Giorno: 12 Giugno 2010

"Se i baroni difendono se stessi", di Marco Simoni

È istruttivo il dibattito scaturito dalla proposta del Pd – contenuta in un documento più articolato – di anticipare l’età del pensionamento per i professori universitari a 65 anni. Tutti gli interessati, al momento, appaiono contrari, da ultimo sull’Unità Michele Ciliberto. In fondo, perché dovremmo aspettarci qualcosa di diverso da chi porta la responsabilità collettiva della gestione dell’università italiana, scomparsa dalle graduatorie internazionali, con la più alta età media dei docenti d’Europa, un sistema che spinge migliaia (migliaia) di studiosi a cercare lavoro all’estero senza avere la capacita di attrarre praticamente nessuno studioso da altri paesi? A parte i soliti politici, utilissimi capri espiatori, sarebbe ora che anche i rappresentanti autorevoli di altre classi dirigenti italiane iniziassero a riconoscere le proprie responsabilità collettive per i destini dell’istituzione di cui fanno parte, e iniziare da esse a svolgere il proprio ragionamento. Invece, i contrari alla proposta – che non ho fatto io e quindi non sta a me difendere nella sua completezza – tipicamente non discutono nel merito, ma parlano d’altro. Ciliberto si lamenta dell’assenza di …

Aggravante di clandestinità: un'altra bocciatura per il governo

La Corte costituzionale stralcia la norma contenuta nel pacchetto sicurezza del 2008. Turco: “Sentenza scontata per una norma animata solo da furore ideologico”. L’aggravante della clandestinità è incostituzionale. Lo ha stabilito la Consulta nel pomeriggio di ieri, stroncando una vergogna che la Lega aveva introdotto nel nostro ordinamento con il pacchetto sicurezza del 2008. Il Pdl, all’epoca, aveva assecondato la volontà del Carroccio, pretendendo in cambio l’assenso al Lodo Alfano. Ironia della sorte: la scure della Corte costituzionale ha riservato lo stesso trattamento a entrambe le leggi. Come nel caso del Lodo, a sbarrare la strada all’aggravante di clandestinità è stato l’art. 3 della Costituzione, il cosiddetto principio di eguaglianza. Sulla base di questo, la norma è “irragionevole”, in quanto punisce diversamente soggetti che hanno commesso lo stesso reato. L’aumento di pena inoltre viola il principio costituzionale del “fatto materiale” quale presupposto della responsabilità penale. In parole chiare, l’aumento di pena non è collegato alla gravità o del reato o alla maggiore pericolosità dell’autore (il caso dei recidivi o dei latitanti), ma allo status di …

"La cortina fumogena del governo", di Luigi La Spina

Quando la politica parla troppo di grandi princìpi, puzza di bruciato. Perché i princìpi si cercano di osservare, se ci si riesce. Ma quando si sbandierano, con il contorno di dotte citazioni dei maestri del pensiero liberale, è bene diffidare da quel fumo di ipocrisia che copre l’arrosto: gli interessi. La vicenda della legge sulle intercettazioni è, in realtà, abbastanza chiara e l’opinione pubblica, al di là della propaganda, ne ha capito benissimo il significato e, soprattutto, gli obbiettivi. Si possono riassumere in poche parole. Nei mesi scorsi, i giornali hanno documentato, anche attraverso la pubblicazione di conversazioni telefoniche, un clima di corruzione politico-amministrativa estesa e preoccupante. Alcune volte con gravi risvolti penali, altre volte solo con caratteri di malcostume. Ci sono stati certamente episodi in cui la rivelazione di particolari ininfluenti, rispetto alle indagini, ha colpito la sfera della riservatezza delle persone. E ha infangato l’onore dovuto a chiunque sia sottoposto a un’inchiesta, per l’obbligata presunzione d’innocenza fino a giudizio definitivo. Con violazioni della legge in vigore che già proibisce questi comportamenti e che, …

"Disobbedire, per la democrazia", di Nadia Urbinati

Questa legge va fermata «nell´interesse della democrazia, che deve garantireil controllo di legalità, e che deve assicurare trasparenza di informazione. Non c´è compromesso possibile su questioni di principio, che riguardano i diritti dei cittadini, i doveri dello Stato». Le parole di Ezio Mauro su Repubblica ripropongono il tema della disobbedienza civile, ovvero il limite oltre il quale obbedire può contribuire a riconoscere una legge ingiusta. E lo ripropongono in un momento nel quale la democrazia costituzionale è a rischio poiché chi ha ottenuto la maggioranza per governare sta accampando pretesti per cambiare le regole: per governare secondo le proprie regole, per i propri desideri e interessi. L´Italia si trova di fronte a un bivio e la proposta di legge bavaglio è una tappa decisiva verso una pericolosissima fase anticostituzionale. Che cosa fare per impedire una nuova stagione liberticida? E prima ancora, come comportarsi di fronte a questa legge, se venisse approvata dal Parlamento? Se questa legge passasse, molti cittadini si troverebbero fatalmente a dover decidere se rispettare la legge o rispettare la verità, se obbedire …