclusi da ogni tipo di ricostruzione. Intanto nel centro della città tutto è fermo e il governo non ha i soldi per proseguire. Il suo volto peggiore, L’Aquila lo rivela di notte. Quando le case, che di giorno sembrano “normalmente” abitate, rimangono buie. E in silenzio. Quando cala il buio, poi, il centro vive un’anomala agitazione. Proprio nella zona rossa, quella interdetta agli abitanti e dove in molti nella fretta di fuggire al sisma hanno lasciato tutto, uno strano via vai di furgoni attira l’attenzione. «è il secondo turno degli operai – affermano gli aquilani -. Di giorno sono impegnati nella ricostruzione. Di notte, arricchiscono il proprio portafogli entrando nelle case ormai abbandonate». Un meccanismo perverso, spiegano le stesse persone che ne sono rimaste vittime. «Chi ha ottenuto un’abitazione con il pano C.a.s.e., infatti, è costretto a lasciare tutto nelle strutture pericolanti. Questo perché nei nuovi alloggi «non si può attaccare nemmeno un quadro». L’Aquila è un caso che andrebbe attentamente studiato. …