Io e alcuni colleghi eravamo pronti a rinunciare allo stipendio: il risparmio sarebbe stato lo stesso.
«Almeno una telefonata..». Non nasconde l´amarezza, Alberto Majocchi, presidente dell´Isae, l´Istituto di analisi economiche abolito con un tratto di penna dalla Finanziaria e posto sotto la giurisdizione del ministero dell´Economia. Professore all´Università di Pavia, collega di Tremonti («ci conosciamo da una vita») quella telefonata se l´aspettava da Giulio. Qui a Trento in occasione del Festival dell´Economia ricostruiamo con Majocchi quanto è accaduto.
Il ministro voleva risparmiare, o no?
«Macchè, il risparmio è solo di 135 mila euro! Avevo subito dato la disponibilità a rinunciare al mio emolumento; lo stesso avevano fatto alcuni colleghi del comitato amministrativo. In questo modo avremmo raggiunto lo stesso risultato: 135 mila euro di risparmi».
Lo ammetta: vi vogliono chiudere perché le vostre analisi economiche infastidiscono il governo?
«Non è possibile. Sono stato nominato dal precedente governo Berlusconi. E successivamente confermato durante il governo Prodi con voto bipartisan».
Però voi fate dei sondaggi economici. Abbiamo saputo che uno dei vostri sondaggi avrebbe indispettito il ministro.
«Noi non facciamo ideologia, riportiamo i dati e li interpretiamo. Siamo un´istituzione scientifica».
Appunto: eravate un´istituzione scientifica libera. E questo forse dava fastidio.
«Guardi, ho accettato di diventare presidente dell´Isae perché si tratta di un Istituto scientifico libero. Altrimenti avrei detto di no. Nessuno mi ha fatto pressioni, nessuno mi ha detto cosa avrei dovuto fare. La libertà della ricerca dove la mettiamo, possibile che in questo Paese le cose funzionino in questo modo»?
Professore, che fine farà l´Isae?
«Ad amareggirami è il destino dei ricercatori: un team validissimo. Proprio mentre il governo inglese, seguendo le indicazioni di Bruxelles decide di creare un´agenzia pubblica indipendente di analisi economiche, noi smantelliamo tutto? Se in Grecia ci fosse stata l´Isae sarebbe risuonato un campanello di allarme. Ecco perché spero che il ministero non assorba l´Istituto ma che venga accorpato ad un´altra organizzazione autonoma come l´Istat. L´indipendenza dalla politica è un valore per il Paese».
La Repubblica 05.06.10