Ora cala il sipario. Il nostro lavoro si farà più incerto e faticoso e gli
avvocati diventeranno compagni di banco di direttori e editori. Nonostante
dibattiti, correzioni e appelli di ogni tipo, la legge che detta nuove regole
per le intercettazioni e l’informazione viaggia spedita verso i suoi obiettivi.
Abbiamo più volte scritto e riconosciuto che in Italia ci sono stati problemi
di rispetto delle vite private di persone coinvolte in indagini, ma ciò non può
cambiare il giudizio totalmente negativo che abbiamo della nuova legge.
Il dovere di informare i lettori e il mestiere di giornalisti saranno resi più
difficili perché le possibilità di raccontare le inchieste si ridurranno
notevolmente, potremo darvi resoconti minimi e parziali, dovremo destreggiarci
a fare brevi riassunti e mai citare dettagli o particolari determinanti. Tutto
in una grande incertezza, che spingerà gli editori a sollecitare continui
pareri legali per evitare le maximulte.
E’ forte l’amarezza per un gesto che non ha nulla a che fare con la privacy e
la civiltà giuridica, ma ci parla solo della volontà urgente della politica di
calare il sipario sulle inchieste e di mettersi al riparo dagli scandali, per
garantirsi un tranquillo futuro di impunità e mani libere.