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"Pagano solo pensionati e dipendenti”, di Raffaello Masci

«Se pensate che l’istruzione costi troppo, provate con l’ignoranza». La frase è di Derek Bok, giurista e storico rettore di Harvard, e campeggia su uno striscione sostenuto da alcuni insegnanti che hanno sfilato ieri pomeriggio a Roma per la manifestazione indetta dalla Cgil contro la manovra economica del governo. «Altri Paesi che stanno vivendo una dura crisi e che sono come il nostro governati dalla destra, come la Germania e la Francia – spiegano i docenti – hanno fatto tagli e perfino licenziamenti, ma non hanno toccato la scuola e la ricerca, perché pensano al loro futuro e a come rialzarsi. Noi no».
Secondo il sindacato erano 100 mila ieri a Roma (un quarto, secondo la questura), e in ogni caso tanti. Hanno sfilato da piazza della Repubblica fino a piazza del Popolo, dove hanno parlato i segretari della Funzione Pubblica, Rossana Dettori, e dei Lavoratori della conoscenza, Mimmo Pantaleo. Alla fine ha chiuso il segretario Guglielmo Epifani ribadendo la contrarietà della Cgil «ad una manovra che pesa tutta sulle spalle dei lavoratori e dei pensionati».
Il corteo è stato pieno di spunti, di acutezze, di battute affidate a cartelli e striscioni: «O’ sparagno – dice una scritta in napoletano – nun è maje guadagno», e un altro «Con classi di 31 non impara più nessuno». Una professoressa siciliana ricorda una farse di Antonino Caponnetto: «La mafia e la camorra temono più la scuola che la giustizia». Frasi a effetto, insomma. E capaci di far riflettere sui tagli a istruzione e ricerca.
Ma la Cgil ieri ha fatto di più: a piazza del Popolo ha allestito cinque gazebo per altrettanti comparti della pubblica amministrazione (scuola, sanità, enti locali, giustizia, protezione civile) con schede brevi e molto chiare sui tagli che sono stati praticati nei vari comparti e sulle conseguenze che avranno sulla vita dei cittadini.
I lavoratori pubblici – lo dice la scheda ma lo ha ripetuto anche Rossana Dettori – perderanno 3000 euro l’anno per il blocco della contrattazione collettiva, e stiamo parlando di lavoratori che prendono 1000-1300 euro al mese.
Anche i dipendenti della scuola, ha ricordato Pantaleo, subiranno queste decurtazioni, con l’aggravante del blocco degli scatti di anzianità, uniche voci di crescita stipendiale previste. Senza dire che il taglio di 8 miliardi al funzionamento degli istituti, comporterà che le famiglie dovranno pagarsi laboratori, assistenza ai disabili, fino ai materiali di consumo. E poi i tagli alla sanità, quelli agli enti locali e, infine, alla ricerca e all’università. E via elencando.
Ma la Cgil ha voluto anche dare delle proposte alternative: «Si potrebbero ottenere subito 15 miliardi attraverso tre interventi – spiega una scheda – 1. tassare i beneficiari dello scudo fiscale. 2. tassare quel 10% di cittadini che possiede il 50% dei beni del paese. 3. combattere l’evasione fiscale».
In piazza ci sono vari politici. L’Italia dei valori ha un suo gazebo. Angelo Bonelli, presidente dei Verdi, fa notare che «Con uno solo dei 131 nuovi cacciabombardieri F-35 che l’Italia acquisterà nei prossimi anni (costo unitario 124 milioni) si potrebbero costruire 83 asili nido da 60 bambini l’uno».
Il senatore del pd Ignazio Marino, fa riferimento a due sole voci di spesa «tra le tante» che potrebbero essere tagliate «senza intaccare minimamente» i servizi ai cittadini: «l’abolizione delle provincie e il taglio di almeno la metà delle 600 mila auto blu».

La Stampa 13.06.10

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Cgil in piazza contro la manovra Epifani: sacrifici solo per i lavoratori

Uno striscione che sintetizza tutti gli altri: «Contro la manovra ingiusta e dannosa del governo Berlusconi». La Cgil ha sfilato ieri per il centro della capitale (100 mila secondo il sindacato, 25 mila per la questura) per ribadire il suo no alle misure economiche del governo che, ha detto il leader Guglielmo Epifani nel comizio a piazza del Popolo, colpiscono «soltanto i lavoratori e soprattutto i lavoratori del settore pubblico». Il segretario generale della Cgil ha quindi difeso la Costituzione rispetto agli annunci di modifica rilanciati ieri dal ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, e rispetto alle richieste arrivate il giorno prima dalla presidente dei giovani di Confindustria, Federica Guidi. «Ogni giorno — ha detto Epifani — qualcuno dice che bisogna cambiare qualcosa della Costituzione. Prima l’articolo 1, poi il 21 (libertà di pensiero, ndr.). Ci riprovano ogni volta. Ora il 41 e il 75 (libertà d’impresa e divieto di referendum in materia fiscale, ndr.). Smettetela di dare i numeri sulla Costituzione».
La manifestazione di ieri precede lo sciopero generale che la stessa Cgil ha proclamato per venerdì 25 giugno (il 2 luglio in Piemonte, Liguria e Toscana), che sarà di 4 ore nel settore privato e per l’intera giornata nel pubblico impiego. Uno sciopero che, secondo il leader della Lega Umberto Bossi, «danneggia l’economia del Paese», mentre la Cgil «farebbe bene a cercare di trattare».

Nella protesta la Cgil si ritrova ancora una volta da sola perché Cisl e Uil hanno scelto di mantenere aperto il dialogo col governo nel tentativo di ottenere per questa via un ammorbidimento della manovra durante l’iter parlamentare. Secondo Cisl e Uil le manifestazioni e gli scioperi della Cgil sono di carattere più politico che sindacale. Epifani replica accusando le altre organizzazioni di arrendevolezza nei confronti del governo. Ieri in piazza con la Cgil c’erano esponenti del Pd, dell’Idv e di Sinistra e Libertà. Ignazio Marino (Pd) ha criticato la scarsa visibilità del suo partito in piazza: «Non c’erano le nostre bandiere». Il Pd farà la sua manifestazione sabato 19.

Epifani ha comunque respinto l’idea di una Cgil isolata, rivendicando il «senso di responsabilità sempre dimostrato» dalla sua organizzazione. Il segretario generale non ha negato la necessità di una manovra economica, ma ne ha criticato i contenuti: «Un altro disegno è possibile per il risanamento del Paese. Chi ha un reddito tra i 100 mila euro e un milione, ha le barche, i panfili, i campi da golf e i castelli non paga neanche un euro. Noi non ci chiamiamo Alice e non viviamo nel Paese delle Meraviglie. Siamo pronti a pagare, ma vogliamo che paghino tutti». E ha quindi proposto che «i Paesi mettano una tassazione sulle transazioni finanziarie a scopo speculativo». Oggi Epifani sarà alla festa della Cisl a Levico, dove potrà incrociare le lame con il padrone di casa, Raffaele Bonanni, e con il ministro dell’Economia, Giulio TremontiCgil isolata, rivendicando il «senso di responsabilità sempre dimostrato» dalla sua organizzazione. Il segretario generale non ha negato la necessità di una manovra economica, ma ne ha criticato i contenuti: «Un altro disegno è possibile per il risanamento del Paese. Chi ha un reddito tra i 100 mila euro e un milione, ha le barche, i panfili, i campi da golf e i castelli non paga neanche un euro. Noi non ci chiamiamo Alice e non viviamo nel Paese delle Meraviglie. Siamo pronti a pagare, ma vogliamo che paghino tutti». E ha quindi proposto che «i Paesi mettano una tassazione sulle transazioni finanziarie a scopo speculativo». Oggi Epifani sarà alla festa della Cisl a Levico, dove potrà incrociare le lame con il padrone di casa, Raffaele Bonanni, e con il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti

Il Corriere della Sera 13.06.10

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Statali e insegnanti in corteo. I «soliti noti» contro la manovra. di Maria Zegarelli

«Noi abbiamo il diritto di non essere ingannati. Il governo non dica cose false sul futuro del Paese. Noi non ci chiamiamo Alice e non viviamo nel paese delle meraviglie». Il segretario della Cgil Guglielmo Epifani parla in piazza del Popolo di fronte ad una marea rossa di bandiere e raccoglie lunghi e ripetuti applausi da questo popolo reale, in carne ed ossa, che è venuto a Roma da tutta Italia per dire no alla manovra del governo. Nessun riferimento a questa manifestazione nazionale nei titoli del Tg1 delle 13.30 di Augusto Minzolini, silenzio sul grido di allarme che migliaia di lavoratori e lavoratrici, precari, pensionati, ricercatori, giovani e vecchi lanciano sfilando per le vie della Capitale. Gli organizzatori annunciano dal palco 100mila persone, la Questura 25mila. Sminuire, come ha fatto il governo con la crisi, fino ad ora. Ma questo «fiume rosso», così lo definiscono gli organizzatori, si ingrossa via via, e la piazza diventa sempre più stretta: in fondo è come il dissenso a Silvio Berlusconi, cresce e anche se non tutti lo raccontano prima o poi si imporrà. Questo non è il paese delle meraviglie: è il paese di Umberto Pugliese, per esempio, che dice, «prendiamo 1400 euro al mese, non evadiamo neanche un centesimo e siamo quelli che pagheranno ancora». Dieci passi più in là c’è una banda che suona l’Internazionale, «siamo qui per Pomigliano D’Arco, cuore del Sud che rischia di fermarsi ». Si protesta, si balla, si canta, si marcia. «Peccato che il governo non capisca che investendo sull’energia pulita si creano posti di lavoro e anche da lì può ripartire il Paese. Avrebbero potuto farlo con questa manovra e invece tagliano “linearmente”», commenta Marco, ricercatore di Pisa. A Roma sfilano quelli «che ogni giorno tirano la carretta – per dirla con e Epifani – e non sanno come arrivare alla fine del mese». «Tremonti questa volta l’hai fatta grossa», urla dal megafono un impiegato con il berretto rosso e la maglietta slogan «Tutto sulle nostre spalle ». La ministra Gelmini, invece, è stampata su quelle di studenti, ricercatori e insegnanti. C’è anche una ruota della Fortuna, con sopra i volti dei ministri e di Bonanni della Cisl, sindacato assente, come la Uil, d’altra parte. Il «fiume rosso» scorre lento e si ingrossa sempre di più, qua e là qualche bandiera di Rifondazione, dell’Idv, ma questo è il corteo della Cgil. Qui nessuno nega la necessità di una manovra, non è un popolo di ingenui, ma non è questa la manovra che chiedono. Se solo si fossero fatte prima le cose che si dovevano fare, «qui e in Europa – dice Epifani – stabilendo regole certe per la finanza internazionale», forse oggi i sacrifici sarebbero meno pesanti. Se solo pagassero tutti «sarebbe un paese più giusto».
CHI C’È E CHI NON C’È A quelli che non ci sono, Cisl e Uil, la piazza regala un fischio, Epifani si limita a un punto interrogativo: «Dov’è l’equità in questa manovra?». Quanto al Pd: «Ha la sua manifestazione. Ha detto che aderiva a questa nostra iniziativa, ma il mio problema non è chi aderisce,machi condivide il cuore dei nostri ragionamenti». Ignazio Marino è meno diplomatico: «Mi aspettavo una delegazione, come annunciato dal segretario, qui oggi non vedo neanche una bandiera del Pd. Vorrà dire che la prossima voltamela porterò da solo». I politici presenti, Cesare Damiano, Vincenzo Vita, Filippo Penati, Stefano Fassina, David Sassoli, (Pd) Gennaro Migliore e Paolo Ferrero (Sel), e l’Idv di Di Pietro, si confondono tra la folla. Ci sono delegazioni sindacali arrivate datutte le regioni: lavoro, Costituzione, diritto allo studio, alla salute, libertà d’informazione, tutto tenuto insieme nella Costituzione. Di questo senti parlare sfilando con loro. Sono quelli che alla fine si salutano cantando e ballando insieme sulle note di «Bella Ciao».

L’Unità 13.06.10