Il leader PD ospite di Annozero attacca Tremonti: “Ammetta i propri errori in economia. Il governo deve mettere al primo punto i temi dello sviluppo e del lavoro. In caso contrario il Pd non si mette nemmeno a discutere”. E lancia l’allarme condono. Puntata che inizia all’insegna del deja vu quella di Annozero che ha ospitato il segretario del PD, Pier Luigi Bersani, ed il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti.
Santoro infatti ha mandato in onda un video tratto da una puntata precedente in cui Tremonti, non più di due mesi fa, dichiarava a Santoro: “Mi dispiace deluderla ma a giugno non ci sarà una manovra aggiuntiva”.
Tremonti si giustifica, “quella frase venne detta prima dell’esplodere della crisi in Grecia, ma l’Italia ha comunque i conti in regola”. Bersani non ci sta, “sappiamo leggere i conti, ministro”. Il segretario del PD insiste sull’evasione fiscale che non viene combattuta in modo adeguato e su una manovra economica che è piena di difetti “Questa manovra dove ci becca da’ mazzate terribili, e dove non ci becca, per la maggior parte, farà sì che tra qualche mese siamo da capo. I tagli lineari fatti così, con un ‘zacchete’ del 10% ovunque, non hanno mai funzionato… Non vorrei che alla fine spuntasse un bel condono”.
E smonta il mantra dell’Europa che ci chiede questa manovra: “Sicuramente dall’Europa ci dicono ‘fate subito quel che bisogna fare’, e va bene. Ma i 25 miliardi che ci discostano dal 2,7% di deficit del 2012 hanno a che fare non con la Grecia ma con la politica economica di questo governo. Se ragioniamo con parole di verità, siamo tutti pronti a dare una mano perché siamo preoccupati anche noi. Se ci dite che tutto va bene, non ci stiamo”.
Continua il segretario del PD spiegando che “In Europa fanno le manovre perché si è sballato, coscientemente, sul deficit per dare impulso all’economia, hanno speso soldi per le banche. Noi non dovevamo salvare le banche, non abbiamo speso un euro per dar stimolo all’economia, abbiamo fatto uno 0,5%. Perché dobbiamo fare una manovra da 24 miliardi?”. Quindi chiede che il ministro in parlamento“spieghi come mai si sono ridotte le entrate ordinarie, al di là di quello che deriva dalla crisi, come mai abbiamo sballato la spesa corrente nonostante tagli micidiali, tipo la scuola, come mai siamo così bassi con la crescita?”
Bersani espone la linea del PD: Tremonti ammetta i propri errori nelle politiche economiche e di finanza pubblica, faccia “un’operazione di verità”, si decida di mettere al primo punto i temi dello sviluppo e del lavoro. O in caso contrario ”il Pd non si mette nemmeno a discutere”.
Sull’aumento della percentuale d’invalidità utile ai fini della richiesta della pensione, tema su cui Santoro ha aperto la puntata con la lettera di un disabile che non risucirà più a prendere una pensione di 250 euro al mese (!!) Bersani chiede conto della demagogia del ministro che ripeteva che se le pensioni son così basse è colpa dei falsi invalidi: “Ci si dice che ci sono i falsi invalidi, che c’è lassismo. Ma cosa c’entra con l’aumento dal 74% all’85% d’invalidità?”. Ecco smontato l’artificio retorico, che fa pagare ai più deboli le furberie e i mancati controlli.
La difesa di Tremonti prevede di non parlare mai di errori e di rivendicare i tagli a consulenze, prebende e missioni. Ma parlando di tagli non si può non parlare degli enti soppressi. Il ministro riduce il taglio degli enti, che per lui sono solo “Enti inutili e costosi”, ad un mero taglio di “poltrone, macchine e telefonini”. Fingendo di non sentire le voci dei ricercatori, che nei servizi mandati in onda rivendicano il loro non volere dover partire per andare all’estero, come accadrà per tutti i ricercatori precari, che con la soppressione resteranno disoccupati, chi rivendica la propria professionalità: “Andremo a fare gli amministrativi all’Inail, faremo le assicurazioni. Non si può costringere un ricercatore a fare un altro lavoro. Io ho 50 anni, faccio questo lavoro da quando ne ho 20. Voglio morire ricercatore!”. Dalla sede dell’Insean i ricercatori spiegano che l’essere introdotti nel ministero delle infrastrutture o nell’Inail, o in altri enti, non significherà continuare a lavorare, ma continuare a prendere uno stipendio. Perché la finanziaria prevede lo smembramento del loro istituto. La parte tecnica e amministrativa verrà mandata a lavorare all’interno del ministero delle infrastrutture e dei trasporti. I ricercatori restanti, quelli che non avevano un contratto precario, vengono distaccati in altri istituti di ricerca. Perdendo la possibilità di lavorare nei loro bacini, dal valore di 200 milioni di euro, e non potranno fare la loro ricerca fatta in sinergia con gli altri reparti dell’ente.
In un solo colpo si aumenta la disoccupazione, si perde un valore inestimabile in ricerca e si perde la possibilità, che questi enti si sono guadagnati con il loro lavoro, dei finanziamenti europei.
I ricercatori avanzano anche le loro proposte: “Visto che il costo che viene tagliato, di 127.000 euro, viene dalla soppressione della carica di presidente e degli organi direttivi dell’istituto , lo stesso risparmio si ottiene facendoci confluire nel CNR. Permettendoci di continuare la nostra ricerca, nelle nostre strutture”. Ma il Ministro preferisce andare avanti con la filastrocca del taglio di “poltrone, macchine e telefonini” e del “voi siete enti inutili, vi tagliamo così diamo i soldi alla povera gente”.
Pier Luigi Bersani risponde: “Risparmiamo pure in qualche macchina blu, ma poi cancellate formazione, servizi sociali, trasporto pubblico locale. Non si può mascherare con queste cose la distruzione della scuola italiana! Mi preoccupano i giovani, il pubblico impiego, facciamo qualcosa, tassiamo la finanza, discutiamo seriamente!».
Il taglio degli enti che fanno ricerca in un paese che pretende di essere anche industrializzato, denota la politica di un governo che non ha un vero piano per uscire dalla crisi.
Dalla trasmissione esce la figura di un ministro che, nel momento in cui si chiede un sacrificio agli italiani, specialmente ai più deboli, si presenta inutilmente arrogante e reticente. Un ministro che sottovaluta gli allarmi della Banca di Italia sull’evasione, che parla di “macelleria sociale”.
In chiusura di trasmissione Bersani si chiede: “Non vorrei che si chiudesse tutto con un bel condono”. Tremonti replica: “Ci vediamo qua dopo che sarà approvata la manovra ma non ci saranno condoni”. Dopo quanto detto sulla manovra e sulla tracciabilità è legittimo attendersi un nuovo condono?
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