attualità, politica italiana

"Bersani replica al Cavaliere: terrorismo ad personam", di Maria Zegarelli

Che Silvio Berlusconi avesse passato la misura per Pier Luigi Bersani è stato piuttosto evidente a tutti quando il segretario Pd si è alzato e ha lasciato l’assemblea di Confcommercio proprio mentre il premier stava ancora parlando. Appena fuori con i suoi collaboratori ha commentato a caldo: «Come al solito invece di parlare di contenuti seri, svia l’attenzione e attacca ancora una volta i giudici». Per questo secondo il leader del Nazareno, adesso più che mai è necessario mantenere alto il livello di partecipazione dei cittadini, perché i rischi che si porta dietro il ddl intercettazioni sono gravissimi. Più tardi, conversando con i cronisti, definisce quelle del premier e del centrodestra, «affermazioni scomposte e proposte pericolose».
Di più, aggiunge in occasione della conferenza stampa con Dario Franceschini e Anna Finocchiaro, per presentare la «lenzuolate» delle liberalizzazioni a costo zero: «Mi ha fatto impressione la contabilizzazione delle intercettazioni che ha fatto in uno strano modo fino a dare l’idea che siamo in una situazione da stato di polizia o addirittura da grande fratello. Questo terrorismo
ad personam non va bene, non si può prendere a pretesto quello che è certo un problema per limitare la lotta alla corruzione e mettere limiti alla libertà di informazione sconosciuti in altri Paesi».
IL PD IL 1° LUGLIO IN PIAZZA
Da qui la decisione di rilanciare la questione sabato prossimo al Palalottomatica, di scendere in piazza con il Popolo viola e la Federazione nazionale della stampa il 1° luglio, «il Pd ci sarà, ci saremo», ha ripetuto anche ieri. Bersani sa bene che i cambiamenti al ddl la Camera potrà approvarli soltanto se una parte del Pdl non ripeterà quanto accaduto al Senato, se il governo non imporrà ancora una volta la fiducia e se il pressing di Gianfranco Fini riuscirànel suo intento di rendere più “digeribile” il voto. Fini è stretto tra la minaccia di elezioni anticipate, sventolato da Bondi, e il forte dissenso della sua base verso il ddl. Il Pd farà opposizione intransigente, ma «sarà fondamentale tenere alta la mobilitazione nel paese e trasferire il clima che si sta creando intorno a questa legge anche a Montecitorio», spiegano dal Nazareno. D’altra parte quel «non sa cosa li aspetta», rivolto alla maggioranza era riferito proprio a questo.E se Berlusconi
annuncia aperture sui tempi e Bossi lascia intendere che ci sono margini anche per le modifiche, Bersani avverte: «In un’opposizione molto forte,come la nostra, se non ci fosse la discussione in Parlamento l’opposizione sarebbe doppia o tripla ». Per questo ieri, davanti alla «contabilizzazione delle intercettazioni » che il premier ha fatto, per dare l’idea di «uno stato di polizia», il leader Pd se ne è andato. Una linea, quella del segretario, che paga tra i democratici e che Bersani non intende cambiare.
«Ci vuole una gran faccia tosta a sostenere ciò che ha detto il premier. un paese civile non può accettare un obbrobrio legislativo come questo». commenta intanto Pino Sgobio, Pdci federazione della sinistra. Secondo Fabio Mussi di Sel, «il ddl sulle intercettazioni è un significativo slittamento verso l’autocrazia. Abbiamo di fronte un uomo – dice l’ex ministro – che intende compiere tutti i passi possibili verso una riduzione di democrazia nel nostro Paese.
Ci possono essere ancora dei dubbi?. Per Berlusconi il diritto di critica, di cui è depositario il mondo dell’ informazione, è un vero e proprio girone infernale».

L’Unità 17.06.10

2 Commenti

I commenti sono chiusi.