Giorno: 8 Giugno 2010

"Tagli e bavagli", di Federico Orlando

I tagli alla cultura e i bavagli all’informazione sono ganasce di una tenaglia nella quale resteranno schiacciati la crescita intellettuale e il risanamento economico. Non si creano situazioni materiali nuove se le condizioni spirituali sono morte. Chi ha visto o studiato la ricostruzione dell’Italia dopo la guerra, lo sa. Il lavoro materiale, che dopo industrie, case, ponti, strade, ferrovie, avviò le prime rivoluzioni di una vita immobile da secoli, ci diede la velocità, che da cinque portò a sei i sensi degli uomini, la libertà di leggere, scrivere, imparare, realizzare e vedere nuovi film, nuove opere a teatro, conoscere il mare e i primi paesi oltre le Alpi, la nuova musica e i nuovi balli, la nuova letteratura e quelle prima interdette, ci diede la scuola pubblica ben oltre la quinta elementare. Era la cultura che sostituiva il sacro e secolarizzava la società, come ha scritto ieri Europa. La crescita si poté misurare dieci anni dopo la guerra, quando l’Arno tornò a distruggere Firenze, e gli italiani corsero a salvarne le cose e i loro …

"Il merito pagherà i debiti dello stato", di Alessandra Ricciardi

I soldi del merito andranno a pagare i debiti che lo stato ha cumulato in questi anni con le scuole. La quota parte delle minori spese frutto dei tagli agli organici (il 30%, prevedeva il decreto legge 112/2008, la prima manvora del govnero Berlusconi IV), per un importo complessivo, su base triennale, di circa un miliardo di euro, è stata infatti dirottata su un capitolo ad hoc e finalizzata a rifondere alle scuole quanto queste hanno anticipato negli anni, a fronte di mancati trasferimenti da parte dello stato: secondo stime ufficiose, oltre 900 milioni. La sorpresa della fine dei fondi per la valorizzazione professionale è tutta nella relazione tecnica al comma 14, articolo 8 del decreto legge finanziario, arrivata nei giorni scorsi al senato (si veda Italia Oggi di sabato scorso). Le risorse per il merito -che il ministro dell’istruzione, Mariastella Gelmini, aveva promesso sarebbero andate a rimpinguare le buste paga dei docenti più bravi, già da quest’anno- saranno destinate, recita la manovra, «al ripianamento dei debiti pregressi delle istituzioni scolastiche» ma anche «al finanziamento …

"La previdenza flessibile", di Tito Boeri

La nostra infrazione è figlia di un´entrata in vigore troppo lenta della riforma che ha introdotto il sistema contributivo. La Svezia invece ha previsto una transizione molto più rapida. È passata una sola settimana e il governo deve tornare a mettere mano al capitolo pensioni. Anche questa volta colpendo soprattutto le donne. Vediamo perché, come si è arrivati a questa situazione, quali risparmi siano conseguibili con le misure che il governo si appresta a varare e come cercare di ridurre le iniquità di questi interventi. La Commissione Europea non interviene sui regimi previdenziali degli stati membri, non ne ha la facoltà. Deve però garantire, come guardiana del Trattato istitutivo della Comunità Europea, una parità di trattamento tra uomini e donne da parte dei loro datori di lavoro. Lo Stato è il datore di lavoro dei pubblici dipendenti. Come tale, secondo la Corte di giustizia europea, non può trattare diversamente uomini e donne, offrendo a queste ultime la possibilità di andare in pensione a 60 anziché a 65 anni. Se lo Stato non è datore di …

"L'impresa e l'alibi dell'articolo 41", di Michele Ainis

La Carta costituzionale è al contempo la carta d’identità di un popolo. Ne elenca i tratti culturali, anziché quelli somatici. Poiché in Italia nessuno la conosce, significa che non abbiamo idea di cosa siamo. Peggio: significa che ci sentiamo liberi di plasmare ogni mattina i nostri connotati, senza preoccuparci della fotografia scattata dai Costituenti. Ma c’è un’insidia più grave dell’oblio: il falso ricordo, tanto più se procurato con l’inganno. Un esempio potrà forse aiutarci a risvegliare la memoria. Quale? L’art. 41 della Costituzione. Urge cambiarlo, ha detto nei giorni scorsi il ministro dell’Economia. Altrimenti la libertà d’impresa rimarrà per sempre una chimera, ostaggio d’uno Stato ficcanaso. Applausi bipartisan, con l’opposizione – da Morando a Violante – pronta a concorrere a questa rivoluzione liberale. E i cittadini? Avranno pensato che quella norma l’aveva vergata di suo pugno Stalin, che la Costituzione italiana del 1947 sia una ristampa anastatica della Costituzione sovietica del 1936. Poiché il professor Tremonti è persona colta, lui certamente sa cosa c’è scritto nei tre commi dell’art. 41. Noi invece dei nostri studi …