Che i tagli alla scuola dei ministro Gelmini fossero consistenti si sapeva ormai in modo inequivocabile, ma forse non tutti sanno che, per minimizzare i costi dell’istruzione, si stanno iniziando a dimezzare gli insegnanti dei Ctp, cioè i centri territoriali permanenti per la formazione degli adulti, dove gli stranieri imparano l’italiano. Si sta cioè riducendo all’osso uno strumento statale di integrazione fondamentale, attraverso il quale tanti ragazzi stranieri prendono la licenza media e superiore e tanti adulti apprendono la lingua del Paese dove emigrano, primo gradino per diventare parte della nostra società. Il caso più eclatante, che ha accesso i riflettori su questi provvedimenti, arriva da Modena e lo denuncia il Comitato degli stranieri «Primo Marzo», insieme ai docenti dei Ctp. L’Ufficio Scolastico Provinciale ha deciso di tagliare gli insegnanti di italiano nei Ctp del modenese sacrificandone dodici: 6 su 11 solo a Modena (il 60 per cento).
In città, per l’anno accademico in corso, si sono iscritti ben 2254 studenti. I Ctp nel modenese sono 7 e ne frequentano i corsi 5.000 studenti, di 94 diverse nazionalità. «Con i tagli fatti all’organico spiega Anton Lesaj-Lesi del Comitato “Primo Marzo” di Modena i Ctp non potranno garantire il servizio finora prestato e questo fatto è davvero grave, soprattutto perché la concessione del permesso di soggiorno, secondo un accordo tra i ministri degli Interni e del Lavoro, Maroni e Sacconi, è condizionata anche al grado di apprendimento dell’italiano».
Come fare allora? «Rimane una sola via: quella degli studi a pagamento, un’ulteriore beffa». «I Ctp, fra l’altro, spiega Lesaj-Lesi agiscono anche come ammortizzatori sociali, prevengono e gestiscono il disagio e facilitano lo scambio tra culture».
«Con questa decisione si sfogano i docenti dei Ctp si cancella il lavoro finora svolto e si disperdono competenze costruite faticosamente in 10 anni di attività».
La storia di Modena, però, non è certo un caso isolato in Emilia Romagna e la tendenza ai tagli nei Ctp si è già fatta sentire in altre province.
Come in quelle di Ravenna e Faenza-Lugo, dove, nei centri per la formazione, sono stati dimezzati i posti di italiano (passati ora da 4 a 2) ed eliminate completamente le due classi di educazione tecnica. «Così aumenta il disagio sociale incalza la Flc-Cgil di Ravenna è necessario reagire».
Anche in provincia di Ferrara il film è lo stesso, i soldi sono pochi e l’Usp taglia posti nei Ctp di Cento, Codigoro e Portomaggiore. Lo denunciano i sindacati confederali insieme alla Snals. Non si conosce ancora l’entità dei tagli ma di sicuro «non sarà più possibile garantire lo svolgimento dei corsi volti al conseguimento dei diplomi di terza media per gli adulti». Nelle altre province, fra cui Bologna, per il momento l’Usp non ha disposto tagli. «Questo però, specifica Emiliano Porcaro che coordina la rete dei 12 Ctp bolognesi, non significa che non ce ne saranno, anzi, siamo molto preoccupati perché proprio in questi giorni l’Usp ci ha chiesto di comunicargli il numero degli studenti iscritti e temiamo ne abbia bisogno per calcolare eventuali tagli. Speriamo di no perché già facciamo i salti mortali».
In altre province, poi, sono ancora aperte le iscrizioni, perciò la comunicazione di eventuali contrazioni dell’organico potrebbe arrivare alla loro chiusura. Intanto Modena si mobilita per cercare di riavere i suoi insegnanti. Su Facebook è nato il gruppo Sos Rete Ctp Modena e la questione è arrivata sui tavoli del Consiglio Comunale e Provinciale di Modena, sollevata dal Pd. Elena Malaguti, assessore provinciale all’Istruzione, ha promesso che terrà monitorata l’assegnazione dei docenti nei Ctp anche perché ricorda «una circolare ministeriale di aprile prevedeva che le dotazioni organiche dei Cpt fossero confermate nelle attuali consistenze».
L’Unità/Bologna 03.06.10