"Un giorno di ordinaria eversione", di Massimo Giannini
È il colpo di coda del Caimano. In una mattinata di “ordinaria eversione”, Silvio Berlusconi è tornato in guerra con il mondo. Nell’ufficio di presidenza del Pdl, trasformato per l’occorrenza nella “quarta camera parlamentare” (la terza essendo com’è noto il salotto televisivo di Bruno Vespa) il presidente del Consiglio ha dato fondo al suo peggior repertorio, sparando ad alzo zero contro tutto e contro tutti: istituzioni e mass-media, avversari dell’opposizione e alleati della maggioranza. Sulla legge-bavaglio per le intercettazioni ha lanciato il suo anatema: il testo che va all’esame del Senato, “ostacolato da toghe e giornalisti”, è il punto di caduta finale per il centrodestra. Le modifiche apportate sono “definitive” (oltre che ancora una volta peggiorative), e alla Camera non saranno tollerati dissensi: dovrà approvarle così come sono. Strana visione non solo dei rapporti interni al suo partito (dove Fini pretende pari dignità e rispetto) ma anche del funzionamento del bicameralismo (dove il governo non può ipotecare ciò che farà ciascuno dei due rami del Parlamento sovrano). Sul servizio pubblico radiotelevisivo ha lanciato la sua …