"Tagli e bavagli", di Federico Orlando
I tagli alla cultura e i bavagli all’informazione sono ganasce di una tenaglia nella quale resteranno schiacciati la crescita intellettuale e il risanamento economico. Non si creano situazioni materiali nuove se le condizioni spirituali sono morte. Chi ha visto o studiato la ricostruzione dell’Italia dopo la guerra, lo sa. Il lavoro materiale, che dopo industrie, case, ponti, strade, ferrovie, avviò le prime rivoluzioni di una vita immobile da secoli, ci diede la velocità, che da cinque portò a sei i sensi degli uomini, la libertà di leggere, scrivere, imparare, realizzare e vedere nuovi film, nuove opere a teatro, conoscere il mare e i primi paesi oltre le Alpi, la nuova musica e i nuovi balli, la nuova letteratura e quelle prima interdette, ci diede la scuola pubblica ben oltre la quinta elementare. Era la cultura che sostituiva il sacro e secolarizzava la società, come ha scritto ieri Europa. La crescita si poté misurare dieci anni dopo la guerra, quando l’Arno tornò a distruggere Firenze, e gli italiani corsero a salvarne le cose e i loro …